La Terra
il Mare il Cielo l’Universo per te, con te, poeta
dei prodigi, varcammo in sogno oltre la Scienza. Pace
al tuo grande spirito disperso, tu che illudesti molti
giorni grigi della nostra pensosa adolescenza
(G.Gozzano, In Morte di Giulio Verne)
Così il poeta salutava il romanziere. Al crepuscolare
abbraccio di Gozzano si unisce idealmente l’Europa
intera, lungo tutto l’arco del 2005 sono in programma
convegni, serate, mostre e pubblicazioni di opere in
memoria di Jules Verne (1828-1905). Ma chi era veramente
quest’uomo e perché il suo ricordo fa emergere
in ciascuno di noi una punta di nostalgia? Sembra che
perfino il navigato Hugo Gernasback, fondatore di Amazing
Stories, la prima rivista fantascientifica della
storia, dopo aver letto i romanzi di Verne rimase vittima
di una sindrome delirante, che lo costrinse a letto
per settimane. Questo era l’effetto che Jules
Verne riservava ai suoi lettori: quei romanzi misti
di fantasia e pura scienza facevano breccia nei cuori
e nelle menti di adulti e ragazzi, che per la prima
volta potevano alzare gli occhi al cielo e sperare di
poter conquistare davvero la Luna, di poter navigare
davvero nelle profondità marine.
In poche parole, Jules Verne fu lo scrittore che più
di ogni altro concretizzò le bramosie di conquista
dell’uomo sul Pianeta e anche oltre, smanie istintive,
ancestrali nell’essere umano. Affiancando alla
fantasia avventurosa quel tanto di rigore scientifico
che noi conosciamo come fantascienza, Verne si guadagnò
un posto nella storia della letteratura inventandone
un nuovo genere, aprendo così la strada alla
fervida immaginazione delle generazioni future.
Dobbiamo proprio chiedercelo: cosa sarebbe stata la
fantascienza senza Verne? Probabilmente si sarebbe sviluppata
in maniera diversa, all’epoca del suo massimo
fulgore, infatti, i giornalisti che si trovavano ad
intervistarlo non perdevano occasione di paragonarlo
ad un altro scrittore fantascientifico, l’inglese
H. G. Wells, molto più giovane del francese e
molto meno legato alla teoria scientifica, secondo il
giudizio infastidito di Verne. Qual è dunque
la caratteristica che rende uniche opere come Dalla
Terra alla Luna, Ventimila leghe sotto i mari,
Viaggio al centro della Terra? E’ proprio
la qualità della sua macchina narrativa; la sua
immaginazione non compie voli folli, ma corre sicura
su traiettorie fisse; il suo metodo è deduttivo
come quello di Sherlock Holmes (che guarda caso a Verne
piaceva tanto) e il suo stile è rigoroso, come
quello adottato nel metodo scientifico. I racconti sono
fantasiosi eppure realistici, le avventure, anche le
più bizzarre, sono sempre il frutto di letture
scientifiche, di ricerche approfondite.
Se prendiamo ad esempio Viaggio al centro della
Terra, notiamo come il ritorno in superficie dalle
viscere del Globo avviene attraverso un’esplosione
del vulcano Stromboli la cui conformazione è
descritta da Verne con la capillarità di un geologo.
Certo, non si può negare che molto spesso la
fantasia del romanziere abbia soverchiato il rigore
del saggista/scienziato, non sono poche infatti le “scivolate”
o le “dimenticanze” di carattere fisico
e scientifico nelle quali è incappato Jules Verne,
come sottolineano tutti coloro che hanno analizzato
i suoi romanzi con cipiglio da professore. Resta comunque
indubbia la precisione con la quale ha descritto nei
romanzi molti fenomeni fisici che sviluppano in natura.
È altresì interessante appurare quante
e quali tra le sue famose “intuizioni” si
siano effettivamente concretizzate nei secoli successivi.
Nel romanzo Dalla Terra alla Luna lo scrittore
immagina che un proiettile gigante sia sparato letteralmente
da un cannone e raggiunga la superficie lunare (una
scena tradotta per la prima volta sul grande schermo
dal regista Mélies agli inizi del ‘900
e divenuta memorabile) effettivamente, la prima missione
dell’Apollo che fece rotta verso la Luna aveva
proprio le sembianze di un proiettile “sparato”
in orbita da una sorta di enorme cannone.
Nelle pagine di Ventimila leghe sotto i mari,
Verne fantastica sulla possibilità di creare
una macchina in grado di navigare le profondità
marine e, con dovizia di particolari, dà forma
al Nautilus, il sottomarino del Capitano Nemo. Un’altra
intuizione divenuta realtà. Lo scrittore arrivò
persino a concepire un tipo di energia senza fiamma,
oggi la chiameremmo elettrica, o nucleare. Un precursore
dei tempi, Jules Verne, visionario per alcuni, profeta
per altri, ha sicuramente il pregio di aver creato un
nuovo tipo di letteratura, dosando in una perfetta alchimia
fantasia e scienza.
