252 - 01.05.04


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Da Tirana con speranza

Paola Casella


Uno dei suoi filmati più interessanti, Dammi i colori, racconta per immagini l'iniziativa dell'attuale sindaco di Tirana, che ha deciso di porre fine al grigiore e alla disarmonia edilizia della sua città dipingendo di colori diversi le case dei cittadini, strada dopo strada. Il risultato, come racconta il filmato e come spiega nel dettaglio Anri Sala, l'artista albanese che ha realizzato Dammi i colori, è un patchwork di tinte sgargianti e cacofoniche che ha suscitato un acceso dibattito fra sindaco e cittadini e ha dato a tutti l'impressione di vivere - finalmente - in una democrazia vitale.

Anri Sala ha solo 30 anni, e appartiene a quella generazione di artisti che si è formata subito dopo il cambio di sistema politico in Albania, è cresciuta in pieno regime comunista, ha vissuto lo scontro con il capitalismo senza goderne in alcun modo i benefici. Attivo dalla fine degli anni Novanta in Francia, è emerso sulla scena internazionale con film come "Intervista" (1998), "Nocturnes" (1999), "Byrek" (2000) e "Uomoduomo" (2001), per il quale ha vinto il premio per giovani artisti della Biennale d Venezia

Attualmente è in corso una sua personale a Vienna, ed è infatti accanto a Gerald Matt, curatore della mostra nonché direttore della Kunsthalle, che Sala ha raccontato, nel corso di uno degli incontri organizzati dal MACRO di Roma, il suo percorso artistico, fatto di allontanamenti dalla madrepatria ma anche di regolari ritorni nella sua città natale -Tirana appunto. Gli incontri hanno consentito ad alcuni artisti europei di interrogarsi sulla capacità dell'arte di interagire con il contesto sociale e politico, nonché sulla sua prontezza di ribadire posizioni etiche di fronte a temi difficili e fatti gravi, come la violenza, l'emigrazione, l'emarginazione sociale e culturale. "Per le giovani generazioni", scrive il MACRO, "sono stati i temi ricorrenti nell'attuale processo di ridefinizione della loro identità culturale"

"Il mio lavoro non è una reazione alla mia provenienza nazionale", dice subito Sala, che ha l'aspetto di un ragazzo europeo qualsiasi: una sorta di Daniele Bossari. "La ricerca della propria individualità artistica va oltre la nazionalità, più in profondità dell'appartenenza geografica. Tantopiù che è difficile sviluppare un'identità albanese definita: per cinquant'anni l'Albania è stata unita non per scelta, ma come conseguenza della povertà".

A chi gli chiede quale sia la responsabilità sociale e politica di un artista, Sala risponde con le immagini, proiettando appunto Dammi i colori. "Un artista deve mostrare le cose che gli succedono intorno, nel momento in cui esse si svolgono. Deve contribuire a creare una piena coscienza del tempo che si sta vivendo. Ma un'opera d'arte non può mai essere didascalica: non spiega, al massimo invita chi la guarda a porsi certe domande".

Suoni e luci entrano a far parte dei video di Anri Sala, invitandoci a riflettere sulla relatività delle cose: un'immagine in primo piano, se sfocata, lascia spazio a due luci che prima facevano parte neutra dello sfondo; il rombo del motore di una Ferrari lascia il posto all'abbaiare dei cani, e nessuno dei due suoni può dirsi più significativo dell'altro. Una delle opere audiovisive di Sala consiste nel far imitare ad un amico il sibilo sinistro dei missili di guerra.

"I miei lavori non vogliono avere una precisa collocazione temporanea", dice Sala. "Mi interessa più vuotare gli spazi che riempirli, mostrare le cose sotto un'altra luce - per questo, ad esempio, giro spesso i miei filmati di notte illuminandoli con i fari. Heidegger parlava di uno spaesamento originario che non è solo assenza di patria, ma proprio assenza di quella casa che ciascuno di noi dovrebbe sentire propria".

"Mi piace riprodurre quella paura dell'abbandono, quello smarrimento, la sensazione di non sapere mai veramente dove ci troviamo", continua l'artista "Questo spesso si ottiene creando immagini surreali che ritraggono situazioni assurde: ad esempio un cavallo che sta in piedi ai margine di un'autostrada. Tra l'altro, questa è un'immagine che assume significati diversi a seconda di chi la guarda, e di dove il filmato viene proiettato. In Albania, un cavallo ai margini di un'autostrada non è una cosa così insolita. In Germania sarebbe impensabile."

"L'importanza dello spettatore, e del suo backgorund anche etnico, è fondamentale. Normale e incredible sono categorie relative che dipendono dal punto di vista, dalla prospettiva individuale. E quella prospettiva deriva anche dal fatto di provenire da qualche parte".







 

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