Se non
hai mai osservato un suono, se non hai mai ascoltato
un’immagine se non hai mai sentito una danza allora
non sei ancora andato al Romaeuropa festival…
Avete mai ascoltato (e non osservato, attenzione)
un’immagine? Magari senza guardarla, ma con gli
occhi chiusi, soltanto con la forza dell’immaginazione…
e con la poesia!
Il Romaeuropa festival è tutto questo, è
la possibilità di parlare con un mondo sconosciuto,
attraverso linguaggi che non avevamo mai parlato prima.
La storia della fondazione Romaeuropa comincia nel 1986
con la nascita dell’Associazione degli amici di
Villa Medici, creata dall’iniziativa del senatore
Giovanni Pieraccini (attuale presidente della fondazione
Romaeuropa), di Jean Marie Drot, direttore dell’Accademia
di Francia, e di Monique Veaute, allora direttrice artistica
ed attuale direttrice generale ed artistica della fondazione.
L’associazione amici di Villa Medici ideò
e promosse il Festival di Villa Medici, lo scopo della
manifestazione era quello di trasformare il fecondo
scambio italo-francese in arte e cultura dal vivo, e
per questo sin dalla prima edizione gli organizzatori
fondarono la programmazione del festival su eventi originali
e dall’alto livello artistico.
Per tutti questi motivi, già dal 1989, l’Associazione
ed il Festival decisero di estendere il proficuo dialogo
artistico iniziato tra Italia e Francia ad altri paesi
dell’Europa, i primi ad aderire all’iniziativa
furono l’Accademia Tedesca e quella Ungherese;
nasce così la fondazione Romaeuropa; e il festival
dei Medici si trasforma nel Romaeuropa Festival.
In quasi vent’anni di attività i nomi più
importanti della cultura e dell’arte europea e
non solo, (Heiner Goebbels, José Montalvo e Dominique
Hervieu, Alessandro Baricco, solo per citarne alcuni)
hanno calcato le scene del Romaeuropa Festival, presentando
spettacoli di estremo interesse, per accrescere la conoscenza
di “arti” ancora poco scoperte, parliamo
della danza contemporanea giapponese, del teatro e danza
indiane, ma questi sono solo degli esempi…
L’edizione 2004 ha aperto ancora nuove prospettive,
intrecciato schemi e linguaggi, illuminato percorsi
e talenti, fatto esplodere suoni e tecnologie, sogni
e suggestioni.
“Dal 16 settembre - sottolinea l’organizzazione
del Festival - si sono incontrati a Roma 300 artisti,
provenienti da 20 paesi di cinque Continenti: sono questi
i numeri che contano, perché il Romaeuropa Festival
non ha mai rinunciato alla sua vocazione primaria, quella
d’essere luogo d’incontro e scambio, di
confronto e discussione, di creatività collettiva
e di spazio aperto alle nuove generazioni dell’arte”.
Da sempre legato ai “suoi” artisti di riferimento,
il Festival con la complicità di teatri come
il Valle, l’Argentina, il Palladium (in collaborazione
con l’Università Roma Tre) e naturalmente
del suggestivo scenario dell’Auditorium ha ospitato
anche quest’anno alcuni tra i protagonisti più
amati della scena internazionale, Bill T. Jones, Socìetas
Raffaello Sanzio, Sidi Larbi Cherkaoui e Les Ballets
C. de la B, Akram Khan, William Yang, Alessandro Baricco.
Artisti che hanno già arricchito i cartelloni
delle passate edizioni ma che sono tornati con nuove
e dirompenti proposte.
A questi si sono affiancati autori del calibro di Marina
Abramovic, protagonista assoluta della scena performativa
mondiale, Ping Chong, Emio Greco, i più giovani
Emma Dante, Motus, DJ Spooky e molti altri.
Anche quest’anno però il sogno è
giunto alla fine, uno dopo l’altro si sono chiusi
tutti i sipari, e l’ultimo appuntamento è
stata la Festa Elettronica (realizzata dal
Romaeuropa Festival 2004 e dalla Fondazione Musica per
Roma, in collaborazione con Brancaleone), epicentro
mondiale delle avanguardie sonore: undici grandi concerti
si sono alternati nell’arco cinque ore dando vita
a un’esperienza unica. Poi i suoni hanno fatto
silenzio, soffocati dal suono degli applausi e il sipario
si è definitivamente chiuso, fino al prossimo
anno.
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