"In
tutta coscienza, porteremo a Venezia i più
grandi film dell'anno". Marco Müller, il
nuovo direttore artistico della Mostra del cinema,
se la canta e se la suona, senza falsa modestia. Ma
non ha tutti i torti, almeno a giudicare dal programma
nutrito - e tuttavia gestibile, dal punto di vista
di critici e spettatori - che è stato presentato
alla stampa a fine luglio, e che sembra un capolavoro
di equilibrio - o equilibrismi? - fra esigenze commerciali
e sperimentazione artistica.
A leggere la lista dei titoli presenti nelle sezioni
principali - In concorso, Orizzonti (che
sostituisce Controcorrente, ed è "un punto
di vista provvisorio sulle nuove tendenze del cinema")
e Mezzanotte ("il cinema di alta spettacolarità")
- si ha la netta sensazione che Müller e soci
si siano seduti attorno a un tavolo armati di bilancino,
a calcolare esattamente il numero di Paesi rappresentati
e le proporzioni fra film di cassetta e film di nicchia
e supernicchia, abbastanza oscuri da far contenti
anche quei critici severi che dicono di preferire
oscuri film tailandesi ai blockbuster americani (ma
poi te li ritrovi accanto alle proiezioni notturne
dei kolossal yankee). In questa edizione della Mostra
c'è anche spazio per la sperimentazione tecnologica,
con grande attenzione al digitale come strumento di
innovazione creativa e di democratizzazione dell'industria
cinematografica.
"Abbiamo
cercato di muoverci in avanti, ma a 360 gradi",
ha detto Müller. E noi proviamo, a scatola ancora
parzialmente chiusa, a scoprire in quali direzioni
si sia mosso, e a individuare le aree di interesse
di questa 61esima edizione della mostra, seguendo
le esplicite indicazioni del suo direttore.
I NUMERI - 1900 i titoli visionati per la selezione,
30 i Paesi rappresentati, 71 i lungometraggi, di cui
21 In concorso ("ne volevamo solo 60, ma poi
abbiamo ceduto alla passione per il buon cinema e
abbiamo allargato le maglie"), 3 opere a testa
In concorso per Italia, Francia e Stati Uniti
(i più rappresentati in questa sezione), 4
film dell'Estremo Oriente in lizza per il Leone d'oro,
4 i mesi che ha avuto a disposizione Müller per
mettere a punto il suo programma, "di cui uno
se ne è andato per discutere l'incompatibilità
del mio ruolo di produttore con quello di direttore"
- il che non gli ha impedito di "fare prenotazioni
a tappeto", come ha detto Irene Bignardi con
una nota polemica nel presentare il programma di Locarno
57, aggiungendo: "Altri festival dopo di noi
si avvantaggeranno dei buoni film che non hanno potuto
trovare spazio in Laguna".
I
MAESTRI - Ce ne sono moltissimi, tanto in competizione
quanto al di fuori delle due sezioni principali. In
concorso per il Leone d'oro c'è Wim Wenders,
con La terra dell'abbondanza, fuori concorso
c'è il trio Michelangelo Antonioni, Wong Kar-Wai
e Steven Soderbergh con l'attesissimo Eros,
ci sono i nuovi film di Claude Chabrol, Manoel De
Oliveira (che sarà insignito - finalmente!
- del Leone d'oro alla carriera) e Steven Spielberg,
che con il suo Terminal inaugurerà la kermesse.
GLI ALTRI GRANDI REGISTI - Gianni Amelio e Mike Leigh,
Amos Gitai e Mira Nair, già vincitrice del
Leone d'Oro con Monsoon Wedding, ma anche
nomi relativamente nuovi ed eccitanti come François
Ozon, Alejandro Amenabar e Todd Solondz, partecipano
tutti nella sezione In concorso. Nella sezione
Orizzonti alcune grandi speranze, come l'indipendente
americano Gregg Araki e l'argentino Alejandro Agresti.
Molti i registi di qualità fuori concorso,
soprattutto americani: fra tutti spiccano Jonathan
Demme, Michael Mann e Spike Lee, che fa anche parte
della giuria che assegnerà il Leone d'Oro in
questa edizione della Mostra.
