Immaginando
di compiere un lungo viaggio attraverso il vecchio
continente, scopriamo quali sono le principali mostre
che caratterizzano il panorama europeo di questa stagione
estiva già iniziata.
Appena oltrepassati i confini guardiamo verso l’Austria
dove troviamo due interessanti mostre, entrambe presso
la Galleria
Albertina di Vienna. La prima, Michelangelo e
il suo tempo (fino al 26 ottobre), è un’ampia
esposizione che raccoglie quasi cento opere e descrive
il percorso artistico di Michelangelo dal 1490 al
1564: dall’alto Rinascimento sino al Manierismo.
La seconda, Pop Art & Minimalismus (sino
al 29 agosto), comprende opere di grandi maestri come
Andy Wahrol, Tom Wesselmann, Roy Lichtenstein, Robert
Rauschenberg che, intorno agli anni Sessanta del secolo,
volsero la loro attenzione alla società dei
consumi e ai suoi oggetti-simbolo, alle trasformazioni
cui è sottoposta l’immagine nel trattamento
meccanico-industriale e ai suoi effetti sull’arte
contemporanea, così come noti rappresentanti
dell’arte minimale come Donald Judd, Richard
Serra o Agnes Martin.
Per
chi volesse recarsi nella vicina Germania, segnaliamo
la mostra Im Garten von Max Liebermann presso
la Hamburger
Kunsthalle di Amburgo che offre ai suoi visitatori
- sino al 26 settembre - la possibilità di
vedere, riuniti insieme per la prima volta, più
di ottanta fra quadri e pastelli nei quali l’artista
tedesco ha ritratto suggestivi scorci del suo giardino,
nella sua residenza estiva presso il lago Wannsee.
La dimora fu per Liebermann un luogo di rifugio dove
poté dedicarsi interamente alla pittura. Allo
scoppio della prima guerra mondiale, infatti, che
gli impedì di compiere i suoi annuali viaggi
in Olanda, l’abitazione sul lago divenne permanente
durante i mesi estivi. Fu qui che, intorno all’inizio
degli anni trenta, completò più di duecento
studi e dipinti di tema naturale, compiendo inoltre
numerosi ritratti familiari.
Nella capitale tedesca il Martin-Gropius-Bau
di Berlino dedica, fino al 15 agosto, un’interessante
retrospettiva a Henry Cartier-Bresson, uno dei più
celebri fotografi del Novecento, che ha ritratto nelle
sue istantanee quasi un secolo di storia: dagli ultimi
momenti della Cina di Mao alla condizione degli Indiani
sotto il dominio britannico, ma anche grandi personalità
della politica e della letteratura, come Gandhi o
Faulkner. La mostra comprende più di 350 fra
le più importanti fotografie di un artista
che fu testimone del ventesimo secolo, con le sue
rivoluzioni politiche, economiche e artistiche. Bresson
ha sempre visto la fotografia come un’attività
per fissare “frammenti di verità”;
da qui la volontà di compiere reportage in
ogni angolo del mondo, dal Nord America sino al Pakistan,
fornendo una testimonianza autentica e viva della
realtà contemporanea. L’esposizione presenta,
oltre alle foto del grande artista francese, numerosi
altri materiali quali libri, monografie, disegni e
ricordi personali.
Spostandoci a ovest, in Francia, il celebre Museo
D'Orsay
di Parigi, accoglie nelle sue sale, sino al 5 settembre,
numerosi quadri del paesaggista olandese Johan Barthlod
Jongkind (1819-1891) che, fin dalla sua prima formazione
pittorica, all’Aja, studiò la tradizione
paesaggistica fiamminga, in special modo Rembrandt.
Dopo essersi trasferito in Francia, compì numerosi
viaggi in Normandia, rimanendo affascinato dalla natura
selvaggia e incontaminata di quei luoghi. Conobbe
Monet, Manet e Boudin, intrecciando così la
propria esperienza con quella degli impressionisti.
Recatosi a Parigi, realizzò alcune vedute –
tra cui La Senna e Notre-Dame de Paris, 1864
- e numerosi acquerelli. I quadri di Jongkind possiedono
un innato senso del colore e della luce, a cui va
aggiunta un’attenta disposizione delle masse
e la leggerezza delle pennellate, che rivelano la
maestria dell’artista con la tecnica dell’acquerello.
Elementi che saranno poi rielaborati dagli impressionisti
e da Monet in particolare che affermò nei suoi
riguardi: “egli è stato il mio vero maestro
e a lui io devo l’educazione finale del mio
occhio artistico”.
Rimanendo sempre a Parigi, il museo Mairie
du 5ème arrondissement de Paris, sito nella
splendida cornice di Place du Panthèon, espone
fino al 3 ottobre, un centinaio di stampe provenienti
da alcuni dei maggiori cicli, in particolare quello
dedicato alle Storie della Vergine, realizzati
da Albrecht Dürer (1471-1528), uno dei più
importanti esponenti del rinascimento europeo. Le
sue opere, tra cui numerose incisioni, rappresentano
temi di carattere prevalentemente religioso, dense
di scene mitologiche e simboli mistici.
