Molti,
invece di chiedersi chi era Andrea Pazienza, si chiedono
che cos'era: cioè, che cosa ha rappresentato,
in termini di cultura popolare, di arte figurativa,
di simbologia politica. Sono tutte domande legittime,
perché effettivamente il "fumettista"
Pazienza ha rappresentato un tempo (la fine anni '70
e la prima metà degli '80), un momento politico
(il '77), un'espressione artistica sempre in bilico
fra divulgazione e sperimentazione creativa. Ma c'è
anche un altro Paz da ricordare, ed è il figlio,
l'amico, il fratello, il fidanzato, l'eterno ragazzo
vulcanico e fragile morto per overdose a 32 anni, quando
ormai quella della droga "ricreativa" sembrava
già una fase superata, individualmente e collettivamente.
La
mostra Andrea Pazienza 1956-1988 , al Complesso
del Vittoriano di Roma fino al 9 ottobre, racconta entrambi,
attraverso decine di tavole a fumetti, di poster e copertine
di dischi, di quadri grandi e piccoli che raccontano
l'evoluzione della traboccante abilità espressiva
di Pazienza, ma anche attraverso i suoi disegni di bambino,
i giornalini del liceo, gli autoritratti come figlio
dei fiori o come cavaliere errante, e due video interviste
in cui Andrea appare nella sua dimensione umana: Andrea
che guarda in camera malinconico come un Tenco prima
maniera, Andrea che si commuove mentre canta Albachiara,
Andrea che quando disegna racconta aneddoti della sua
vita quotidiana.
Pazienza era nato a San Benedetto del Tronto nel '56.
A due anni faceva già caricature, alle elementari
inventava interi giornalini a fumetti, che poi metteva
in vendita per tirar su qualche soldo (ed entrambi sono
ben rappresentati alla mostra del Vittoriano). Oggi
la sorella Mariella, che il giorno dell'inaugurazione
ha accompagnato il gruppetto di giornalisti e aficionados
in una commovente visita guidata, lo racconta così:
"A 13 anni ha lasciato casa per andare a seguire
il liceo artistico a Pescara. Soffriva di solitudine,
ma questo non gli impedì di esprimere la sua
voglia di comunicare. Durante gli anni pescaresi fu
fra i soci fondatori della galleria d'arte Convergenze,
creò decine di storie a fumetti di cui erano
protagonisti i professori, inventò con un amico
una finta rivista venatoria dal titolo Caccia e
Fresca che faceva recapitare ogni giorno a un ignaro
cacciatore locale, che per anni si chiese da chi gli
arrivassero quelle spedizioni quotidiane, ma che per
fortuna le conservò tutte, così che oggi
ne esiste ancora la raccolta completa".
A 21 anni Pazienza era già considerato un punto
di riferimento per la sua generazione. "Andrea
si è raccontato… passando dal narcisismo
alla spietatezza, dalla malinconia all'ironia, dalla
poesia alla tenerezza", scrive nel bel catalogo
della mostra (edito, significativamente, non da una
classica casa editrice di tomi d'arte, ma dalla Fandango
Libri) Vincenzo Mollica, il curatore dell'antologia
del Vittoriano, che di Pazienza è stato amico
intimo, e che mantiene tuttora rapporti molto stretti
con la famiglia dell'artista.
La retrospettiva si articola in nove sezioni: Inediti
pescaresi, Quadri anni Settanta, Storie (autobiografiche
e non), Zanardi, Illustrazioni, Pertini, Animali ed
Ecologia, Enrico Pazienza (il padre di Andrea, definito
dal figlio "il più notevole acquerellista
ch'io conosca", ndr) e Quadri anni Ottanta. "Abbiamo
cercato di evocare Andrea", ha detto Mollica
durante l'inaugurazione, usando un termine terribilmente
appropriato, perché su questo collage di opere
e testimonianze aleggia lo sforzo collettivo, quasi
medianico di richiamare al mondo dei vivi una persona
cara passata dall'altra parte troppo presto, e troppo
in contrasto con la vitalità che, oltre a caratterizzare
tutto il suo lavoro, caratterizzava l'uomo, il ragazzo,
il bambino Andrea.
"Questa mostra è, per usare il titolo di
una delle canzoni preferite di Andrea, la costruzione
di un amore", ha detto Mollica. "Non è
la prima che gli è stata dedicata, ma è
la più ampia e la più compatta, con un
30% di materiale assolutamente inedito, recuperato in
tante case e tante città diverse. E' la prima
antologica a mostrare tutte le diramazioni della sua
arte , il tentativo di raccontare quello che Stefano
Benni ha definito non un disegnatore di fumetti ma uno
scrittore, un pittore, un poeta". E se avessimo
dubbi sul fatto che Pazienza fosse anche poeta, possiamo
rileggerci una delle sue citazioni stampate sui muri
delle sale del Vittoriano: "Di me amate il riflesso,
quella memoria che sale dalle cose che tocco".
La scelta del fumetto come principale forma espressiva,
spiega la sorella Mariella, è dovuta alla sua
fortissima esigenza di comunicazione al più ampio
pubblico possibile. Quanto all'impegno politico, continua
Mariella, "Le straordinarie avventure di Pentothal
raccontano meglio di qualsiasi discorso retorico quello
che succedeva a Bologna in quegli anni. Andrea preferiva
raccontare che partecipare direttamente, credeva fosse
quello il modo più efficace per condividere le
sue convinzioni". Ma nel contesto dell'antologica
ci sono anche i grandi quadri di denuncia e gli enormi
pannelli per le manifestazioni di piazza, le illustrazioni
per il Caro Diario dell'associazione Tenco
e quelle per La città delle donne di
Fellini o per illustrare la poesia La livella
di Totò. "Sotto il profilo culturale, questa
è la mostra che ha reso ad Andrea più
giustizia", ha detto Mollica. "Paz entra nel
Vittoriano, che gli dedica le sue sale più importanti,
dalla porta principale".
Andrea Pazienza
Roma - Complesso del Vittoriano
Via San Pietro in Carcere (Fori Imperiali)
sabato 17 settembre - domenica 9 ottobre 2005
INGRESSO LIBERO
Orario: tutti i giorni ore 10.00 - 19.00
Per informazioni: tel. 06/6780664
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