GLI
ITALIANI - Con 20 titoli sparsi nelle varie sezioni
del festival, sono in assoluto il gruppo maggiormente
rappresentato a Venezia, con buona pace di chi credeva
che l'italo-svizzero Müller, ex direttore artistico
del festival di Locarno e produttore di film provenienti
dai Paesi del Terzo mondo, avrebbe privilegiato gli
stranieri, e in particolare gli asiatici. Tre i titoli
In concorso: Le chiavi di casa di
Gianni Amelio, basato sul romanzo autobiografico "Nati
due volte" di Giuseppe Pontiggia, Ovunque
sei di Michele Placido e Lavorare con lentezza
di Guido Chiesa (prodotto dalla Fandango di Domenico
Procacci, che Müller ha definito pubblicamente
"il più illuminato d'Italia"). Altri
tre italiani nella sezione Orizzonti: Vento
di terra, opera seconda di Vincenzo Marra (dopo
Tornando a casa, che a Venezia vinse il premio della
Settimana della critica), Te lo leggo negli occhi
di Valia Santella (prodotto da Nanni Moretti, che
vi appare in un cammeo) e Saimir di Francesco
Munzi.
Fuori concorso il già citato Eros
con il segmento diretto da Antonioni, L'amore
ritrovato di Carlo Mazzacurati, Come inguaiammo
il cinema italiano - La storia di Franco e Ciccio
di Ciprì e Maresco e Il resto di niente
di Antonietta De Lillo. Nella sezione Mezzanotte
infine figurano il thriller di Eros Puglielli Occhi
di cristallo con Luigi Lo Cascio e Volevo
solo dormirle addosso di Eugenio Cappuccio con
Giorgio Pasotti. Invece i produttori di Nel mio
amore, il primo film da regista di Susanna Tamaro,
non ne hanno accettato la collocazione nella sezione
Fuori Concorso-Eventi, dunque il film sarà
presentato ai primi di settembre in occasione di una
grande iniziativa della Comunità di Sant'Egidio.
La presenza degli italiani al Lido non si limita a
registi e interpreti dei film presenti nelle varie
sezioni: fra i giurati di In concorso ci sono Mimmo
Calopresti e il montatore Pietro Scalia (finalmente
un montatore in giuria! e uno che ha vinto due Oscar,
per JFK e Black Hawk Down), e Fiorella Infascelli
è membro della giuria della sezione Venezia
digitale. Allo scenografo Dante Ferretti è
stato affidato il compito di "portare simbolicamente
all'esterno la storia del cinema custodita finora
all'interno del Palazzo", come ha detto Müller,
e l'architetto Matteo Thun ha ideato un grande schermo,
alto 11 metri, che coprirà la facciata del
Palazzo del cinema con una pellicola traslucida.
IL CINEMA DIGITALE - In questa sezione gli italiani
giganteggiano con ben sette film, tra i quali anche
un cortometraggio: due in competizione - La vita
è breve ma la giornata è lunghissima
di Lucio Pellegrini e Gianni Zanasi e Un silenzio
particolare di Stefano Rulli - e cinque come
eventi - Bellissime di Giovanna Gagliardo,
Colpi di Luce di Matteo Spinola, Stefano
Della Casa e Francesca Calvelli, L'ora della lucertola
di Mimmo Calopresti, Cuoco contadino di Luca
Guadagnino e Killer Shrimps di Piero Golia.
Direttore della giuria è Mike Figgis, uno che
di nuove tecnologie se ne intende: suo uno dei primi
lungometeraggi "firmati" interamente in
digitale, Time Code.
IL CINEMA D'ANIMAZIONE - La novità principale
è la partecipazione In concorso, per
la prima volta nella storia della Mostra del cinema
di Venezia, del cartoon Howl's Moving Castle
di Hayao Miyazaki, l'autore giapponese già
premio Oscar per La città incantata. Altro
film evento, ma fuori concorso, è Shark
Tale della DreamWorks, che aveva portato all'ultima
edizione del festival di Cannes (in concorso) il suo
Shrek 2. E la sigla del festival è
stata realizzata da William Kentridge, il maggior
artista sudafricano di cinema d'animazione.
