Le
statue che popolano in questi giorni i Mercati di Traiano
a Roma sembrano messe lì da secoli, sembrano
appartenere da sempre a quei luoghi che, a partire dal
II secolo a.C., si stendono alle pendici del Quirinale,
a ridosso di Piazza Venezia. Tra gli scavi un'enorme
testa di bronzo, apparentemente un frammento di un Eros
dalle dimensioni ciclopiche sul cui volto il tempo pare
aver disegnato crepe e rotture del metallo. Nella parte
alta dei Mercati alcuni bronzi si affacciano monumentali
verso il basso, portano i nomi di miti antichi, a
ciascuno manca un brandello di corpo, le braccia, una
parte d'ala, i corpi logorati da screpolature. Sembrano
proprio statue che vengono dall'antichità, e
invece, a guardare da vicino, sono tutte opere contemporanee,
realizzate negli ultimi vent'anni dallo scultore polacco
Igor Mitoraj.
E'
una mostra complessa, quella che, dal 24 giugno al
19 settembre, vedrà i Mercati di Traiano trasformati
in un percorso artistico tra le opere di Mitoraj.
E' ricca e complessa perché i marmi e i bronzi
modellati dallo scultore polacco testimoniano una
serie di opposizioni e di dicotomie dietro le quali
si possono scovare mille e mille significati. Ma più
dei concetti e dei contenuti che Mitoraj ha voluto
esprimere con le sue sculture, più della qualità
artistica dei suoi Ikari, delle sue Ifigenie e dei
suoi Tindari - espressa nel catalogo della mostra
da maestri della storia e della critica d'arte quali
Maurizio Calvesi, Costanzo Costantini e Claudio Strinati
- racconteremo la sensazione che il percorso della
mostra romana regala allo spettatore.
Non
parleremo allora di come ogni scultura di Mitoraj
si presenti come una parte mancante a un totale o
come una figura intera privata di alcuni particolari;
non diremo di come il frammento si faccia lo strumento
di espressione della realtà e della bellezza
ideale che queste opere rincorrono.
E non parleremo nemmeno di come il tempo si faccia
protagonista dell'opposizione, forse del dialogo,
tra l'antico e il moderno cui queste sculture danno
materia: ispirato a forme che furono di secoli tanto
lontani da appartenere al mito, ogni soggetto rappresentato
ha il segno della modernità, della contemporaneità,
del tempo eterno dell'età classica e del tempo
tormentato (ancora frammentato) dei giorni nostri.
E ancora eviteremo di inoltrarci in un dedalo di interpretazioni,
per lo più psicanalitiche, che cercano di trovare
significati e motivi dietro la scelta dei soggetti,
dietro le bende che in finissimi panneggi accecano
gli occhi di volti impassibili, dietro i nomi mitici
delle figure rotte, frammentate, spezzate dalla mano
dell'artista.
Ci
fermeremo invece a sottolineare come i marmi e i bronzi
lavorati da Mitoraj abbiano un'aria e un'atmosfera
tutta loro, veicoli e strumenti di una sensazione
cui l'arte dello scultore dona realtà. Un piede
ritratto fino alla caviglia; una mano, scolpita fino
al polso, che da dietro afferra il primo. Tutto bianchissimo
come il marmo più pulito. Sarà il fatto
che le dimensioni dei particolari rimandano l'immaginazione
a una scultura dalle dimensioni ciclopiche; sarà
il fatto che la scena rappresenta un'azione, un movimento
bloccato nell'immobilità di un attimo; sarà
lo spazio che lo scultore lascia alla nostra immaginazione
per completare i corpi e il movimento: quello che
è certo è che dall'osservare questa
scultura ci viene un senso di sospensione, dal tempo,
dalla dura materia del marmo. E la visita alla mostra
si trasforma in un'astrazione che fa l'esperienza
estetica.
Ancora sospesi rimaniamo di fronte alle bende che
avvolgono il capo caduto a terra di una Hypnos mummificata,
oppure guardando l'involucro di garze che nasconde
la testa perduta dal corpo di un'Eclisse media. E
poi le donne. Donne rosse di ghisa o di un bronzo
verde, che, composte in terzetti si guardano con occhi
chiusi, incrociano i loro sguardi in piccole sculture
che ti chiedono di girare intorno, di guardare la
scena da tutte le angolazioni. Mute, silenziose come
il mondo astratto della bellezza che la materia modellata
da Mitoraj ci invita a visitare.
Mitoraj ai mercati di Traiano
Roma, Mercati di Traiano, 24 giugno/19 settembre 2004
Promossa da: Comune di Roma - Assessorato
alle Politiche Culturali - Sovrintendenza ai Beni
Culturali
Organizzazione: Zétema Progetto Cultura
s.r.l. in collaborazione con Galleria d'Arte
Contini di Venezia e Cortina
Progetto di allestimento: Enzo Serrani
Catalogo: Alberto Peruzzo Editore
Testi in catalogo di: Maurizio Calvesi; Rudy
Chiappino; Costanzo Costantini; Claudio Strinati;
Julian Zugazagoitia.
Ingresso: via 4 Novembre
Orario: dal martedì alla domenica,
dalle 9 alle 19.00
Biglietto: intero, euro 7,50; ridotto euro
4,40
Per informazioni: 06 820 77 304 dal lunedì
al venerdì dalle 9 alle 16
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