“Walker
Evans. Argento e Carbone”
5 Ottobre 2005 - 8 Gennaio 2006
Museo di Roma Palazzo Braschi,
Piazza San Pantaleo, 10 - Roma
Una traduzione non è una traduzione.....
se non trasmette la musica della poesia
insieme alle parole - John M. Synge, 1907
Le traduzioni occupano da sempre un posto ragguardevole
nel campo della letteratura, del teatro e della musica.
Le nuove traduzioni di Omero, di Dante e di Proust sono
oggetto di lodi, di studi e di critiche. Il teatro classico
e quello Elisabettiano ci vengono riproposti in lingua
moderna con costumi attuali. La musica di Bach e di
Mozart che ascoltiamo oggi è stata spesso trascritta
e solo raramente ci è dato di ascoltarla su strumenti
d’epoca. Mentre è sempre più frequente
l’ascolto mediante registrazioni digitali.
Queste trasposizioni hanno subito delle trasformazioni
col passare del tempo e vengono accettate quasi senza
discutere.
Per loro natura, le arti visive si prestano meno a questo
tipo di rielaborazione intenzionale. Matisse ha creato
nuove opere rendendo omaggio a Ingres, ma il risultato
è solo e unicamente l’arte di Matisse.
Allo stesso modo, Picasso si è ispirato agli
stili e ai motivi della pittura vascolare greca, rimodellandoli
però alla sua maniera. In questi casi si tratta
di rielaborazioni creative, non di vere e proprie trasposizioni.
Salvo rare eccezioni, il processo fotografico rappresenta
un modello “democratico” che consente di
stampare molte copie dell’immagine originale.
Come l’incisione e l’acquaforte, le lastre
o i negativi spesso sopravvivono all’artista e
sono oggetto di ulteriori edizioni e interpretazioni.
Due famosi fotografi, Paul Strand e Ansel Adams, hanno
specificamente dato il loro assenso a far stampare le
loro immagini a titolo postumo, invitando di conseguenza
a una nuova riflessione sul loro lavoro. Al contrario,
Brett Weston ha formalmente bruciato i suoi negativi.
Il fatto di non distruggere quelle prove può
essere inteso come l’accettazione a non sottrarsi
al giudizio dei posteri.
La stampa di questi lavori di Evans pone problemi di
carattere critico. Da un lato, la tecnologia digitale
impiegata si presta a un’alterazione volontaria
lasciando spazio alla creatività, che osa sostituirsi
al processo chimico basato sull’emulsione ai sali
d’argento. Non vi è alcun dubbio che un
identico
grido d’allarme si levò quando il dagherrotipo
cominciò a subire la concorrenza del calotipo
e della stampa all’albumina.
Tutti i nuovi media influiscono sulla voce e sul timbro.
Una scala tonale più ampia e un controllo più
accurato dei valori sono i due strumenti più
significativi offerti dalla tecnologia digitale. Quei
dati, che sarebbero difficilmente conservabili all’estremità
chiara e scura di una gradazione nel caso di impiego
di emulsioni ai sali d’argento, diventano ora
accessibili. La musica non cambia ma alcune note impercettibili
ora si possono udire più distintamente.
La seconda domanda che ci si pone logicamente riguarda
la fedeltà di queste stampe fotografiche ai canoni
di Evans. Per una parte del 1935 e nel 1936 Evans lavorò
alle dipendenze del governo statunitense per conto della
Farm Security Administration, l’agenzia governativa
di sostegno ai piccoli agricoltori. Come a tutti i fotografi
dell’équipe, gli fu chiesto di realizzare
servizi fotografici a sostegno della politica di rilancio
economico promossa dal presidente Franklin D. Roosevelt.
Dare istruzioni a Evans era probabilmente irrealistico
e arduo. Tuttavia, nei diciotto mesi durante i quali
fu stipendiato dal governo, egli mise a frutto questa
opportunità e si dedicò intensamente al
lavoro. I suoi obiettivi e quelli dell’agenzia
governativa coincidevano abbastanza da garantirgli un
lavoro sicuro per un certo tempo. Fu la sua stagione
più fertile. Lavori degni di memoria sono ascrivibili
a prima e dopo quel periodo, ma la sua carriera era
oramai segnata definitivamente dallo stile e della qualità
di quelle immagini.
I continui spostamenti creavano problemi per lo sviluppo
delle pellicole e non agevolavano la qualità
della stampa. L’agenzia premeva affinché
egli inviasse rapidamente i negativi e forse anche le
copie fotografiche a Washington. Evans conservava numerose
varianti dei negativi dei soggetti fotografati, ma le
immagini di qualità migliore erano generalmente
riservate al committente. Le stampe fotografiche originali
realizzate da Evans sono un’assoluta rarità.
Dal 1936 alla fine degli anni 1980, i funzionari governativi
hanno riprodotto migliaia di copie a partire dai negativi
della Farm Security Administration. L’enorme carico
di lavoro dei laboratori fotografici incaricati dal
governo ha influito il più delle volte sulla
qualità delle immagini.
Nel 1938 il Museum of Modern Art dedicò una
mostra all’opera di Evans, la prima esposizione
fotografica personale organizzata da un museo importante.
Il catalogo, American Photographs, conteneva
87 immagini. Evans si dedicò alacremente alla
produzione e alla messa a punto delle lastre per la
stampa in autotipia. Approfittando dell’esperienza
nel campo dell’incisione, Evans apportò
dei ritocchi che andavano al di là delle possibilità
offerte dalla camera oscura.
