258 - 31.07.04


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Una piccola rivoluzione, un grande film
Paola Casella

Fra i film presenti in concorso all'ultimo Festival di Cannes, la sorpresa è stata The Edukators del ventottenne Hans Weingartner, non solo perché si è trattato del primo film tedesco a concorrere nella sezione principale dopo undici anni di assenza, ma anche perché The Edukators è un film intelligente ma non cerebrale, con una trama complessa ma comprensibile e dialoghi tanto credibili quanto poetici (quale regista, al giorno d'oggi, oserebbe mettere in bocca a un suo personaggio la frase "Ogni cuore è una cellula rivoluzionaria"?). Un piccolo miracolo, insomma, soprattutto all'interno della cinematografia tedesca, che è spesso passata dagli ermetismi dei grandi maestri ai film d'azione in stile americano.

The Edukators è invece un film profondamente europeo, forse ancor più che tedesco, tanto che è stato spesso paragonato a Jules e Jim di Francois Truffaut, complice la trama che narra di un triangolo amichevole-amoroso fra tre giovani - due ragazzi e una ragazza - animati da grandi ideali e accomunati da una visione della vita più ampia e alta di quella concessa dai tempi e dalle circostanze. Se i tempi e le circostanze in Jules e Jim non sono quelli della Parigi anni '20 (com'era in Jules et Jim) ma quelli della Berlino circa 2004. E questo fa di The Edukators un film estremamente attuale, uno dei pochi ad affrontare in modo esplicito, diretto e socratico temi scottanti come la diffusione del movimento no-global, il cinico riciclo di tanti terroristi anni '70, i crollo delle grandi ideologie e la fatica dei giovani per rimpiazzarle con qualcosa di vero.

In questo senso, The Edukators funziona assai meglio - ed è molto più coraggioso - di un altro film europeo di recente memoria i cui protagonisti erano due ragazzi e una ragazza alle prese con le grandi ideologie (lì si trattava del '68 francese): The Dreamers di Bernardo Bertolucci. Tanto il film di Bertolucci era estetizzante e nostalgico, tanto The Edukators è realista e senza fronzoli (in questo senso, molto tedesco), nudo e crudo, e per questo efficace.

Anche il casting è di The Edukators è assai più azzeccato di quello di The Dreamers: attori migliori e soprattutto facce riconoscibili dai giovani invece che mitizzate dalla cinepresa. Al centro del film c'è Daniel Bruehl, il giovane protagonista di Goodbye, Lenin!, oggi in procinto di diventare un divo internazionale (il suo prossimo film sarà una megaproduzione hollywoodiana) ma ancora orgogliosamente europeo, anzi, simbolo di questa nuova europa comunitaria in cui si può nascere a Barcellona e farsi un nome in Germania (come ha fatto Daniel Bruehl), per poi recitare ovunque in Europa. Una vera Eurostar, come vengono chiamati i pochi attori che riescono a sfondare in ambito comunitario. La somiglianza fra Bruehl e Oskar Werner, austriaco diventato una star europea negli anni Sessanta, nonché coprotagonista proprio di Jules et Jim, è commovente.

Accanto a lui la giovane Julia Jentsch, del tutto credibile nei panni di una brava ragazza socialmente impegnata che paga carissimo un errore di gioventù - no, non una molotov in un consolato, ma un incidente d'auto, nel quale ha avuto la sfortuna di ridurre in pezzi la Mercedes di un riccone i cui avvocati le si sono attaccati alle calcagna. Chiude il terzetto l'attore croato Stipe Erceg, bello da fotoromanzo ma assai più profondo e ricco di sfumature di quanto non faccia sospettare il suo viso cesellato.

C'è infine un altro personaggio, assai più inquietante dei tre giovani idealisti: è il ricco proprietario della Mercedes, interpretato magistralmente da Burghart Klaussner, che ha trascorsi brigatisti e molto da farsi perdonare (ma nessuna voglia di fare ammenda). Perché alla fine la riflessione più importante contenuta in The Edukators è quella fra presente e passato di una Germania che, come tutta l'Europa, ha attraversato la fine degli anni Sessanta e l'inizio dei Settanta sull'onda dell'entusiasmo ideologico per poi sopravvivere alle sue delusioni. Ai figli di quell'epoca è toccato il fardello di un mondo più cinico e disincantato, e la sfida di impegnarsi umanamente prima ancora che politicamente nel contrastare la perdità di identità dell'Europa nel grande mare della globalizzazione economica e culturale.

Non vi diciamo quello che succede nel film, la cui trama è ricca di colpi di scena, ma vi raccontiamo la premessa: due ragazzi si dedicano a gesti di ribellione poetica, entrando nelle case più ricche di Berlino e... spostando tutti i mobili, senza portare via nulla, ma lasciando dietro di sé un biglietto che dice: "I vostri giorni di abbondanza sono finiti". Una provocazione artistica, come il film di Weingartner, che fa ridere e commuovere proprio mentre ci costringe a pensare.



 

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