Il
regista finlandese Aki Kaurismaki, autore di piccoli capolavori
minimalisti come Nuvole in viaggio e L'uomo senza
passato (film al quale Caffè Europa
ha dedicato un mini
dossier), è laconico e sarcastico come i suoi
film, e si produce in battute fulminanti con lo stesso
aplomb surreale - giustificato anche dalla qualità
random delle domande - che caratterizza tutta la sua cinematografia.
Quello che segue è un estratto della conferenza
stampa alla quale Kaurismaki ha partecipato a Parma
il 10 marzo scorso, e che fa parte di un ciclo dedicato
ai grandi registi europei organizzato dalla Fondazione
Culturale Edison.
Una volta lei ha detto che fa cinema perché
non sarebbe in grado di fare nessun lavoro onesto. Se
le fosse andata male con il cinema, quali lavori avrebbe
voluto o potuto fare?
Ho in tasca circa quaranta specializzazioni per lavori
non qualificati, ad esempio potrei fare il lavapiatti
nei ristoranti.
A proposito: come vanno gli affari al Moscow
Bar (il bar che Aki Kaurismaki ha aperto insieme al
fratello Mika, ndr), fa concorrenza al Planet Hollywood?
Il Planet Hollywood di Helsinki è fallito
otto anni fa, il che può essere visto come rappresentativo
anche dell’altra Hollywood.
Quali sono gli oggetti moderni che migliorano
il suo approccio alla vita, e quali quelli che detesta?
Sono
totalmente nostalgico, non mi trovo per niente a mio
agio in questo tempo. Nei miei film non faccio mai vedere
macchine moderne perché non mi piacciono le loro
forme, e non mi piacciono neanche le forme degli oggetti
di oggi. Mi piacciono le cose di vent’anni fa,
forse avrei dovuto vivere in quel periodo. Probabilmente
è una conferma del fatto che avrei bisogno di
cure psichiatriche.
Nel 1990 lei diceva: "Vivevo meglio vent’anni
fa", oggi sono passati 14 anni e lei dice ancora:
"Vivevo meglio vent’anni fa". Come se
lo spiega?
Posso risponderle tra vent’anni?
Qual è il suo film preferito?
Una volta mi hanno chiesto di elencare i dieci film
piú belli del mondo e ho iniziato a fare la lista,
ho detto i primi dieci, poi ho continuato, continuato,
continuato, e quando sono arrivato a seicento mi sono
addormentato. Ma se proprio devo scegliere la scelta
sta tra Tokyo Monogatari e Umberto D. Ma se
proprio proprio devo scegliere, dico l’Atalante.
Scusi signor Kaurismaki, credo che la domanda
fosse riferita ai suoi film.
Forse sono un po’ stanco....pensavo di aver diretto
io tutti quei film.
Che cosa pensa del cinema europeo attuale?
Come spettatore vado sempre piú indietro nella
storia del cinema, attualmente sto guardando i film
muti e quindi non mi ritengo in grado di poter dire
niente sul cinema europeo contemporaneo. Comunque alcuni
anni fa ho visto il film Rosetta (dei fratelli
Dardenne, ndr), che mi ha dato qualche speranza.
Non tutti sanno che nella sua produzione cinematografica
c’è anche un Rocky VI, in cui
Rocky perde contro un pugile russo. Come è possibile?
Il mio Rocky VI era un film di produzione
finlandese, una sorta di video rock per i Leningrad
Cowboys (la band protagonista di due film di Kaurismaki,
ndr). La trama è molto semplice: c’è
un pugile russo enorme e c'è un pugile americano
piccolo piccolo. Naturalmente il russo vince.
Cos’è cambiato rispetto a un anno
e mezzo fa, quando lei disse che a causa del governo
Berlusconi non sarebbe venuto in Italia, almeno finché
c’era lui?
Le mie previsioni di vita non sono buone, invece sembra
che Berlusconi se la cavi molto bene. Ho la passione
per il parmigiano e quindi ho deciso che questa volta
non avrei mantenuto la parola: preferisco mangiarmi
il parmigiano.
Qual è il suo rapporto con la pittura?
Circa quindici anni fa mi sono accorto che in Finlandia
c’erano tantissimi pittori e che io avevo molte
pareti vuote a disposizione. Ho pensato quindi di aprire
una galleria d’arte senza mirare al profitto economico.
All’inaugurazione abbiamo invitato diversi rappresentanti
dei media ma purtroppo non si è presentato nessuno.
Abbiamo fatto 5 o 6 mostre ma dato che i media non ne
parlavano non avevamo fondi e l’iniziativa è
rimasta lettera morta. Il mio rapporto personale con
la pittura è invece molto passionale, e non solo
perché mia moglie è una pittrice. Mi piacciono
soprattutto Vermeer e Goya.
Una delle sequenze iniziali di L'uomo
senza passato era molto violenta e questo è sembrato
piuttosto strano nel contesto della sua cinematografia.
Detesto la violenza e non la mostro volentieri, ma
purtroppo esiste nella società, e la storia di
L'uomo senza passato la richiedeva. Ma non
ho intenzione di diventare come altri colleghi del mio
paese che è meglio non nominare - del resto persino
il regista cattolico Robert Bresson faceva spesso vedere
la violenza.
Nei suoi film compaiono spesso personaggi marginali
a cui ci affezioniamo, che sembrano perdenti ma che
alla fine risultano vincenti. Hanno tutti un certo garbo,
una certa eleganza e un'opportunità di riscatto.
Quelli che vengono a vedere i miei film sono inevitabilmente
emarginati. Forse per questo si identificano con i miei
protagonisti: sono i loro alter ego.
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