265 - 13.11.04


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Poeta, critico, intellettuale militante
 


Esattamente dieci anni fa scompariva Franco Fortini. Poeta, critico, intellettuale militante, aveva condotto la sua molteplice attività con una tensione etica e morale che lo portavano ad una continua “verifica dei poteri”, una verifica delle posizioni nelle tensioni storiche, convinto che solo la critica inducesse il cambiamento necessario.

Nato a Firenze il 1917 da padre israelita, Franco Lattes aveva dovuto assumere nel 1940 il cognome della madre per evitare le persecuzioni nazi-fasciste. Nel capoluogo toscano, dove si laurea in Giurisprudenza e Storia dell’arte, ha contatti, più che con l’ambiente ermetico, con quello di Riforma letterarie e soprattutto con Noventa. Nel 1939 si battezza come valdese e, chiamato alle armi, dopo l’8 settembre ripara in Svizzera da dove tornerà per partecipare alle ultime vicende della Repubblica partigiana dell’Ossola. Dopo la guerra si stabilisce a Milano dove sarà redattore tra l’altro del “Politecnico” di Vittorini e collaboratore di riviste quali “Comunità”, “Officina”, “Ragionamenti”, “Quaderni rossi” e “Quaderni piacenti”. Lavora come copy writer alla Olivetti per poi insegnare, prima negli istituti tecnici e poi all’Università di Siena.

La sua attività di poeta inizia sotto l’inevitabile segno dell’ermetismo con Foglio di via e altri versi (1946). Seguiranno: Poesia ed errore (1959), Questo muro (1973) e altre raccolte, confluite poi in Una volta per sempre (1978). Dell’84 Paesaggio con serpente e del ’94 Composita Salvantur.
Raffinato traduttore dal tedesco (soprattutto l’amato Brecht e Goethe) e dal francese (Eluard, Proust, Baudelaire, ecc.) ha raccolto alcune sue versioni in Il ladro di ciliegie ed altre versioni nell’82.
Fortini è stato autore anche di opere narrative e di saggi importanti, fra i quali ricordiamo Dieci inverni, 1957, Verifica dei poteri, 1965, Questioni di frontiera, 1977.
(l. s.)

 

 

 

 

 

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