259 - speciale agosto 2004


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Le vie dell’arte
Lorenzo Stracquadanio

Immaginando di compiere un lungo viaggio attraverso il vecchio continente, scopriamo quali sono le principali mostre che caratterizzano il panorama europeo di questa stagione estiva già iniziata.
Appena oltrepassati i confini guardiamo verso l’Austria dove troviamo due interessanti mostre, entrambe presso la Galleria Albertina di Vienna. La prima, Michelangelo e il suo tempo (fino al 26 ottobre), è un’ampia esposizione che raccoglie quasi cento opere e descrive il percorso artistico di Michelangelo dal 1490 al 1564: dall’alto Rinascimento sino al Manierismo. La seconda, Pop Art & Minimalismus (sino al 29 agosto), comprende opere di grandi maestri come Andy Wahrol, Tom Wesselmann, Roy Lichtenstein, Robert Rauschenberg che, intorno agli anni Sessanta del secolo, volsero la loro attenzione alla società dei consumi e ai suoi oggetti-simbolo, alle trasformazioni cui è sottoposta l’immagine nel trattamento meccanico-industriale e ai suoi effetti sull’arte contemporanea, così come noti rappresentanti dell’arte minimale come Donald Judd, Richard Serra o Agnes Martin.

Per chi volesse recarsi nella vicina Germania, segnaliamo la mostra Im Garten von Max Liebermann presso la Hamburger Kunsthalle di Amburgo che offre ai suoi visitatori - sino al 26 settembre - la possibilità di vedere, riuniti insieme per la prima volta, più di ottanta fra quadri e pastelli nei quali l’artista tedesco ha ritratto suggestivi scorci del suo giardino, nella sua residenza estiva presso il lago Wannsee. La dimora fu per Liebermann un luogo di rifugio dove poté dedicarsi interamente alla pittura. Allo scoppio della prima guerra mondiale, infatti, che gli impedì di compiere i suoi annuali viaggi in Olanda, l’abitazione sul lago divenne permanente durante i mesi estivi. Fu qui che, intorno all’inizio degli anni trenta, completò più di duecento studi e dipinti di tema naturale, compiendo inoltre numerosi ritratti familiari.

Nella capitale tedesca il Martin-Gropius-Bau di Berlino dedica, fino al 15 agosto, un’interessante retrospettiva a Henry Cartier-Bresson, uno dei più celebri fotografi del Novecento, che ha ritratto nelle sue istantanee quasi un secolo di storia: dagli ultimi momenti della Cina di Mao alla condizione degli Indiani sotto il dominio britannico, ma anche grandi personalità della politica e della letteratura, come Gandhi o Faulkner. La mostra comprende più di 350 fra le più importanti fotografie di un artista che fu testimone del ventesimo secolo, con le sue rivoluzioni politiche, economiche e artistiche. Bresson ha sempre visto la fotografia come un’attività per fissare “frammenti di verità”; da qui la volontà di compiere reportage in ogni angolo del mondo, dal Nord America sino al Pakistan, fornendo una testimonianza autentica e viva della realtà contemporanea. L’esposizione presenta, oltre alle foto del grande artista francese, numerosi altri materiali quali libri, monografie, disegni e ricordi personali.

Spostandoci a ovest, in Francia, il celebre Museo D'Orsay
di Parigi, accoglie nelle sue sale, sino al 5 settembre, numerosi quadri del paesaggista olandese Johan Barthlod Jongkind (1819-1891) che, fin dalla sua prima formazione pittorica, all’Aja, studiò la tradizione paesaggistica fiamminga, in special modo Rembrandt. Dopo essersi trasferito in Francia, compì numerosi viaggi in Normandia, rimanendo affascinato dalla natura selvaggia e incontaminata di quei luoghi. Conobbe Monet, Manet e Boudin, intrecciando così la propria esperienza con quella degli impressionisti. Recatosi a Parigi, realizzò alcune vedute – tra cui La Senna e Notre-Dame de Paris, 1864 - e numerosi acquerelli. I quadri di Jongkind possiedono un innato senso del colore e della luce, a cui va aggiunta un’attenta disposizione delle masse e la leggerezza delle pennellate, che rivelano la maestria dell’artista con la tecnica dell’acquerello. Elementi che saranno poi rielaborati dagli impressionisti e da Monet in particolare che affermò nei suoi riguardi: “egli è stato il mio vero maestro e a lui io devo l’educazione finale del mio occhio artistico”.

Rimanendo sempre a Parigi, il museo Mairie du 5ème arrondissement de Paris, sito nella splendida cornice di Place du Panthèon, espone fino al 3 ottobre, un centinaio di stampe provenienti da alcuni dei maggiori cicli, in particolare quello dedicato alle Storie della Vergine, realizzati da Albrecht Dürer (1471-1528), uno dei più importanti esponenti del rinascimento europeo. Le sue opere, tra cui numerose incisioni, rappresentano temi di carattere prevalentemente religioso, dense di scene mitologiche e simboli mistici.

