
Fra
i film presenti in concorso all'ultimo Festival di Cannes,
la sorpresa è stata
The Edukators del
ventottenne Hans Weingartner, non solo perché
si è trattato del primo film tedesco a concorrere
nella sezione principale dopo undici anni di assenza,
ma anche perché
The Edukators è
un film intelligente ma non cerebrale, con una trama
complessa ma comprensibile e dialoghi tanto credibili
quanto poetici (quale regista, al giorno d'oggi, oserebbe
mettere in bocca a un suo personaggio la frase "Ogni
cuore è una cellula rivoluzionaria"?). Un
piccolo miracolo, insomma, soprattutto all'interno della
cinematografia tedesca, che è spesso passata
dagli ermetismi dei grandi maestri ai film d'azione
in stile americano.
The Edukators è invece un film profondamente
europeo, forse ancor più che tedesco, tanto
che è stato spesso paragonato a Jules e
Jim di Francois Truffaut, complice la trama che
narra di un triangolo amichevole-amoroso fra tre giovani
- due ragazzi e una ragazza - animati da grandi ideali
e accomunati da una visione della vita più
ampia e alta di quella concessa dai tempi e dalle
circostanze. Se i tempi e le circostanze in Jules
e Jim non sono quelli della Parigi anni '20 (com'era
in Jules et Jim) ma quelli della Berlino circa 2004.
E questo fa di The Edukators un film estremamente
attuale, uno dei pochi ad affrontare in modo esplicito,
diretto e socratico temi scottanti come la diffusione
del movimento no-global, il cinico riciclo di tanti
terroristi anni '70, i crollo delle grandi ideologie
e la fatica dei giovani per rimpiazzarle con qualcosa
di vero.
In
questo senso, The Edukators funziona assai meglio
- ed è molto più coraggioso - di un
altro film europeo di recente memoria i cui protagonisti
erano due ragazzi e una ragazza alle prese con le
grandi ideologie (lì si trattava del '68 francese):
The Dreamers di Bernardo Bertolucci. Tanto
il film di Bertolucci era estetizzante e nostalgico,
tanto The Edukators è realista e senza
fronzoli (in questo senso, molto tedesco), nudo e
crudo, e per questo efficace.
Anche il casting è di The Edukators
è assai più azzeccato di quello di The
Dreamers: attori migliori e soprattutto facce
riconoscibili dai giovani invece che mitizzate dalla
cinepresa. Al centro del film c'è Daniel Bruehl,
il giovane protagonista di Goodbye, Lenin!,
oggi in procinto di diventare un divo internazionale
(il suo prossimo film sarà una megaproduzione
hollywoodiana) ma ancora orgogliosamente europeo,
anzi, simbolo di questa nuova europa comunitaria in
cui si può nascere a Barcellona e farsi un
nome in Germania (come ha fatto Daniel Bruehl), per
poi recitare ovunque in Europa. Una vera Eurostar,
come vengono chiamati i pochi attori che riescono
a sfondare in ambito comunitario. La somiglianza fra
Bruehl e Oskar Werner, austriaco diventato una star
europea negli anni Sessanta, nonché coprotagonista
proprio di Jules et Jim, è commovente.
Accanto a lui la giovane Julia Jentsch, del tutto
credibile nei panni di una brava ragazza socialmente
impegnata che paga carissimo un errore di gioventù
- no, non una molotov in un consolato, ma un incidente
d'auto, nel quale ha avuto la sfortuna di ridurre
in pezzi la Mercedes di un riccone i cui avvocati
le si sono attaccati alle calcagna. Chiude il terzetto
l'attore croato Stipe Erceg, bello da fotoromanzo
ma assai più profondo e ricco di sfumature
di quanto non faccia sospettare il suo viso cesellato.
C'è infine un altro personaggio, assai più
inquietante dei tre giovani idealisti: è il
ricco proprietario della Mercedes, interpretato magistralmente
da Burghart Klaussner, che ha trascorsi brigatisti
e molto da farsi perdonare (ma nessuna voglia di fare
ammenda). Perché alla fine la riflessione più
importante contenuta in The Edukators è
quella fra presente e passato di una Germania che,
come tutta l'Europa, ha attraversato la fine degli
anni Sessanta e l'inizio dei Settanta sull'onda dell'entusiasmo
ideologico per poi sopravvivere alle sue delusioni.
Ai figli di quell'epoca è toccato il fardello
di un mondo più cinico e disincantato, e la
sfida di impegnarsi umanamente prima ancora che politicamente
nel contrastare la perdità di identità
dell'Europa nel grande mare della globalizzazione
economica e culturale.
Non vi diciamo quello che succede nel film, la cui
trama è ricca di colpi di scena, ma vi raccontiamo
la premessa: due ragazzi si dedicano a gesti di ribellione
poetica, entrando nelle case più ricche di
Berlino e... spostando tutti i mobili, senza portare
via nulla, ma lasciando dietro di sé un biglietto
che dice: "I vostri giorni di abbondanza sono
finiti". Una provocazione artistica, come il
film di Weingartner, che fa ridere e commuovere proprio
mentre ci costringe a pensare.
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