Il catalogo testimonia della migliore tecnica rilievografica
dell’epoca.
A giudicare da questo aneddoto, dal suo desiderio di
sperimentare altri mezzi rettificativi e dalla sua conversione
alla tecnologia della Polaroid, è probabile che
Evans avrebbe adottato istintivamente la strumentazione
digitale. American Photographs come libro stampato
continua a svolgere un influsso autorevole. Le interpretazioni
che egli conferisce alle proprie immagini in quel catalogo
costituiscono il punto di riferimento più affidabile
per le elaborazioni digitali presentate in questa sede.
Qualsiasi editore o stampatore alle prese con il lavoro
di un artista dimostra una certa complicità nell’operare
una conversione. Che il traduttore o lo stampatore conferiscano
una impronta personale è cosa ovvia. La maggior
parte delle opere grafiche che ci è dato di conoscere
sono mediate dalla sensibilità e dalle capacità
tecniche di chi le stampa. La questione ruota attorno
al grado di competenza e all’impegno dello stampatore
e alla qualità del manufatto realizzato con le
apparecchiature.
Sven Martson ha lavorato nella camera oscura di Evans
sotto la sua guida.
Ha studiato molto attentamente la tecnica di Evans.
John T. Hill è stato collega di Evans all’università
di Yale e suo esecutore testamentario. Negli ultimi
tre anni hanno raccolto immagini e sperimentato materiali
e metodi di stampa connessi alle tecniche digitali.
Evans era ossessionato dalla ricerca del dettaglio visivo.
Si era equipaggiato di un apparecchio 8x10” che
gli consentiva di catturare i minimi particolari. Queste
fotografie si propongono di restituirci la visione personale
di Evans e di spiegare la grande importanza che assumevano
per lui i dettagli.
Oltre alle stampe digitali, la mostra presenta delle
foto realizzate con altri metodi di stampa, molti dei
quali sono stati sperimentati direttamente dallo stesso
Evans.Tre di questi primi lavori furono stampati in
fototipia nel poema epico di Hart Crane, The Bridge,
per le cure dell’editore Black Sun Press a Parigi,
nel 1930. È esposto anche il portfolio realizzato
dalla Eakins Press dopo la morte dell’autore comprendente
immagini in fototipia, il seguito ideale della serie
dedicata al ponte di Brooklyn.
Da autentico bibliofilo, Evans considerava il libro
il mezzo più idoneo a presentare e a guidare
la “lettura” della sua opera. Nel 1938 pubblicò
American Photographs in occasione della mostra
personale al Museum of Modern Art, un libro destinato
a fare epoca. Nel 1941 egli attinse ai lavori già
eseguiti per l’agenzia governativa e, con la collaborazione
di James Agee, realizzò Let Us Now Praise
Men, un documento di straordinaria forza poetica.
Evans curò attentamente tutti i particolari della
fase produttiva e della grafica, fino alle lastre per
la stampa rilievografica.
Evans cominciò a lavorare per la rivista Fortune
nel 1945, il che gli permise di approfondire l’esperienza
acquisita nel campo delle tecniche di stampa e di controllare
personalmente la qualità dei suoi lavori. Nei
primi anni, la rivista impiegava ricercati processi
di stampa, tre in particolare, la rilievografia, la
stampa litografica e il rotocalco. Con il sostegno di
Leslie Katz e della Eakins Press Foundation da lui diretta,
nel 1964 realizzò Message from the Interior.
Tutte le opere presentate in questo catalogo documentano
i suoi viaggi attraverso l’America a partire da
giugno 1935 fino ad agosto 1936. Evans cominciò
la sua esplorazione in West Virginia, spostandosi successivamente
in Pennsylvania, Louisiana,Mississippi, Georgia,Carolina
del Sud ed infine in Alabama.
In questo breve arco di tempo, Evans ha fornito una
visione molto personale e assai obiettiva di un'America
depressa colpita dalla crisi economica.
Da questa fase di ricerca è scaturito uno stile
documentario caratterizzato dalla “poetizzazione”
che continua a riecheggiare anche al di fuori del mondo
della fotografia. L'intensità della sua opera
va ricercata nella chiarezza dell'espressione e nell'osservazione
spassionatamente realistica e analitica.
È un invito esplicito a una lettura in chiave
universale, trascendendo i luoghi fotografati e le finalità
della missione.
Walker Evans. Argento e Carbone
5 Ottobre 2005 - 8 Gennaio 2006
Museo di Roma Palazzo Braschi,
Piazza San Pantaleo, 10 – Roma
Promossa dall’Assessorato alle Politiche Culturali
del Comune di Roma
Sovraintendenza ai Beni Culturali e dalla Fratelli Alinari
Curata da John T. Hill
Prodotta dalla Martson Hill Edition
Ingresso museo: intero € 6,20, ridotto €3,10,
gratuito per i cittadini UE minori
di 18 o maggiori di 65 anni e per i cittadini stranieri
in condizioni di
reciprocità. La biglietteria chiude un'ora prima.
Info: 06/67108346 dal martedì alla domenica
9.00-18.00
06/82077304 dal lunedì al giovedì 9.00-16.00;
venerdì 9.00 – 13.00
e-mail: museodiroma@comune.roma.it
web: http://www.museodiroma.comune.roma.it
Catalogo: Edizione Alinari a cura di J. T. Hill - Testi
in italiano e inglese
Formato cm 25x25, 64 pagine, 70 fotografie in bianco
e nero.
Rilegato in brossura. Prezzo di copertina € 20.00
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