Giudizio
Universale: mensile fatto di recensioni
su opere d’arte, fatti politici, atmosfere culturali
e di vita quotidiana. Dal primo numero, da pochi giorni
in edicola e in libreria, abbiamo tratto questa recensione
del pianista Stefano Bollani che ci parla di musica,
di scuola e di politica.
L’ amore per la musica e per la cultura musicale
non è né di destra né di sinistra.
Forse proprio perché si tratta da sempre di un
argomento poco “cavalcabile” politicamente,
si è aspettato tanto a varare una legge che rendesse
finalmente giustizia al nostro gloriosissimo passato,
al nostro difficile
presente, al nostro incerto futuro musicale.
Strano ma vero: in un paese che ha avuto Donizetti,
Rossini, Puccini, Verdi ma anche Vivaldi, Scarlatti
e poi Respighi,
Dallapiccola, Berio e via dicendo; in un paese così
piccolo ma così importante nella storia della
musica occidentale, per anni si è evitato di
segnalare ai nostri studenti liceali anche solo l’
esistenza di queste persone. Si è evitato di
parlare di teatro operistico, ad esempio, quando il
bel canto è forse il prodotto culturale italiano
più noto al mondo. Da Caterina di Russia in poi,
in quasi tutto il mondo si allestiscono opere italiane.
Ancora oggi chiunque decida di studiare canto lirico
è costretto a fare i conti con la nostra lingua.
Al liceo da sempre si è parlato di Galileo Galilei
ma mai di suo padre, quel Vincenzo che diede l’avvio
alla allora modernissima idea del recitar cantando;
si è parlato del movimento letterario della Scapigliatura
e di Arrigo Boito ma lasciando in secondo piano il fatto
che il Boito in questione aveva fra le sue attività
quella di librettista per un
certo Giuseppe Verdi. (La verità, vi prego: si
leggono oggi i romanzi di Boito? No, in compenso si
allestiscono le opere di Verdi).
Al liceo si è parlato a volte persino di arte
contemporanea, di Christo e di Andy Warhol ma mai, neanche
per sbaglio, di John Cage. Strano, vero?
Ma ora la legge è passata.
Si è intuito che comprendere la musica aiuta
a comprendere l’ uomo. Che è importante
sapere che la musica basata sul concetto di tonalità,
la musica sinfonica, il jazz, il pop, il rock, insomma
la musica occidentale è solo una parte della
musica che si produce nel mondo.
Che il sistema su cui è costruita la cosidetta
musica “colta” (come se gli altri fossero
incivili! Va detto che in un sussulto di politically
correct ultimamente li buttiamo tutti in un calderone
che abbiamo appellato world music), il sistema
temperato, è relativamente giovane.
E’ una invenzione datata fine 1600. Che ci convince
non per altro ma perché siamo cresciuti immersi
in quel suono. La stessa musica contemporanea esiste
in quanto rottura di un sistema che tutti (ri)conosciamo.
I nostri concetti di bello e brutto ci vengono da una
serie di esperienze che facciamo nei famosi primi anni
della nostra vita. Attenzione quindi a girar troppo
per supermercati con i
bimbi al seguito, perché rischiano di ascoltare
sempre e solo cose che vanno da Laura Pausini in giù
e di crescere di conseguenza.
Ma l’ idea di tonalità, per prenderne
una, è universale? Non si direbbe: in Africa,
in Cina, in India si ragiona diversamente. Per un indiano
può suonare infinitamente più vario un
raga giocato tutto su cinque-sei note che una canzone
brasiliana, tonalissima, di Tom Jobim piena di accordi,
di strumenti e di ritmo. Sembra impossibile al
nostro orecchio “civilizzato”.
Quesione di abitudini, questione di cultura.
Il sistema tonale è un’ invenzione tutta
europea, poi esportata nel resto del mondo. Proprio
come la democrazia.
Come pare importante oggi saperlo!
Come vengono poi facili le similitudini, i raffronti,
i collegamenti logici con altre branche dell’arte,
della sociologia, persino della scienza. Grazie a questa
legge, la musica non è più isolata, non
è più un campo lasciato agli “specialisti”!
Siamo finalmente alla pari con gli altri paesi europei!
Lo ammettiamo: sognavamo questo giorno. Finalmente i
politici si interessano alla diffusione di tutta quella
musica
che ha una valenza culturale e una dignità artistica;
che è fatta con passione e professionalità;
che non asseconda
semplicemente le nostre lamentele quotidiane mettendole
in rima e affidandole a un bel finto giovane che sbraita
in
un microfono ma che ha un validissimo motivo per esistere:
migliorare la qualità delle nostre vite, divertendoci
e stimolandoci alla riflessione.
Cosa dice la legge: “In tutte
le scuole superiori italiane
si studierà storia della musica e guida all’
ascolto. E’
intenzione dello stato aiutare le esibizioni dal vivo,
anche con sgravi fiscali; promuovere i nostri artisti
all’
estero grazie a uno stanziamento di fondi che si aggira
intorno al 30% in più rispetto a quello dell’
anno
scorso. Le tre reti televisive nazionali sono tenute
a
svolgere opera di informazione e approfondimento in
campo musicale, perché la musica migliora la
vita”.
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