IL SUDAFRICA - Il principale gesto politico Müller
l'ha fatto proprio rendendo omaggio al decennale della
fine dell'apartheid in Sudafrica, non solo attraverso
la sigla del festival di Kentridge, ma anche attraverso
i due film sudafricani presenti nella sezione Orizzonti:
Yesterday di Darrell James Roodt e Zulu
Love Letter di Ramadam Suleman. Per non farci
dimenticare il suo passato di produttore prima per
Fabrica e poi per Downtown Pictures.
L'ESTREMO ORIENTE - Se numericamente Müller ha
cercato di non sommergere la Mostra di titoli provenienti
dal Sudest asiatico a lui così caro, i nomi
presenti nelle varie sezioni sono di primissima scelta,
e faranno felici gli estimatori della cinematografia
orientale. In concorso ci sono Café Lumière
del cinese Hou Hsiao-Hsien e Ha-ryu-in-saeng
del coreano IM Kwon-taek, entrambi beniamini dei festival
europei, più il già citato Howl's
Moving Castle di Hayao Miyazaki. Nella sezione
Orizzonti un solo nome, ma di altissima qualità:
Shinya Tsukamoto, il regista giapponese di A Snake
of June, che a Venezia presenta il suo Vital.
Ma la vera chicca rischia di essere quella che passerà
nella sezione Mezzanotte: si tratta di Three...
Extremes, diretto da un trio "estremo"
che da solo può raccontare il nuovo cinema
del Far East: il coreano Park Chan-wook, il giapponese
Miike Takashi e Fruit Chan, il regista di Hong Kong
che due anni fa scandalizzò - ma anche estasiò
- il pubblico di Venezia con il suo Public Toilet,
interamente girato nei bagni pubblici del suo Paese.
A Mezzanotte anche La principessa del monte,
del malese Ledang Saw Teong Hin. Due asiatici in giuria:
In concorso la produttrice di Taiwan Xu Feng;
in Venezia digitale il produttore giapponese
Shozo Ichiyama.
LE STAR - "Oltre l'80% degli interpreti dei
film che partecipano alla Mostra saranno presenti
al Lido", ha annunciato Marco Müller, e
anche qui non le ha sparate grosse. Ci saranno davvero
(quasi) tutti, da Nicole Kidman, protagonista di Birth
di Jonathan Glazer (a sorpresa In concorso)
a Tom Cruise, prim'attore in Collateral di
Michael Mann; da Tom Hanks che apre le cerimonie con
Terminal di Steven Spielberg (ma che non
avrà accanto la coprotagonista Catherine Zeta-Jones,
impegnata nelle riprese del seguito di Zorro)
ad Al Pacino, star di Il mercante di Venezia
di Michael Radford, affiancato da Jeremy Irons e Joseph
Fiennes; da Johnny Depp, protagonista di J.M.
Barry's Neverland, film biografico sull'inventore
di Peter Pan interpretato anche da Kate Winslet, Julie
Christie e Dustin Hoffman a Denzel Washington (anche
star del thriller Man on Fire) e Meryl Streep,
protagonisti di The Manchurian Candidate
di Jonathan Demme, remake del thriller diretto nel
'62 da John Frankenheimer con Frank Sinatra (conosciuto
- ahimé, poco) in Italia col titolo Và
e uccidi; da Jude Law e Gwyneth Paltrow, protagonisti
di Sky Captain and the World of Tomorrow,
a Colin Farrell in per Una casa alla fine del mondo,
ispirato all'omonimo romanzo di Michael Cunningham
(quello di The hours).
La giuria basterebbe da sola ad attizzare la curiosità
dei cacciatori di star: ne fanno parte il già
citato Spike Lee e Scarlett Johansson (al festival
anche come interprete con John Travolta di A Love
Song for Bobby Long), più l'ultima arrivata
(in giuria, non nel mondo del cinema) Helen Mirren,
grande interprete inglese due volte nominata all'Oscar
(per Gosford Park e La pazzia di Re Giorgio).
Quentin Tarantino sarà il testimonial della
retrospettiva "Storia segreta del cinema italiano";
Robert De Niro e Martin Scorsese presenteranno Shark
Tale, al quale hanno prestato le proprie voci
e per il quale arriveranno a Venezia anche Angelina
Jolie e Will Smith. Infine George Clooney sarà
al Lido in qualità di produttore del thriller
Criminal (nella sezione Orizzonti):
no Clooney, no party.
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