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Dalla Danimarca all’Africa.
Una vita per la scrittura
Cristina Fassianòs


Bruno Berni, traduttore ed esperto di letteratura danese e scandinava, racconta di Karen Blixen al presente, come se la scrittrice appartenesse ancora a questa vita. Probabilmente non a caso ma, nel rispetto e nel piacere di quella che fu la visione dell’autrice danese de La mia Africa: riconoscere nell’esistenza il disegno del proprio destino.
Una visione che ha radici arcaiche, nel pensiero filosofico e religioso della Danimarca, Paese spiritualista ma non idealista.
Questo Berni lo sa bene, tanto da intitolare il suo libro sulla Blixen Vedere la cicogna, ripubblicato dopo ben otto anni e arricchito da foto, da una accurata biografia e bibliografia.
“Il titolo nasce dalla storia raccontata ne La mia Africa – spiega Berni – in cui l’uomo esce di casa e guardandosi da lontano vede che tutti i suoi movimenti hanno disegnato il profilo di una cicogna”.

Perché ha scelto di riscrivere questo libro su Karen Blixen?

Ho tradotto moltissimo di letteratura danese ma la mia prima traduzione, nel 1987, fu proprio un libro di Karen Blixen Le lettere dall’Africa. Mi piace la Blixen; oltre ad essere una fine narratrice, è un personaggio affascinante.

Ritiene sia una scrittrice amata ed apprezzata in Italia?

Sicuramente è stata letta molto quando apparve il film “La mia Africa” e subito dopo. Però, la prima traduzione non in inglese della raccolta di racconti Sette storie gotiche, uscita nel 1934, fu italiana e pubblicata da Medusa Mondadori nel 1936. Aveva però un altro titolo: Una notte a Parigi ed altri racconti gotici. Forse perché l’idea della notte parigina era affascinante, coinvolgente. Di fatto non v’è nessun racconto che riporti questo titolo.

Ritorniamo a Vedere la cicogna; è una riscrittura sostanziale o vi sono anche cellule emotive che ne determinano la struttura?

Vedere la cicogna è un libro sulle opere della Blixen ma anche sulla sua vita, perché in lei biografia e letteratura si fondono. Questa donna ha smesso di vivere quando ha perduto l’Africa. Da quel momento ha sentito di esistere soltanto per la letteratura.

La letteratura, il suo punto di riferimento…

Esatto. La ricerca del compito che una persona ha nella vita, dell’idea che Dio ha per noi, del disegno di cui parlavamo; ebbene, per la Blixen tutto questo sta nella narrazione, che scopre in Danimarca, di ritorno dall’Africa. La perdita dell’Africa, del contatto con la sofferenza, con l’accettazione inerte del destino, le apre l’orizzonte alla narrazione, che diviene un esercizio di vita.

Come lo definirebbe il legame tra la Blixen e la Danimarca?

Fortissimo; anche se dopo diciotto anni trascorsi in Africa, si ritrova in una Danimarca che non riconosce. Tutti i suoi racconti infatti sono ambientati nell’Ottocento. Lei è nata nel 1885 e cresciuta in terra danese sino al 1914, quindi ritorna a quelle atmosfere che appartengono ai suoi ricordi.

Tutto questo però crea il suo stile…

Sì, uno stile che prende le distanze dalla letteratura danese. Lei è un personaggio anomalo nella Danimarca del dopoguerra, che era immersa in una letteratura operaia, di uno scarno realismo. La Blixen invece narra di fantasia, di emotività, di sentimento. E questa sua evasione viene ripresa poi da molti scrittori danesi, che avranno come punto di riferimento Karen Blixen oppure Hans Andersen.

Qualche particolare della vita di Karen Blixen che le piace raccontare?

Non ha avuto tutti i riconoscimenti che meritava. Quando Hemingway ritirò il Premio Nobel disse che avrebbero dovuto darlo alla Blixen. Lei fu contentissima di queste parole; lo aspettava tutti gli anni il Nobel ma puntualmente, rimaneva delusa.

Bruno Berni, Vedere la cicogna,
Robin Edizioni, Pag. 119 € 10,00

 

Link utili

www.karenblixen.com
www.dinesen.dk
www.karenblixenkenya.com

 

 

 

 

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