276 - 29.04.05


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L’eterna stecca dei governi italiani

Stefano Bollani



Giudizio Universale: mensile fatto di recensioni su opere d’arte, fatti politici, atmosfere culturali e di vita quotidiana. Dal primo numero, da pochi giorni in edicola e in libreria, abbiamo tratto questa recensione del pianista Stefano Bollani che ci parla di musica, di scuola e di politica.

L’ amore per la musica e per la cultura musicale non è né di destra né di sinistra. Forse proprio perché si tratta da sempre di un argomento poco “cavalcabile” politicamente, si è aspettato tanto a varare una legge che rendesse finalmente giustizia al nostro gloriosissimo passato, al nostro difficile
presente, al nostro incerto futuro musicale.

Strano ma vero: in un paese che ha avuto Donizetti, Rossini, Puccini, Verdi ma anche Vivaldi, Scarlatti e poi Respighi,
Dallapiccola, Berio e via dicendo; in un paese così piccolo ma così importante nella storia della musica occidentale, per anni si è evitato di segnalare ai nostri studenti liceali anche solo l’ esistenza di queste persone. Si è evitato di parlare di teatro operistico, ad esempio, quando il bel canto è forse il prodotto culturale italiano più noto al mondo. Da Caterina di Russia in poi, in quasi tutto il mondo si allestiscono opere italiane. Ancora oggi chiunque decida di studiare canto lirico è costretto a fare i conti con la nostra lingua.
Al liceo da sempre si è parlato di Galileo Galilei ma mai di suo padre, quel Vincenzo che diede l’avvio alla allora modernissima idea del recitar cantando; si è parlato del movimento letterario della Scapigliatura e di Arrigo Boito ma lasciando in secondo piano il fatto che il Boito in questione aveva fra le sue attività quella di librettista per un
certo Giuseppe Verdi. (La verità, vi prego: si leggono oggi i romanzi di Boito? No, in compenso si allestiscono le opere di Verdi).

Al liceo si è parlato a volte persino di arte contemporanea, di Christo e di Andy Warhol ma mai, neanche per sbaglio, di John Cage. Strano, vero?
Ma ora la legge è passata.
Si è intuito che comprendere la musica aiuta a comprendere l’ uomo. Che è importante sapere che la musica basata sul concetto di tonalità, la musica sinfonica, il jazz, il pop, il rock, insomma la musica occidentale è solo una parte della musica che si produce nel mondo.
Che il sistema su cui è costruita la cosidetta musica “colta” (come se gli altri fossero incivili! Va detto che in un sussulto di politically correct ultimamente li buttiamo tutti in un calderone che abbiamo appellato world music), il sistema temperato, è relativamente giovane.
E’ una invenzione datata fine 1600. Che ci convince non per altro ma perché siamo cresciuti immersi in quel suono. La stessa musica contemporanea esiste in quanto rottura di un sistema che tutti (ri)conosciamo.

I nostri concetti di bello e brutto ci vengono da una serie di esperienze che facciamo nei famosi primi anni della nostra vita. Attenzione quindi a girar troppo per supermercati con i
bimbi al seguito, perché rischiano di ascoltare sempre e solo cose che vanno da Laura Pausini in giù e di crescere di conseguenza.

Ma l’ idea di tonalità, per prenderne una, è universale? Non si direbbe: in Africa, in Cina, in India si ragiona diversamente. Per un indiano può suonare infinitamente più vario un raga giocato tutto su cinque-sei note che una canzone brasiliana, tonalissima, di Tom Jobim piena di accordi, di strumenti e di ritmo. Sembra impossibile al
nostro orecchio “civilizzato”.
Quesione di abitudini, questione di cultura.
Il sistema tonale è un’ invenzione tutta europea, poi esportata nel resto del mondo. Proprio come la democrazia.
Come pare importante oggi saperlo!
Come vengono poi facili le similitudini, i raffronti, i collegamenti logici con altre branche dell’arte, della sociologia, persino della scienza. Grazie a questa
legge, la musica non è più isolata, non è più un campo lasciato agli “specialisti”!
Siamo finalmente alla pari con gli altri paesi europei!
Lo ammettiamo: sognavamo questo giorno. Finalmente i politici si interessano alla diffusione di tutta quella musica
che ha una valenza culturale e una dignità artistica; che è fatta con passione e professionalità; che non asseconda
semplicemente le nostre lamentele quotidiane mettendole in rima e affidandole a un bel finto giovane che sbraita in
un microfono ma che ha un validissimo motivo per esistere: migliorare la qualità delle nostre vite, divertendoci e stimolandoci alla riflessione.

Cosa dice la legge: “In tutte le scuole superiori italiane
si studierà storia della musica e guida all’ ascolto. E’
intenzione dello stato aiutare le esibizioni dal vivo,
anche con sgravi fiscali; promuovere i nostri artisti all’
estero grazie a uno stanziamento di fondi che si aggira
intorno al 30% in più rispetto a quello dell’ anno
scorso. Le tre reti televisive nazionali sono tenute a
svolgere opera di informazione e approfondimento in
campo musicale, perché la musica migliora la vita”.

 

 

 

 

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