Isaac B. Singer, Schiuma, Guanda,
pagg. 222, euro 7,50.
“Carne
e corruzione erano le stesse dall’inizio e sarebbero
sempre rimaste la schiuma della creazione,
l’esatto contrario della Sua sapienza, della
Sua misericordia e del Suo splendore”.
È l’epigrafe posta in esergo a Schiuma,
uno degli ultimi romanzi di Isaac Bashevis Singer,
e ne introduce perfettamente il significato profondo,
il percorso del personaggio tra ricerca e perdizione,
tra demoniaco e divino.
Scum, che il traduttore ha reso in italiano
con schiuma, significa anche feccia e in
questa accezione la parola illumina forse ancor meglio
il senso di questo libro che l’autore ha scritto
all’approssimarsi della morte.
Nato in Polonia esattamente cento anni fa presso una
comunità ebraica di lingua yiddish, Singer
emigrò alla metà degli anni Trenta negli
Stati Uniti per sfuggire alla persecuzione nazista
del suo popolo e d’allora ha sempre cercato
di far rivivere quella cultura in via d’estinzione
attraverso la propria opera. In questo romanzo in
particolar modo il ritorno alla terra madre diventa
tema e metafora di una ricerca interiore.
In un’intervista concessa negli anni Settanta
ad un altro scrittore ebreo-americano, Philip Roth,
Singer, rievocando il suo arrivo a New York, dichiarò:
“In quel momento la Polonia mi sembrò
così lontana! Quando una persona che ti è
molto vicina muore, nelle prime settimane dopo la
morte ti è molto lontana, lontana quanto può
esserlo una persona vicina; solo con gli anni si va
avvicinando, finché puoi quasi viverci insieme.
È quello che è accaduto a me. La Polonia,
la vita ebraica in Polonia, mi sono più vicine
adesso di quanto lo fossero allora”.
Max Barabander, ebreo polacco emigrato in Argentina,
torna dopo venti anni, nei primi anni del secolo,
a Varsavia per visitare la tomba dei genitori e per
cercare di dare un senso alla propria vita. Ha ormai
quarantasette anni, ma la morte improvvisa del figlio
ha introdotto una discontinuità nel percorso
della sua esistenza.
La moglie, rimasta a Buenos Aires, sconvolta dalla
perdita si chiude in sé e smarrisce il senno,
mentre Max, ex malavitoso ed ora uomo ricco, vuole
essere artefice del proprio destino e si mette alla
ricerca di una donna che possa risvegliare la sua
sessualità da tempo sopita e dargli una nuova
vita.
“Da quando suo figlio era morto, Max pensava
spesso alla morte. Se un giovane di diciassette anni
può accusare un mal di testa e, dieci minuti
dopo, esalare l’ultimo respiro, ebbene, l’esistenza
dell’uomo non vale una boccata di fumo”.
La quete intrapresa per cercare di scorgere
tra il “fumo” dell’esistenza una
direzione, lo porterà ad affondare le mani
nella feccia e ad inabissarsi nelle sabbie mobili
del versante corrotto dell’umanità.
Continuamente combattuto tra la sua naturale inclinazione
al malaffare e una nuova esigenza di “santità”,
Max ritorna nel quartiere della sua infanzia e si
trova invischiato in una realtà brulicante
di prostitute e lenoni, inganni e corruzione.
Non che l’umanità sia consegnata completamente
al demoniaco e al male; anche in questo ghetto, tra
sordide taverne e puzzo di pesce affumicato, il bene
fa capolino, rappresentato dal rabbino e la sua famiglia
e dalle reminiscenze dei genitori, esempi di rettitudine
e, quando erano in vita, prodighi di positivi insegnamenti.
Max ascolta il richiamo dei padri, ma non sa accoglierli
e alla fine non si recherà neanche alle loro
sepolture; osserva ammirato la famiglia del rabbino
ed è tentato di seguirne l’esempio, di
sposare addirittura la figlia del “sant’uomo”,
ma alla fine preferirà seguire un’ex
prostituta fino al compimento del suo destino, destino
continuamente vissuto in ripetuti incubi notturni.
Era già segnata la sua strada? Era predestinato
a quella fine Max? Non è detto. L’uomo
assume la responsabilità delle sue scelte,
ci dice Singer.
L’uomo è solo, è reso solo dalle
scelte che deve continuamente compiere tra il bene
e il male. Il libero arbitrio, grande tema della narrativa
singeriana, determina la concreta possibilità
della perdizione, ma anche quella dell’esito
positivo.
Singer non traccia cammini sicuri, non indica soluzioni.
L’uomo è terribilmente solo con la propria
libertà e il suo peso schiacciante, e con questa
può perdersi o ritrovarsi, in un orizzonte
spalancato al possibile.
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