Più
che una coppia, sono una macchina da guerra: i francesi
Agnès Jaoui e Jean-Pierre Bacri, compagni di
lavoro e di vita, entrambi attori, entrambi sceneggiatori,
lei da pochi anni anche regista, producono successi
a catena: da Aria di famiglia di Cédric Klapisch
a Smoking-No smoking e Parole, parole,
parole di Alain Resnais, da Il gusto degli altri,
debutto alla regia della Jaoui scritto e interpretato
dalla coppia, a Così fan tutti, la commedia
agrodolce appena uscita sugli schermi italiani diretta
da Agnès e recitata da entrambi, per la quale
Bacri e Jaoui (collettivamente soprannominati Jacri)
hanno vinto il premio per la sceneggiatura all'ultimo
Festival di Cannes.
A Cannes il lavoro del duo è stato paragonato
a quello del miglior Woody Allen, e spesso i loro film
a struttura corale vengono accostati ai capolavori di
Robert Altman. Tutti però concordano nel dire
che c'è qualcosa di specificamente europeo nel
loro modo di raccontare le storie, nei dialoghi solo
apparentemente leggeri, e invece densi di riflessioni
profonde sulle complicazioni della natura umana.
Che cosa, secondo voi, rende il vostro cinema
"europeo"?
Bacri: E' difficile generalizzare, definire una volta
per tutte in che cosa consista l'europeità, al
cinema come in qualsiasi altro settore. Preferisco parlare
dei singoli film, indipendentemente dal fatto che siano
europei o americani. E devo dire che ultimamente non
vedo grandi differenze fra gli uni e gli altri, in negativo:
in Francia ad esempio siamo già al terzo sequel
di Taxi, una porcheria del tutto identica a certi filmacci
d'azione hollywoodiani, solo fatta meno bene. D'altro
canto ho amato moltissimo certi film americani e avrei
voluto averli scritti io: un esempio è proprio
un film di Woody Allen, Crimini e misfatti.
Jaoui: L'unica definizione di cinema europeo che mi
viene in mente nasce anche per me dal contrasto con
il cinema americano. I nostri film non sarebbero mai
riassumibili in un pitch, quella breve sintesi
che viene usatea per vendere il film ai potenziali produttori
o distributori delle major hollywoodiane. Non c'è
un'idea tanto semplice e forte da poterla riassumere
in due parole. La differenza fra noi e gli americani
si vede anche a livello di trailer: i loro trailer hanno
un inizio, un centro e una fine, che di solito è
un happy ending; quelli dei miei film e dei film europei
in generale sono più vaghi, non si capisce subito
dove andranno a parare e il tipo di piacere che lo spettatore
potrà trarne. Per un film americano di solito
è importante dove si arriva, per uno europeo,
come ci si arriva.
E' vero che il cinema francese è molto
aiutato dal governo?
Jaoui: In Francia, sia nel dopoguerra che nel periodo
in cui Jack Lang era ministro della Cultura, sono state
varate numerose leggi che hanno contribuito a rendere
forte il cinema nazionale, e che ancora oggi ci permettono
di produrre oltre cento film l'anno e di vederli ben
distribuiti in patria e all'estero. E' difficile per
una cinematografia nazionale svilupparsi e progredire
di generazione in generazione senza una volontà
politica e un sostegno da parte dello stato, soprattutto
per quanto riguarda la promozione internazionale. Ne
sapete qualcosa voi italiani: avete grandi talenti cinematografici,
ma soffrite di un problema politico, per cui i vostri
autori non vengono messi in condizione di opporsi allo
strapotere della televisione e del cinema americano.
Forse non tutti lo sanno, ma i distributori delle major
hollywoodiane hanno metodi quasi mafiosi: agli esercenti
europei dico, "Se volete l'ultimo Spielberg dovete
pigliarvi queste cinque merde, e tenerle in sala per
settimane anche se a vederle ci sono solo due spettatori".
E' difficile combattere contro questo tipo di protezionismo,
se non contrapponendogliene uno altrettanto forte, come
succede appunto in Francia. Ma anche noi dobbiamo stare
attenti a non abbassare la guardia.
Qual è, secondo voi, il tema principale
di Così fan tutti?
Jaoui: Proprio i rapporti di potere, non solo sul lavoro
ma anche nei rapporti familiari e nelle relazioni d'amore.
E' un tema che volevamo affrontare da molto tempo, e
finalmente ce l'abbiamo fatta. A testimonianza che ci
abbiamo pensato a lungo, la sceneggiatura originaria
era troppo lunga, prevedeva un film di due ore e mezza.
E i personaggi erano anche più numerosi di quelli
che compaiono nel film finito, perché volevamo
affrontare l'argomento da tante angolazioni diverse.
La nostra fatica principale è stata quella di
sfrondare il copione fino a far rientrare il fim in
termini, e tempi, accettabili.
Bacri: Il problema non è che ci sia al mondo
gente potente: il potere esiste, e qualcuno lo deve
per forza esercitare. Ma si può farlo bene o
male, e soprattutto se ne può abusare. Così
come ci sono un sacco di persone pronte a subire gli
abusi di potere senza nemmeno provare a ribellarsi.
Perché avete ambientato il film nel
mondo dell'editoria?
Jaoui: Rispetto al Gusto degli altri, dove
volevamo sottolineare il fatto che il pregiudizio albergasse
proprio fra gli intellettuali liberal della borghesia
francese, in Così fan tutti ci interassavano
i rapporti di potere in generale, non il fatto che avvenissero
in un ambiente particolare. Ma l'ambiente intellettuale
borghese è quello che personalmente conosciamo
meglio.
Bacri: In altre parole, siamo troppo pigri per allargarci
ad altri. (Ride)
Come mai per l'uscita italiana è stato
scelto il titolo Così fan tutti, quando il titolo
originale era Comme une image?
Jaoui: "Lo fanno tutti" è la scusa
che la maggior pare della gente adduce per giustificare
il proprio cattivo comportamento: "Se lo fanno
tutti, posso farlo anch'io". Ovviamente il titolo
richiama anche l'opera di Mozart Così fan
tutte, che tra l'altro viene utilizzata nel film,
ma volevamo sottolineare che sono tutti - uomini e donne
- a comportarsi male qualche volta, quando hanno l'occasione
di farlo. E' molto facile mantenere una certa integrità
quando non si conta niente, quando non sia ha niente
da perdere. Ma quando ci ritroviamo fra le mani un po'
di potere, spesso cadiamo in tentazione e poi in errore.
Vi e' piaciuto questo articolo? Avete dei commenti
da fare? Scriveteci il vostro punto di vista a
redazione@caffeeuropa.it
|