Voglio
raccontarvi di Praga e Lisbona, due città nelle
quali sono stato solo una volta.
Ho visitato la prima nel 1967. E non ci sono più
tornato. Continuo a mancarle da allora. Potrei, o meglio,
dovrei andarci un giorno o l’altro a posta, per
non rimanere separati ancora tanto. Ma come si fa a
fare un viaggio così (…, come dire?) senza
scopo? Voglio dire senza convegni, conferenze, vacanze
che sembrano scopi, missioni, e pare che diano senso.
Ma andare a Praga solo perché manco
da troppo tempo non ha senso. Non c’è un
tempo, né un’occasione o una necessità,
giuste, per farlo mai. La pigrizia e la malinconia fanno
il resto; il nulla. Si resta così, separati e
con i libri in testa. Kafka, Ripellino, Meyrinck, certo.
Ma soprattutto un libricino prezioso di Gustav Janouch,
Colloqui con Kakfa, del 1947, pubblicato nella
traduzione italiana di Ervino Pocar nel 1964 dall’editore
Martello di Milano. Dubito che quell’editore ancora
esista.
A Lisbona, sono stato soltanto nel 2002. E fino ad
allora l’ho sempre immaginata e guardata attraverso
una specie di survisione marina; immaginate
quadri e campi visivi come se fossero stati dipinti
da Botticelli, Giovanni Bellini, Monsù Desiderio
e Dalì, insieme. E attraverso due libri soprattutto.
Una piccola guida alla sua città scritta da Pessoa,
che lessi nell’intervallo del dopo averla trovata
e acquistata e del prima di regalarla, che ho posseduto
per pochissimo tempo. Non ho più memoria di chi
l’abbia pubblicata in italiano, un piccolissimo
editore, mi ricorda di ricordare. E il viaggio in Portogallo
di Saramago, uscito da Einaudi. Un libro dove non si
parla di Lisbona, ma di tutti i paesini e città
sparse per i monti e l’oceano. Lisbona sembra
che stia in uno spazio a parte dal libro, altrove; come
se fosse veramente in quei quadri ottomani,
si potrebbe immaginare. O in un altro ricordo.
Queste due città stanno per me come stelle nel
campo della nostalgia. Del resto, so raccontare le città
e i viaggi solo sentimentalmente.
A proposito di nostalgia, se ne avete (io sempre, of
course) delle panchine di legno inglesi, potete
trovarle a Roma, nel Cimitero degli Inglesi, accanto
alla tomba di Keats e del figlio di Goethe, sotto la
mole temperata della piramide Cestia, a Porta San Paolo.
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