Padre italo-svizzero, madre italiana con sangue brasiliano,
greco ed egiziano. Marco Müller, direttore della
62esima Mostra del Cinema di Venezia, (31 agosto -
10 settembre 2005), parla fluentemente cinese e mandarino,
oltre che inglese e ovviamente italiano. Nato a Roma
nel 1953, produttore e organizzatore di importanti
manifestazioni ( quali il Festival Internazionale
di Locarno che ha diretto dal 1991 al 2002) Müller
ha vissuto e studiato per lunghi periodi in Europa,
e in Asia e l’edizione 2005 della Mostra del
Cinema di Venezia, anche in questo porta la sua impronta,
in un programma che si proietta verso il Vecchio Continente
e oltre, puntando sul talento multiculturale di registi
stranieri, molti dei quali poco conosciuti al grande
pubblico, asiatici in particolare, con un’attenzione
speciale alla pop-art, testimoniata non solo dall’originale
sigla d’apertura realizzata da Francesca Ghermanti,
ma anche dal premio alla carriere per Hayao Miyazaky,
primo regista di animazione a ricevere a Lido questo
prezioso riconoscimento. Insomma incuriosisce molto
la nuova edizione edizione della Mostra del Cinema
che sembra votata all’originalità, tanto
da aprirsi con un film che, con le parole dello stesso
Müller, “offrirà lo spettacolo di
fuochi d’artificio e draghi volanti”.
Federico Fellini amava ricordare che: “per
un regista entrare nel Palazzo del Cinema è
come superare un esame”. Anche lei si è
sentito sotto esame, nel ruolo di neo direttore della
precedente edizione della Mostra?
Ci si sente sempre un po’ sotto esame in situazioni
come queste, anche se non trovo giusto che si giudichi
con troppa leggerezza la direzione di un evento come
la Mostra del Cinema di Venezia. Sono talmente tanti
i fattori che intercorrono, tante le cause che si
intersecano e che determinano l’andamento di
una rassegna cinematografica di tale portata…
Per quanto riguarda la mia preparazione all’evento,
ricordo che prima di cimentarmi nel progetto ho letto
i diari del critico cinematografico Gian Luigi Rondi,
che è stato direttore della Mostra del Cinema
di Venezia dal 1983 al 1986. Un altro eccellente direttore
della Mostra del Cinema è stato Luigi Chiarini
(edizioni dal 1963 al 1968). Si tratta di professionisti
che hanno saputo rendere internazionale la rassegna
cinematografica di Venezia. Personalmente, ho creduto
necessario mantenere una certa continuità di
pensiero tra la mia edizione e le precedenti, ma al
tempo stesso è stato naturale inserire alcune
(poche) novità nel 2004 e nell’attuale
edizione, anche se queste novità avrebbero
creato una vera e propria “rottura” con
il passato.
Quali cambiamenti dovremo aspettarci per
la 62esima Mostra del Cinema?
I cambiamenti non sono molti, ma fondamentali. La
mia idea base è stata quella di creare un’organizzazione
molto più agile e funzionale rispetto alle
precedenti edizioni, questo significa in primo luogo
che la selezione ufficiale non supererà i 60
lungometraggi. Abbiamo deciso di rendere più
leggibile il programma, per evitare di far confusione
tra percorsi che devono rimanere snelli proprio per
poter esprimere al meglio la loro ricchezza. Alla
prossima Mostra vi saranno solo tre sezioni principali,
Concorso, Fuori Concorso e Orizzonti. Il cinema digitale
diventerà trasversale a tutte le sezioni, si
avranno proiezioni in alta definizione, in 2K e 4K
. La programmazione notturna sarà quella più
spettacolare e i film rientreranno nella sezione Fuori
Concorso. La sezione Orizzonti comprenderà
almeno 6 titoli di lungometraggi documentari. Alla
Selezione Ufficiale si affiancheranno anche quest’anno
la Settimana della Critica e le Giornate degli Autori,
oltre a una sezione retrospettiva dedicata alla storia
segreta del cinema asiatico. Non mancherà infine
la pop art cinematografica.
Come direttore e soprattutto come produttore,
che idea si è fatto del cinema europeo degli
ultimi anni?