Ancora un passo e siamo in Olanda, terra degli impressionisti,
il Van
Gogh Museum, dedica una mostra al pittore francese
Edouard Manet (1832-1883): Edouard Manet. Impressies
van de zee (sino al 26 settembre), che comprende
una trentina di vedute marine alle quali l’artista
si interessò dal 1864, quando realizzò
La battaglia del Kearsarge e dell’Alabama,
ispirato ad un episodio della guerra civile americana.
I dipinti si distinguono per la sapienza con la quale
Manet trasmette la fluidità e la trasparenza
dell’acqua, per le insolite prospettive e l’utilizzo
di una tavolozza scura, in contrasto con il canone
impressionista.
Attraversando lo stretto della Manica approdiamo in
Inghilterra e precisamente a Londra, dove si svolgono
due mostre degne d’attenzione: Russian landscape
in the age of Tolstoj (sino al 12 settembre)
presso la National
Gallery, nella famosa Trafalgar Square e Tamara
de Lempicka: Art Deco Icon, presso le gallerie Sackler
della Royal Academy (fino al 30 agosto). La prima
rassegna, realizzata in collaborazione con il Groningen
Museum, espone le opere dei maggiori paesaggisti russi
del diciannovesimo secolo – tra cui Venetsianov,
Shishkin, Levitan e Kuindzhi - dove la natura, in
tutte le sue molteplici sfumature, è unica
protagonista: ampie vallate ricoperte da una vegetazione
rigogliosa, orizzonti senza fine, montagne innevate,
boschi di betulle. Questi i soggetti principali che
permettono al visitatore di immergersi in un’atmosfera
e in un’epoca lontana, di cui Tolstoj ci fornisce
sublimi descrizioni nei suoi romanzi e dalla quale
egli stesso trasse linfa e ispirazione. La seconda
mostra offre ai visitatori la possibilità di
ammirare le opere di Tamara Grosz – detta Lempicka
– vissuta a cavallo fra le due guerre mondiali
e attiva a Parigi all’epoca in cui la capitale
francese era il punto di riferimento nel panorama
artistico mondiale. I suoi quadri, tra cui numerosi
ritratti, possiedono la capacità di catturare
l’essenza modernista e lo spirito dell’Art
Deco, attraverso una sapiente combinazione di opulenza
e decadenza, trasmettendo all’osservatore il
senso di declino e disfacimento della belle Epoque,
nella quale visse l’artista polacca.
In Spagna, Barcellona è sempre un punto di
riferimento nel contesto artistico europeo e in questa
stagione propone una rassegna sul Manifesto Giallo.
Dalì, Gasch, Montanyà e l’antiarte
(sino al 26 settembre). Organizzata dalla Fondazione
Joan Mirò, la mostra fa parte di una lunga
retrospettiva dedicata a Dalì, in occasione
del centenario della sua nascita, e presenta un centinaio
di lavori fra dipinti, disegni, oggetti e documenti
inediti. Il Manifesto Giallo fu scritto dall’artista
con l’aiuto del critico d’arte Sebastià
Gasch e del critico letterario Lluis Montanyà
e venne pubblicato nel marzo del 1928, costituendo
uno dei contributi più rilevanti per l’avanguardia
storica catalana e per l’intera Spagna. Esso
rappresentava un deliberato e provocatorio attacco
alle convenzioni e alla cultura ufficiale dell’epoca,
denunciando lo stato di degrado in cui versava la
cultura e ponendosi come ultimo baluardo in difesa
del Futurismo e del Cubismo, di cui Dalì subì
l’influenza.
E dopo tanto girare per le vie dell’Europa torniamo
a casa e, rimesso piede in Italia, il punto di riferimento
di quest’anno è senz’altro Genova,
capitale della cultura per il 2004. Le rassegne attive
nella città sono naturalmente numerosissime
e tutte degne d’attenzione. Una fra queste è
dedicata al celebre architetto italiano Renzo
Piano – autore del noto Centro Pompidou
a Parigi, del recente Auditorium della musica a Roma,
solo per citarne alcuni – del quale vengono
esposti disegni, schizzi, progetti, fotografie, modelli
al computer e tanto altro. La mostra si svolge nel
Museo Luzzati, presso il porto antico di Genova, sino
al 30 ottobre. L’elemento che contraddistingue
la rassegna è la creazione del Renzo Piano
Building Workshop, uno spazio lavorativo e creativo
comune entro il quale l’architetto elabora i
propri progetti, ricreando in tal modo un contesto
molto simile alle botteghe rinascimentali, un ambiente
fecondo e stimolante dove l’artista concepiva
le proprie opere. Sempre a Genova sono esposti nel
fastoso Palazzo Reale, Teatro del Falcone, una serie
di capolavori appartenenti alla collezione Durazzo
che danno vita, sino al 3 ottobre, alla rassegna Da
Tintoretto a Rubens. La mostra racconta la storia
dei Durazzo – nobile famiglia genovese - tra
il 1679 e il 1824, attraverso l’esposizione
di oltre 180 opere tra dipinti su tela e tavola, sculture,
libri a stampa, manoscritti, lettere, disegni e stampe.
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