254 - 29.05.04


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Femminismo, avanti adagio

Chiara De Felice


Elisabeth Badinter, La strada degli errori. Il pensiero femminista al bivio, Feltrinelli, 2004, pagg. 136, euro 11,50.

Inutile volerlo ignorare: negli ultimi quindici anni i rapporti tra uomini e donne non hanno fatto alcun progresso, e a voler fare un bilancio dei risultati raggiunti dal femminismo c'œ poco da rallegrarsi. "Il tempo delle conquiste femminili non œ ancora finito. Non quando i due terzi del pianeta riservano alle donne una condizione indegna", dice Elisabeth Badinter, filosofa e teorica del femminismo francese, nel suo pamphlet appena tradotto da Feltrinelli La strada degli errori. Il pensiero femminista al bivio.

Per miliardi di donne, l'uguaglianza dei sessi œ ancora una lontana chimera, specie nel campo del lavoro e specie per alcuni lavori di particolare rilievo sociale: vi œ, infatti, una forte femminilizzazione di alcune occupazioni a basso contenuto professionale e di remunerazione, tale da far pensare in generale ad una femminilizzazione dei livelli pi¦ bassi della stratificazione professionale. Da un'indagine dell'Eurostat, inoltre, risulta che in tutti i paesi dell'Unione Europea l'esistenza dei figli, e in particolare di pi¦ di un figlio, riduce fortemente la presenza delle donne sul mercato del lavoro; anche se con delle differenze rilevanti tra Nord e Sud d'Europa, ovvero tra quei Paesi che hanno un buon sistema di sostegno alle famiglie (Danimarca, Svezia, Belgio) e quelli in cui lo stesso sistema œ molto pi¦ debole (Italia, Spagna, Grecia). Si tratta di un orientamento culturale generalizzato che attribuisce alla sola madre i compiti di allevamento e cura dei figli e che riflette un modello matrimoniale ancora prevalente basato su una netta divisione del lavoro e delle responsabilitù tra i coniugi. Come a dire che pochi progressi si sono fatti dalle teorie antropologiche del matrimonio dell'inizio del secolo scorso, secondo cui la divisione del lavoro sociale forzava uomini e donne in una specializzazione unilaterale delle loro facoltù e li spingeva a cercare gli uni nelle altre compensazione nella complementarietù ("Il matrimonio œ un contratto di sostegno reciproco", ha scritto l'antropologa FranÆois H¹ritier) ma entro un rapporto di subalternitù del femminile rispetto al maschile. E come ha scritto Susan Moller Okin in Le donne e la giustizia, "Finch¹ non ci sarù giustizia nella famiglia, le donne non saranno in grado di conseguire l'uguaglianza nella politica, nel lavoro e in tutte le altre sfere".

"Contro il dominio maschile bisogna quindi lottare cos– come si lotta contro il razzismo e contro il fascismo", dice la Badinter. Ma quale rotta seguire? Gli "errori" cui la scrittrice francese allude nel titolo del libro, infatti, sono quelli commessi dal femminismo di questi ultimi anni che, ossessionato dalla critica al sesso maschile e dalla problematica identitaria, ha trascurato proprio le lotte che un tempo costituivano la sua ragion d'essere, portando di fatto ad una regressione dello stato dei rapporti tra uomo e donna. La lista delle colpe œ lunga, e la Badinter non risparmia colpi contro l'ala "estremista" del movimento, che a sua volta accusa l'intellettuale di voler portare il femminismo verso la via del compromesso, soffocandone la vena ribelle ("L'obiettivo dell'uguaglianza dei sessi deve essere perseguito con il consenso degli uomini", ha dichiarato in un'intervista).

La prima critica che muove alle colleghe œ di essersi troppo affidate alla tutela legislativa. Il sistema delle quote in Francia, per esempio, cui ella si oppose, non ha funzionato: 71 donne all'Assemblea nazionale nel 2002 contro 63 nel '97; i partiti, piuttosto che mettere in lista le donne, hanno preferito pagare la penale. Come mai dopo trent' anni di battaglie l'obiettivo minimo della paritù tra uomini e donne œ ancora cos– lontano? In Francia le deputate sono appena l'11 per cento, le donne sindaco il 6; in Italia le parlamentari sono il 9,8 e le donne che guidano le cittù il 6,7.

Anche il Parlamento Europeo - espressione pi¦ alta della lobby femminista secondo la Badinter - œ caduto nella trappola del "vittimismo", votando la nuova legge sulla molestie sessuali che allarga il concetto di molestia anche ad un gesto o ad uno sguardo che mette a disagio. E l'allargarsi del concetto di violenza sessuale si traduce nell'aumento dei reati attinenti a quella sfera, provocando il gonfiarsi delle statistiche sullo stupro ampiamente sfruttate per costruire l'immagine della donna vittima e dell'uomo violento. Cos– si ritorna all'idea della donna fragile, bisognosa di protezione. E' sul punto di prevalere lo spirito del femminismo americano radicale, che ricade nella trappola dell'essenzialismo: quel filone della teoria femminista secondo cui il genere œ una qualitù che esiste indipendentemente dalla definizione culturale o sociale, e sostiene che uomini e donne hanno caratteristiche completamente diverse (gli uomini tendono alla separazione, al dominio, alla gerarchizzazione; le donne alla fusione, alla cooperazione con gli altri, alla cura). Secondo alcune studiose queste differenze dipendono da fattori biologici, secondo altre sono legate all'esperienza della maternitù e al diverso rapporto che con la madre hanno i figli maschi e le figlie femmine. Per la Badinter un tale separatismo "sessista" riporta le donne nel ghetto dal quale erano finalmente uscite e le riconsegna ai ruoli maternali come condizione esclusiva e subalterna. Salvo poi cadere in contraddizione: parallelamente all'idea della fragilitù si promuove l'immagine di ragazze forti, guerriere, "virili", il prodotto di un certo tipo di femminismo che ha voluto costruire una figura ricalcata sull'uomo, negando la femminilitù.

Disse qualche tempo fa lo scrittore statunitense Norman Mailer: "La rivoluzione delle donne non ne ha migliorato le menti ma solo la condizione economica e l'accesso alla politica; le linee aeree oggi sono affollate di donne d'affari in completo pantalone, computer portatile, ventiquattrore e cellulare; tutte molto soddisfatte di s¹ per aver scalato i vertici delle corporation". L'identitù delle donne ha s– bisogno di essere ricostruita, ma non avvalendosi della separazione tra i sessi. L'uomo non œ un nemico da abbattere e la strada giusta, secondo la Badinter, œ quella percorsa fianco a fianco.









 

 

 

 

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