268 - 25.12.04


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L’Europa tutta in una scena
Giorgia Perla


Se non hai mai osservato un suono, se non hai mai ascoltato un’immagine se non hai mai sentito una danza allora non sei ancora andato al Romaeuropa festival…

Avete mai ascoltato (e non osservato, attenzione) un’immagine? Magari senza guardarla, ma con gli occhi chiusi, soltanto con la forza dell’immaginazione… e con la poesia!
Il Romaeuropa festival è tutto questo, è la possibilità di parlare con un mondo sconosciuto, attraverso linguaggi che non avevamo mai parlato prima.
La storia della fondazione Romaeuropa comincia nel 1986 con la nascita dell’Associazione degli amici di Villa Medici, creata dall’iniziativa del senatore Giovanni Pieraccini (attuale presidente della fondazione Romaeuropa), di Jean Marie Drot, direttore dell’Accademia di Francia, e di Monique Veaute, allora direttrice artistica ed attuale direttrice generale ed artistica della fondazione.

L’associazione amici di Villa Medici ideò e promosse il Festival di Villa Medici, lo scopo della manifestazione era quello di trasformare il fecondo scambio italo-francese in arte e cultura dal vivo, e per questo sin dalla prima edizione gli organizzatori fondarono la programmazione del festival su eventi originali e dall’alto livello artistico.

Per tutti questi motivi, già dal 1989, l’Associazione ed il Festival decisero di estendere il proficuo dialogo artistico iniziato tra Italia e Francia ad altri paesi dell’Europa, i primi ad aderire all’iniziativa furono l’Accademia Tedesca e quella Ungherese; nasce così la fondazione Romaeuropa; e il festival dei Medici si trasforma nel Romaeuropa Festival.
In quasi vent’anni di attività i nomi più importanti della cultura e dell’arte europea e non solo, (Heiner Goebbels, José Montalvo e Dominique Hervieu, Alessandro Baricco, solo per citarne alcuni) hanno calcato le scene del Romaeuropa Festival, presentando spettacoli di estremo interesse, per accrescere la conoscenza di “arti” ancora poco scoperte, parliamo della danza contemporanea giapponese, del teatro e danza indiane, ma questi sono solo degli esempi…
L’edizione 2004 ha aperto ancora nuove prospettive, intrecciato schemi e linguaggi, illuminato percorsi e talenti, fatto esplodere suoni e tecnologie, sogni e suggestioni.

“Dal 16 settembre - sottolinea l’organizzazione del Festival - si sono incontrati a Roma 300 artisti, provenienti da 20 paesi di cinque Continenti: sono questi i numeri che contano, perché il Romaeuropa Festival non ha mai rinunciato alla sua vocazione primaria, quella d’essere luogo d’incontro e scambio, di confronto e discussione, di creatività collettiva e di spazio aperto alle nuove generazioni dell’arte”.

Da sempre legato ai “suoi” artisti di riferimento, il Festival con la complicità di teatri come il Valle, l’Argentina, il Palladium (in collaborazione con l’Università Roma Tre) e naturalmente del suggestivo scenario dell’Auditorium ha ospitato anche quest’anno alcuni tra i protagonisti più amati della scena internazionale, Bill T. Jones, Socìetas Raffaello Sanzio, Sidi Larbi Cherkaoui e Les Ballets C. de la B, Akram Khan, William Yang, Alessandro Baricco.
Artisti che hanno già arricchito i cartelloni delle passate edizioni ma che sono tornati con nuove e dirompenti proposte.
A questi si sono affiancati autori del calibro di Marina Abramovic, protagonista assoluta della scena performativa mondiale, Ping Chong, Emio Greco, i più giovani Emma Dante, Motus, DJ Spooky e molti altri.

Anche quest’anno però il sogno è giunto alla fine, uno dopo l’altro si sono chiusi tutti i sipari, e l’ultimo appuntamento è stata la Festa Elettronica (realizzata dal Romaeuropa Festival 2004 e dalla Fondazione Musica per Roma, in collaborazione con Brancaleone), epicentro mondiale delle avanguardie sonore: undici grandi concerti si sono alternati nell’arco cinque ore dando vita a un’esperienza unica. Poi i suoni hanno fatto silenzio, soffocati dal suono degli applausi e il sipario si è definitivamente chiuso, fino al prossimo anno.

 


 

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