251 - 17.04.04


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Al Cavaliere preferisco il parmigiano

Conversazione con Aki Kaurismaki


Il regista finlandese Aki Kaurismaki, autore di piccoli capolavori minimalisti come Nuvole in viaggio e L'uomo senza passato (film al quale Caffè Europa ha dedicato un mini dossier), è laconico e sarcastico come i suoi film, e si produce in battute fulminanti con lo stesso aplomb surreale - giustificato anche dalla qualità random delle domande - che caratterizza tutta la sua cinematografia.

Quello che segue è un estratto della conferenza stampa alla quale Kaurismaki ha partecipato a Parma il 10 marzo scorso, e che fa parte di un ciclo dedicato ai grandi registi europei organizzato dalla Fondazione Culturale Edison.

Una volta lei ha detto che fa cinema perché non sarebbe in grado di fare nessun lavoro onesto. Se le fosse andata male con il cinema, quali lavori avrebbe voluto o potuto fare?

Ho in tasca circa quaranta specializzazioni per lavori non qualificati, ad esempio potrei fare il lavapiatti nei ristoranti.

A proposito: come vanno gli affari al Moscow Bar (il bar che Aki Kaurismaki ha aperto insieme al fratello Mika, ndr), fa concorrenza al Planet Hollywood?

Il Planet Hollywood di Helsinki è fallito otto anni fa, il che può essere visto come rappresentativo anche dell’altra Hollywood.

Quali sono gli oggetti moderni che migliorano il suo approccio alla vita, e quali quelli che detesta?

Sono totalmente nostalgico, non mi trovo per niente a mio agio in questo tempo. Nei miei film non faccio mai vedere macchine moderne perché non mi piacciono le loro forme, e non mi piacciono neanche le forme degli oggetti di oggi. Mi piacciono le cose di vent’anni fa, forse avrei dovuto vivere in quel periodo. Probabilmente è una conferma del fatto che avrei bisogno di cure psichiatriche.

Nel 1990 lei diceva: "Vivevo meglio vent’anni fa", oggi sono passati 14 anni e lei dice ancora: "Vivevo meglio vent’anni fa". Come se lo spiega?

Posso risponderle tra vent’anni?

Qual è il suo film preferito?

Una volta mi hanno chiesto di elencare i dieci film piú belli del mondo e ho iniziato a fare la lista, ho detto i primi dieci, poi ho continuato, continuato, continuato, e quando sono arrivato a seicento mi sono addormentato. Ma se proprio devo scegliere la scelta sta tra Tokyo Monogatari e Umberto D. Ma se proprio proprio devo scegliere, dico l’Atalante.

Scusi signor Kaurismaki, credo che la domanda fosse riferita ai suoi film.

Forse sono un po’ stanco....pensavo di aver diretto io tutti quei film.

Che cosa pensa del cinema europeo attuale?

Come spettatore vado sempre piú indietro nella storia del cinema, attualmente sto guardando i film muti e quindi non mi ritengo in grado di poter dire niente sul cinema europeo contemporaneo. Comunque alcuni anni fa ho visto il film Rosetta (dei fratelli Dardenne, ndr), che mi ha dato qualche speranza.

Non tutti sanno che nella sua produzione cinematografica c’è anche un Rocky VI, in cui Rocky perde contro un pugile russo. Come è possibile?

Il mio Rocky VI era un film di produzione finlandese, una sorta di video rock per i Leningrad Cowboys (la band protagonista di due film di Kaurismaki, ndr). La trama è molto semplice: c’è un pugile russo enorme e c'è un pugile americano piccolo piccolo. Naturalmente il russo vince.

Cos’è cambiato rispetto a un anno e mezzo fa, quando lei disse che a causa del governo Berlusconi non sarebbe venuto in Italia, almeno finché c’era lui?

Le mie previsioni di vita non sono buone, invece sembra che Berlusconi se la cavi molto bene. Ho la passione per il parmigiano e quindi ho deciso che questa volta non avrei mantenuto la parola: preferisco mangiarmi il parmigiano.

Qual è il suo rapporto con la pittura?

Circa quindici anni fa mi sono accorto che in Finlandia c’erano tantissimi pittori e che io avevo molte pareti vuote a disposizione. Ho pensato quindi di aprire una galleria d’arte senza mirare al profitto economico. All’inaugurazione abbiamo invitato diversi rappresentanti dei media ma purtroppo non si è presentato nessuno. Abbiamo fatto 5 o 6 mostre ma dato che i media non ne parlavano non avevamo fondi e l’iniziativa è rimasta lettera morta. Il mio rapporto personale con la pittura è invece molto passionale, e non solo perché mia moglie è una pittrice. Mi piacciono soprattutto Vermeer e Goya.

Una delle sequenze iniziali di
L'uomo senza passato era molto violenta e questo è sembrato piuttosto strano nel contesto della sua cinematografia.

Detesto la violenza e non la mostro volentieri, ma purtroppo esiste nella società, e la storia di L'uomo senza passato la richiedeva. Ma non ho intenzione di diventare come altri colleghi del mio paese che è meglio non nominare - del resto persino il regista cattolico Robert Bresson faceva spesso vedere la violenza.

Nei suoi film compaiono spesso personaggi marginali a cui ci affezioniamo, che sembrano perdenti ma che alla fine risultano vincenti. Hanno tutti un certo garbo, una certa eleganza e un'opportunità di riscatto.

Quelli che vengono a vedere i miei film sono inevitabilmente emarginati. Forse per questo si identificano con i miei protagonisti: sono i loro alter ego.



 

 


 

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