Da qualche
giorno circola, nelle stazioni della metro di Parigi,
una pubblicità singolare o meglio sensazionale,
che annuncia l’imminente apertura di un cantiere,
quello della linea ferroviaria Parigi-New York. Niente
di nuovo: da anni i treni passano sotto la Manica e
collegano Parigi a Londra in poco più di due
ore. Tuttavia questa nuova impresa è di altro
tenore, visto che a dividere le due città è
l’oceano Atlantico: se il tratto della Manica
si attraversa in soli venti minuti, ora è in
gioco un viaggio abissale di ben otto ore. L’affiche
ritrae un passeggero che, dal treno, scruta l’oceano
grazie alla galleria trasparente: un’immagine
poco veritiera, perché a quelle profondità
l’oscurità inghiotte ogni cosa e la pressione
richiede altro materiale che il vetro; del resto il
tunnel della Manica è stretto e buio. Ma si tratta
pur sempre di una pubblicità, che preferisce
evocare più una visita all’Aquario di Genova
che l’interno di un sommergibile. Il lancio pubblicitario
ha del resto raccolto consensi: molti, aspettando la
metro, si trascrivono l’indirizzo del sito, e
non si tratta solo dei nevrotici che nutrono poca simpatia
per l’aereo. Difficile non immaginare, ad esempio,
come sarebbe stato Eyes Wides Shut se a Kubrick
– che oltre a non salire sull’aereo utilizzava
raramente anche la macchina, soprattutto senza casco
in testa – fosse stata offerta questa possibilità
futuristica.
Per saperne di più, non resta che rimettersi
al sito – graficamente impeccabile – con
tanto di logo e slogan della società: www.transatlantys.com.
Qualche cifra, per cominciare: 5800 km di tunnel, costruiti
con 54.000 lastre da 110 m ciascuna, binari in titano;
11 anni di lavoro per portare a termine l’impresa
(dunque bisognerà attendere fino al 2016). Il
treno Océano avrà una capienza di 1500
posti, la velocità di ‘crociera’
sarà di 600 km/h, grazie ad un propulsore di
8700 cavalli. Qualche intervista, per continuare, accompagnate
dalle rispettive foto, come quella al presidente Jean-Luc
Stefenson, un distinto signore di 61 anni che ha lavorato
al progetto della sua vita per otto lunghi anni. Vincitore
del concorso Lépine per aver brevettato una caffettiera
elettrica, confessa di essere stato attratto sin da
piccolo dai racconti sulle esplorazioni e, non poteva
mancare, dalle mirabolanti invenzioni di Leonardo.
Altra intervista a Jason Meunier, pilota selezionato
tra 1200 candidati, che ricorda come la formazione per
manovrare il primo treno transatlantico sia più
simile a quella di un astronauta – parte dell’apparato
tecnologico è stato del resto offerto dalla NASA
– e richiede otto anni di studio. Senza dimenticare
la breve testimonianza della hostess, spigliata e bilingue,
e di un ambizioso ristoratore. Qualche curiosità,
per distrarsi: un ingegnere biologico ha rilevato la
pericolosità dell’Anteanelo, un animale
marino della famiglia dei Gasteropodi che secreta una
sostanza viscosa e acida che danneggerebbe il cemento
della galleria. Due brevi flash biografici sono poi
dedicati a Cristoforo Colombo e a Jules Verne, padri
putativi dell’impresa, nel campo della realtà
e in quello della fantasia.
A questa presentazione che elude tuttavia gli aspetti
tecnici dell’impresa segue, per finire, una sorpresa:
un concorso per vincere cinque biglietti A/R, Parigi-New
York, per due persone; i nomi dei vincitori saranno
pubblicati sul sito. Peccato che non siano validi, come
l’internauta è portato a credere, per il
treno, ma per l’aereo. Già, che strano,
tutti questi sforzi e poi…Ebbene sì, neanche
una parola di quanto racconta il sito è vera,
come voci sempre più insistenti su internet e
persino alla radio hanno cominciato a segnalare. In
realtà si tratta di una trappola pubblicitaria,
orchestrata occultamente dalla SNCF – la società
ferroviaria francese – sul cui portale si trovano
effettivamente anche offerte per viaggi in aereo. Visto
che pochi sono a conoscenza di quest’ultimo servizio,
si trattava di legare nel modo più efficace possibile
la figura dell’aereo a quella del treno.
Eppure non era difficile fiutare l’imbroglio,
per quanto ben congegnato: ad esempio, non è
mai esistito in Francia il porto di Trebistel, da cui
il treno sarebbe dovuto partire, così come il
nome del presidente Stefenson è ricalcato su
George Stephenson, creatore del primo treno nel 1827.
Su internet è cominciata così la ricerca
sull’origine degli altri nomi criptati, neanche
si trattasse di personaggi di Star Wars. Da
qualche giorno, per rendere meno ingannevole l’operazione,
durante il loading dell’home page, compare
una finestra della SNCF con il seguente messaggio: “visto
che in treno non si può andare dappertutto, voyages-sncf
vi propone anche l’aereo, e il soggiorno...”.
Cliccando inoltre nei credits ci accorgiamo
che il dominio è stato depositato proprio dalla
SNCF e che il sito appartiene alla DDB Digital, agenzia
leader nel marketing su internet.
Si tratta, in altri termini, di un modello di disinformazione
o meglio di quello che viene generalmente chiamato marketing
virale (si veda il sito www.hoaxbuster.com)
e che, nato ai margini dei circuiti commerciali, viene
sempre più utilizzato dalle grandi marche per
lanciare i loro prodotti, accanto alla campagna pubblicitaria
ufficiale. Il principio è semplice: sfruttare
il rumore che nessun mezzo produce e propaga più
di internet, pilotarlo in modo abile e anonimo, e lasciare
che siano i consumatori ad attivare e ispessire la circolazione.
Del resto se al lancio del Parigi-NewYork, il motore
di ricerca Google registrava solo quattro ingressi per
transatlantys, in pochi giorni sono diventati quasi
duemila. Il tam tam tra gli utenti di internet fa montare
il caso, l’interesse cresce finché si autoproduce
l’evento.
Alla società che ha lanciato il sasso non resta
dunque che nascondere la mano e assistere divertita
alle reazioni a catena, fino al contraccolpo paradossale
in cui i suoi portavoce negano pubblicamente di aver
innescato e ordito il complotto promozionale. Nei casi
più estremi – come quello recente di alcune
foto che ritraevano persone in posizioni equivoche e
che indossavano scarpe della Puma – le società
dichiarano ufficialmente che la diffusione di queste
immagini è vietata e illegale, lasciando aperta
la questione sui veri mandanti della pubblicità
occulta. Questo doppio gioco rende spaesato il consumatore
che, sottratto alla sua passività, è costretto
a gestire una libertà di azione limitata, visto
che ogni sua presa di posizione – cui questo articolo
è solo l’ennesimo esempio – servirà
la causa pubblicitaria.
La critica è stata già prevista e digerita
dal sistema che si vorrebbe combattere: sono le grandi
aziende, del resto, a presentarsi come le prime vittime
di un congegno da loro stessi innescato. Il marketing
virale è insomma una sorta di paradigma autoimmunitario,
o meglio una sua simulazione, visto che da ogni reazione
contraria non può che trarre vantaggi economici.
Nel caso dell’abile operazione del primo transatlantico
sulle rotaie è bastato veramente poco: utilizzare
come specchio per le allodole una storia alla Jules
Verne di Ventimila leghe sotto il mare per
vendere qualcosa che si avvicina più a Cristoforo
Colombo, che oggi vola su un aereo a tariffa ridotta.
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