Non si può parlare di cinema europeo dando
un singolo giudizio di valore, è talmente vasta
la produzione cinematografica del vecchio continente
che ovviamente non può essere racchiusa entro
un unico corpo. Comunque direi che esistono degli
ottimi registi operanti in diversi paesi europei con
idee valide e tanta voglia di emergere, questo è
importante, è basilare infatti che il talento
sia sempre premiato. L’Europa è fatta
di tante realtà culturali molto diverse le
une dalle altre e la sua ricchezza sta proprio nell’essere
un continente eterogeneo anche dal punto di vista
artistico. La 62esima Mostra di Venezia sarà
particolarmente attenta alle nuove tendenze del settore
cinematografico, come il digitale, il cinema d’animazione,
il fumetto e il cortometraggio, tendenze coltivate
particolarmente dai giovani registi. Anche quest’anno
saranno presentati diversi film europei, in particolare
francesi. Nella scorsa edizione ho riservato un grande
spazio alla cinematografia dell’est europeo,
dando modo agli spettatori di familiarizzare con un
tipo di regia diversa dalla nostra ma ugualmente valida.
E’ lo stesso obiettivo che perseguirò
quest’anno mostrando al pubblico la parte invisibile
del cinema asiatico e italiano.
Una intera sezione della Mostra di Venezia
sarà appunto dedicata all’Estremo Oriente:
il cinema segreto cinese, giapponese e di Hong Kong
sbarcherà al Lido, come mai questa scelta?
Ho sempre nutrito un grande interesse per il cinema
orientale, così diverso da quello occidentale
che tutti noi conosciamo bene. Ho voluto dedicare
al cinema asiatico tutto quello spazio che purtroppo
non ha mai ricevuto. La Mostra si è trasformata
anche in una sorta di laboratorio nel quale abbiamo
selezionato e restaurato tutta una serie di film pressoché
sconosciuti, il “cinema invisibile” dell’Estremo
Oriente, con film provenienti dalla Cina, da Hong
Kong, dal Giappone e dall’India. Si tratta alla
lettera di una cinematografia invisibile, completamente
dimenticata perché etichettata a suo tempo
come prodotto di serie B. Il nostro obiettivo è
stato quello di sottrarre da un insensato oblio tante
opere cinematografiche di buona fattura, che non meritavano
certo di essere dimenticate e abbandonate ma, al contrario,
scoperte e valorizzate.
Sempre a proposito di cinema invisibile,
che ruolo avrà quello italiano quest’anno?
Continueremo, come lo scorso anno, a proporre film
italiani caduti nel dimenticatoio perché considerati
anche loro dei B-movies, esattamente come quelli asiatici,
una classificazione impensabile per me, che non amo
le gerarchie in ambito cinematografico. Direi che
l’aspetto “artigianale” che ho cercato
di dare alla Mostra, l’attenzione al restauro,
la volontà di rivendicare, se vogliamo, un
tipo di cinematografia troppo spesso sottovalutata,
sia un aspetto importante della 62esima Mostra del
Cinema.
Per la prima volta un regista di film di
animazione, il giapponese Hayao Miyazaky, riceverà
il Leone alla Carriera. Un altro omaggio all’Oriente?
Questa volta no, o meglio, non esattamente. Premiare
Miyazaky vuol dire premiare il talento. Che si tratti
di un regista giapponese è casuale. Un film
di animazione come La città incantata
dimostra tutto l’ingegno visionario di un regista
geniale, la sua è un’arte che si fonde
con la pittura pop, un’arte che ha fatto saltare
i parametri entro i quali si era voluto inserire a
forza il cinema giapponese. La filosofia di Miyazaki
unisce l’epica al romanticismo e all’
umanesimo. Il senso di meraviglia che i suoi film
trasmettono risveglia la parte infantile che è
in noi. In Hayao Miyazaki si incarna la pop art cinematografica
del nuovo millennio, una delle componenti ormai sempre
più presenti nel lavoro di ricerca della Mostra
di Venezia. Il premio sarà consegnato venerdì
9 settembre, nel corso di una “giornata Miyazaki”,
in cui verranno proiettati alcuni suoi film ancora
inediti in Italia e in Europa.
Sta ancora aspettando La tigre e la neve
di Roberto Benigni? Quante sono le probabilità
di incontrarlo al lido?
Sarei molto felice di presentare il film di Benigni
alla Mostra del Cinema di Venezia, siamo in trattative,
con lui come con altri registi. Vedremo come andrà
a finire…
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