Ancora un passo e siamo in Olanda, terra degli impressionisti, il Van Gogh Museum, dedica una mostra al pittore francese Edouard Manet (1832-1883): Edouard Manet. Impressies van de zee (sino al 26 settembre), che comprende una trentina di vedute marine alle quali l’artista si interessò dal 1864, quando realizzò La battaglia del Kearsarge e dell’Alabama, ispirato ad un episodio della guerra civile americana. I dipinti si distinguono per la sapienza con la quale Manet trasmette la fluidità e la trasparenza dell’acqua, per le insolite prospettive e l’utilizzo di una tavolozza scura, in contrasto con il canone impressionista.

Attraversando lo stretto della Manica approdiamo in Inghilterra e precisamente a Londra, dove si svolgono due mostre degne d’attenzione: Russian landscape in the age of Tolstoj (sino al 12 settembre) presso la National Gallery, nella famosa Trafalgar Square e Tamara de Lempicka: Art Deco Icon, presso le gallerie Sackler della Royal Academy (fino al 30 agosto). La prima rassegna, realizzata in collaborazione con il Groningen Museum, espone le opere dei maggiori paesaggisti russi del diciannovesimo secolo – tra cui Venetsianov, Shishkin, Levitan e Kuindzhi - dove la natura, in tutte le sue molteplici sfumature, è unica protagonista: ampie vallate ricoperte da una vegetazione rigogliosa, orizzonti senza fine, montagne innevate, boschi di betulle. Questi i soggetti principali che permettono al visitatore di immergersi in un’atmosfera e in un’epoca lontana, di cui Tolstoj ci fornisce sublimi descrizioni nei suoi romanzi e dalla quale egli stesso trasse linfa e ispirazione. La seconda mostra offre ai visitatori la possibilità di ammirare le opere di Tamara Grosz – detta Lempicka – vissuta a cavallo fra le due guerre mondiali e attiva a Parigi all’epoca in cui la capitale francese era il punto di riferimento nel panorama artistico mondiale. I suoi quadri, tra cui numerosi ritratti, possiedono la capacità di catturare l’essenza modernista e lo spirito dell’Art Deco, attraverso una sapiente combinazione di opulenza e decadenza, trasmettendo all’osservatore il senso di declino e disfacimento della belle Epoque, nella quale visse l’artista polacca.

In Spagna, Barcellona è sempre un punto di riferimento nel contesto artistico europeo e in questa stagione propone una rassegna sul Manifesto Giallo. Dalì, Gasch, Montanyà e l’antiarte (sino al 26 settembre). Organizzata dalla Fondazione Joan Mirò, la mostra fa parte di una lunga retrospettiva dedicata a Dalì, in occasione del centenario della sua nascita, e presenta un centinaio di lavori fra dipinti, disegni, oggetti e documenti inediti. Il Manifesto Giallo fu scritto dall’artista con l’aiuto del critico d’arte Sebastià Gasch e del critico letterario Lluis Montanyà e venne pubblicato nel marzo del 1928, costituendo uno dei contributi più rilevanti per l’avanguardia storica catalana e per l’intera Spagna. Esso rappresentava un deliberato e provocatorio attacco alle convenzioni e alla cultura ufficiale dell’epoca, denunciando lo stato di degrado in cui versava la cultura e ponendosi come ultimo baluardo in difesa del Futurismo e del Cubismo, di cui Dalì subì l’influenza.

E dopo tanto girare per le vie dell’Europa torniamo a casa e, rimesso piede in Italia, il punto di riferimento di quest’anno è senz’altro Genova, capitale della cultura per il 2004. Le rassegne attive nella città sono naturalmente numerosissime e tutte degne d’attenzione. Una fra queste è dedicata al celebre architetto italiano Renzo Piano – autore del noto Centro Pompidou a Parigi, del recente Auditorium della musica a Roma, solo per citarne alcuni – del quale vengono esposti disegni, schizzi, progetti, fotografie, modelli al computer e tanto altro. La mostra si svolge nel Museo Luzzati, presso il porto antico di Genova, sino al 30 ottobre. L’elemento che contraddistingue la rassegna è la creazione del Renzo Piano Building Workshop, uno spazio lavorativo e creativo comune entro il quale l’architetto elabora i propri progetti, ricreando in tal modo un contesto molto simile alle botteghe rinascimentali, un ambiente fecondo e stimolante dove l’artista concepiva le proprie opere. Sempre a Genova sono esposti nel fastoso Palazzo Reale, Teatro del Falcone, una serie di capolavori appartenenti alla collezione Durazzo che danno vita, sino al 3 ottobre, alla rassegna Da Tintoretto a Rubens. La mostra racconta la storia dei Durazzo – nobile famiglia genovese - tra il 1679 e il 1824, attraverso l’esposizione di oltre 180 opere tra dipinti su tela e tavola, sculture, libri a stampa, manoscritti, lettere, disegni e stampe.

 





 

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