276 - 29.04.05


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Occhio alla Norvegia

Paola Casella



Dove si concludeva il viaggio iniziatico dei due fratelli protagonisti de La meglio gioventù di Marco Tullio Giordana? E dove si trasferivano verso la fine della storia il padre e il figlio di Le chiavi di casa di Gianni Amelio? Se avete risposto "in Norvegia", avete un'ottima memoria cinematografica. O forse gli scenari che avete visto erano particolarmente indimenticabili. Fatto sta che ne vedrete ancora, di scenari norvegesi, sugli schermi italiani: la Norwegian Film Commission è infatti appena sbarcata in Italia per incentivare nuove coproduzioni fra i nostri due Paesi.

Tutto questo nell'ottica secondo cui, benché la Norvegia non faccia parte dell'Unione - tant'è vero che è stata epurata dalla piantina che appare sull'euro, come fa notare Jan ErickHolst, direttore del Norwegian Film Institute - è tuttavia un membro del Consiglio d'Europa e, attraverso un accordo economico, della Cee, dunque da 15 anni beneficia dei fondi europei per il cinema, spesso attraverso l'intervento mediatore di Eurimages, mettendo a punto numerose coproduzioni intracomunitarie.

Del resto coprodurre è diventato un imperativo anche per i cineasti italiani, sempre più a corto di finanziamenti statali. "La nuova legge per il cinema privilegia le coproduzioni", ha detto Mario Leggeri, rappresentante italiano Eurimages, nel corso del convegno "Occhio alla Norvegia" che si è svolto pochi giorni fa alla Casa del Cinema di Roma (dove ha avuto luogo anche una rassegna del cinema norvegese). "Nel decreto attuativo si dice che qualora un film italiano sia coprodotto al 60% il sostegno finanziario viene assegnato sulla base dell'intero costo di produzione. E anche se ancora non esiste un vero e proprio accordo bilaterale fra Italia e Norvegia, le coproduzioni fra i due Paesi possono essere approvate caso per caso". Come è appena successo ad Altrove, il film di Guido Fiandra basato su una novella di Pirandello che sarà ambientato in gran parte in Norvegia ed è coprodotto da una casa di produzione norvegese e una italiana.

"Prima di iniziare le riprese ero convinto che i nostri mondi fossero agli antipodi", dice Fiandra. "Pensavo di sviluppare tutto il film su un doppio asse: l'Italia calda e solare, raccontata con i colori giallo e rosso, contrapposta alla Norvegia fredda e algida, filmata in verde e blu. Invece ho scoperto la bellezza di certe casette norvegesi scarlatte stagliate scontro il verde delle montagne e il blu dei fiordi, così come ho scoperto la natura passionale e il senso dell'umorismo tutt'altro che freddo dei norvegesi". Del quale dà subito prova Truls Kontny, direttore della Norwegian Film Commission, sottolineando come la sede centrale della Commissione a Bergen si trovi in un'ex fabbrica di sardine e come la cittadinanza abbia cominciato ad approvare l'idea non appena si è resa conto che con i film si guadagnava meglio che con le aringhe. "Il nostro sforzo attuale", spiega Kontny, tornando serio, "è quello di sviluppare in Parlamento un doppio modello di finanziamento per il cinema nazionale: attraverso una percentuale delle tasse pagate dai cittadini e attraverso un sistema di sconti fiscali per chi investe nel cinema."

Ma soprattutto, la Film Commission ci tiene a lanciare la Norvegia come location cinematografica. "Abbiamo alcuni degli scenari naturali più belli del mondo, le nostre infrastrutture sono ben sviluppate, possiamo fornire team tecnici locali piccoli ed efficienti, il che riduce di molto i costi di produzione. E poi, in quale altro Paese, almeno per un certo periodo dell'anno (quello del sole di mezzanotte, ndr) si può filmare a condizioni di luce ottimali 24 ore su 24?"

 

 

 

 

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