“La Fantascienza è un genere letterario
che noi astrofili apprezziamo perché spesso si
trovano in questo tipo di produzione letteraria, considerata
minore rispetto alle altre, delle felici intuizioni
sul mondo e sullo spazio”, spiega Paolo Alessandrini,
membro dell’Associazione Astrofili Veronesi, che
in occasione del centenario della morte di Jules Verne
ha organizzato un convegno in sua memoria. “Un
aspetto che ci ha interessato particolarmente –
continua Alessandrini – è stato l’evidenziare
i punti di contatto tra la sua opera di scrittore e
padre della fantascienza moderna con l’astronomia
e i viaggi spaziali. Abbiamo quindi preso in considerazione
il romanzo Dalla Terra alla Luna, un’opera
che per la prima volta presenta valide connessioni tra
scienza astronomica e astronautica”.
Effettivamente questo è il romanzo che maggiormente
ha contribuito a creare il mito di Jules Verne quale
anticipatore del progresso tecnologico del XX secolo.
“Abbiamo evidenziato le sorprendenti coincidenze
tra la descrizione del fantastico viaggio sulla Luna
– spiega Alessandrini – e della missione
che avvenne realmente un secolo dopo con l’Apollo.
Cercando di analizzare quanto verosimili e scientificamente
plausibili siano le soluzioni che vengono ipotizzate
nelle storie di fantascienza, abbiamo sottolineato la
notevole capacità, spesso evidente nella letteratura
fantascientifica, di anticipare le scoperte della scienza
e della tecnologia. È in questo campo che Jules
Verne è un maestro. Prendiamo ad esempio la missione
Apollo 8. È sorprendente come lo scrittore abbia
previsto quale nazione avrebbe raggiunto la Luna per
prima (gli Usa), la località del lancio del veicolo
spaziale (la Florida), il numero di uomini a bordo (3),
le caratteristiche del veicolo e le modalità
dell’orbita attorno alla Luna, il sistema del
rientro a Terra (ammaraggio nell’Oceano Pacifico)
e persino il mese della missione (dicembre) e, con ottima
approssimazione, il costo complessivo del progetto”.
Niente male. Se a queste capacità profetiche
si aggiunge un ottimismo quasi illuministico, una fiducia
illimitata nelle capacità della scienza e della
tecnologia, la convinzione che questa potesse risolvere
facilmente i problemi dell’umanità, abbiamo
il quadro completo dell’uomo Verne. Un vero poeta
dei prodigi.
La fantascienza è un genere letterario che, solitamente,
piace a chi si interessa di astronomia, non solo perché
propone storie suggestive e intrecci narrativi ambientati
in scenari spaziali di grande fascino. “Bisogna
dire – puntualizza Alessandrini - che noi astrofili
siamo appassionati, oltre che di astronomia, anche di
astronautica e Verne è protagonista anche in
questo campo, è stato indubbiamente tra i primi
a rendere, dal punto di vista narrativo, la suggestione
dei viaggi spaziali”.
L’Unione Astrofili Italiani, che raccoglie e
coordina a livello nazionale le associazioni locali,
ha raccomandato di onorare la memoria di Jules Verne
con iniziative e serate di vario tipo, sottolineando
il forte legame che unisce tutti noi allo scrittore,
oggi (purtroppo) meno popolare che in passato. A detta
di Paolo Alessandrini Verne incarna il prototipo dello
scrittore di fantascienza che ha interpretato la scrittura
come modo per “andare oltre”, per soddisfare
il bisogno di superare le frontiere del quotidiano oltrepassando
i propri limiti.
“E’ famosa la vicenda di Jules Verne che,
undicenne, scappò di casa per imbarcarsi come
mozzo su una nave in partenza per le Indie – conclude
Alessandrini - il padre riuscì a rintracciarlo
in breve tempo e al primo scalo il piccolo Jules fu
costretto a scendere dalla nave per ritornare a casa;
ai rimproveri del padre, il futuro scrittore promise
che non avrebbe mai più viaggiato se non in sogno.
L’aneddoto della fuga del piccolo Jules è
la prova di un’ansia di novità e di un
desiderio di evasione e scoperta che accomuna sia gli
scrittori di fantascienza che gli scienziati. Questo
è il filo rosso che lega e legherà sempre
l’opera narrativa di Verne con la scienza, è
il punto di contatto tra la speculazione fantastica
degli autori di fantascienza e la ricerca scientifica.
Ovviamente gli strumenti utilizzati e gli obiettivi
sono profondamente diversi, ma il motore che anima queste
due ricerche condivide spinte simili”.
Peccato che i narratori del Novecento abbiano gradatamente
abbandonato “l’ottimismo scientifico”
di Verne per abbracciare un più realistico pessimismo
post bellico. La fantascienza, mutando a contatto con
la realtà, si incupisce, la fiducia nel progresso
diminuisce a favore di un serpeggiante pessimismo nelle
capacità umane di saper controllare ciò
che ha creato, quasi si trattasse di un moderno Dottor
Frankenstein che non sa più come gestire la sua
orrenda creatura. Anche Mary Shelley fu una buona profetessa,
ma questa è un’altra storia.
Vi e' piaciuto questo articolo? Avete dei commenti
da fare? Scriveteci il vostro punto di vista a
redazione@caffeeuropa.it