Uno
dei suoi filmati più interessanti, Dammi i
colori, racconta per immagini l'iniziativa dell'attuale
sindaco di Tirana, che ha deciso di porre fine al grigiore
e alla disarmonia edilizia della sua città dipingendo
di colori diversi le case dei cittadini, strada dopo strada.
Il risultato, come racconta il filmato e come spiega nel
dettaglio Anri Sala, l'artista albanese che ha realizzato
Dammi i colori, è un patchwork di tinte
sgargianti e cacofoniche che ha suscitato un acceso dibattito
fra sindaco e cittadini e ha dato a tutti l'impressione
di vivere - finalmente - in una democrazia vitale.
Anri Sala ha solo 30 anni, e appartiene a quella generazione
di artisti che si è formata subito dopo il cambio
di sistema politico in Albania, è cresciuta in
pieno regime comunista, ha vissuto lo scontro con il
capitalismo senza goderne in alcun modo i benefici.
Attivo dalla fine degli anni Novanta in Francia, è
emerso sulla scena internazionale con film come "Intervista"
(1998), "Nocturnes" (1999), "Byrek"
(2000) e "Uomoduomo" (2001), per il quale
ha vinto il premio per giovani artisti della Biennale
d Venezia
Attualmente
è in corso una sua personale a Vienna, ed è
infatti accanto a Gerald Matt, curatore della mostra
nonché direttore della Kunsthalle, che Sala ha
raccontato, nel corso di uno degli incontri organizzati
dal MACRO di Roma, il suo percorso artistico, fatto
di allontanamenti dalla madrepatria ma anche di regolari
ritorni nella sua città natale -Tirana appunto.
Gli incontri hanno consentito ad alcuni artisti europei
di interrogarsi sulla capacità dell'arte di interagire
con il contesto sociale e politico, nonché sulla
sua prontezza di ribadire posizioni etiche di fronte
a temi difficili e fatti gravi, come la violenza, l'emigrazione,
l'emarginazione sociale e culturale. "Per le giovani
generazioni", scrive il MACRO, "sono stati
i temi ricorrenti nell'attuale processo di ridefinizione
della loro identità culturale"
"Il mio lavoro non è una reazione alla
mia provenienza nazionale", dice subito Sala, che
ha l'aspetto di un ragazzo europeo qualsiasi: una sorta
di Daniele Bossari. "La ricerca della propria individualità
artistica va oltre la nazionalità, più
in profondità dell'appartenenza geografica. Tantopiù
che è difficile sviluppare un'identità
albanese definita: per cinquant'anni l'Albania è
stata unita non per scelta, ma come conseguenza della
povertà".
A
chi gli chiede quale sia la responsabilità sociale
e politica di un artista, Sala risponde con le immagini,
proiettando appunto Dammi i colori. "Un
artista deve mostrare le cose che gli succedono intorno,
nel momento in cui esse si svolgono. Deve contribuire
a creare una piena coscienza del tempo che si sta vivendo.
Ma un'opera d'arte non può mai essere didascalica:
non spiega, al massimo invita chi la guarda a porsi
certe domande".
Suoni e luci entrano a far parte dei video di Anri
Sala, invitandoci a riflettere sulla relatività
delle cose: un'immagine in primo piano, se sfocata,
lascia spazio a due luci che prima facevano parte neutra
dello sfondo; il rombo del motore di una Ferrari lascia
il posto all'abbaiare dei cani, e nessuno dei due suoni
può dirsi più significativo dell'altro.
Una delle opere audiovisive di Sala consiste nel far
imitare ad un amico il sibilo sinistro dei missili di
guerra.
"I miei lavori non vogliono avere una precisa
collocazione temporanea", dice Sala. "Mi interessa
più vuotare gli spazi che riempirli, mostrare
le cose sotto un'altra luce - per questo, ad esempio,
giro spesso i miei filmati di notte illuminandoli con
i fari. Heidegger parlava di uno spaesamento originario
che non è solo assenza di patria, ma proprio
assenza di quella casa che ciascuno di noi dovrebbe
sentire propria".
"Mi
piace riprodurre quella paura dell'abbandono, quello
smarrimento, la sensazione di non sapere mai veramente
dove ci troviamo", continua l'artista "Questo
spesso si ottiene creando immagini surreali che ritraggono
situazioni assurde: ad esempio un cavallo che sta in
piedi ai margine di un'autostrada. Tra l'altro, questa
è un'immagine che assume significati diversi
a seconda di chi la guarda, e di dove il filmato viene
proiettato. In Albania, un cavallo ai margini di un'autostrada
non è una cosa così insolita. In Germania
sarebbe impensabile."
"L'importanza dello spettatore, e del suo backgorund
anche etnico, è fondamentale. Normale e incredible
sono categorie relative che dipendono dal punto di vista,
dalla prospettiva individuale. E quella prospettiva
deriva anche dal fatto di provenire da qualche parte".
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