246 - 07.02.04


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La mente al Dio dei numeri

Sara Capogrossi Colognesi e Virginia Volterra


“Quale era il Dio con il quale Volterra era in comunione?
Era il Dio di Spinoza e di Einstein. Non un Dio che punisce e premia, ma che si rivela nelle molteplici straordinarie facoltà della mente umana, da quelle che si esprimono in una cantata di Bach a quelle che erano state elargite in così alta misura a Vito: la capacità di penetrare i misteri dell’Universo, la tolleranza delle altrui debolezze e la gioia di un’inesauribile vena creativa”.
Con queste parole Rita Levi Montalcini conclude lo splendido ritratto dedicato a Vito Volterra in Senz’olio contro vento, traducendo in parole la religiosità del grande scienziato. Il sentimento di essere membro di una schiera eletta, in diretta comunicazione con Dio, non perché si appartiene a una razza o si aderisce a una religione particolare, ma perché si è parte dell'universo dei numeri, i soli attraverso cui comunicare con il mondo divino. Eppure Vito Volterra fu perseguitato proprio in virtù della sua religione, della sua “razza”.

Di origine e cultura ebraica, Volterra era un uomo laico, convinto della funzione progressiva della scienza nella società. Allevato dallo zio materno fin dall’età di due anni, a causa della morte del padre Abramo avvenuta nel 1862, il giovane mostra da subito grande propensione per gli studi fisico-matematici. Grazie all’appoggio e agli incitamenti di Antonio Roiti, suo professore di fisica all’istituto Tecnico Galilei e poi professore all’Università di Firenze, Volterra si iscrive alla Facoltà di scienze matematiche, fisiche e naturali dell’Università di Pisa nel 1878 e l’anno successivo entra, come allievo interno, alla scuola Normale. La carriera accademica è fulminea: vince il concorso e ottiene la cattedra di meccanica razionale a Pisa a soli 23 anni. Nel 1893 è chiamato all’Università di Torino e nel 1900 a quella di Roma dove insegnerà fisica matematica per 31 anni.

Altrettanto rapido è il fiorire della sua fama fuori d’Italia: il lavoro di Volterra diventa molto noto anche all’Estero dove è chiamato ben presto a far parte di prestigiose accademie scientifiche straniere di vari paesi: Francia, Germania, Russia, Svezia, Gran Bretagna, Stati Uniti. Le sue pubblicazioni (già oltre sessanta tra il 1887 e il 1908) spaziano dalla meccanica terrestre alla meccanica razionale, dalla teoria delle equazioni differenziali all’elettrodinamica e alla teoria dell’elasticità. Ma fin dai suoi primi lavori e fino alla fine dei suoi giorni Volterra è affascinato dalla possibilità di applicare la matematica alle altre scienze, in particolare quelle biologiche e sociali.

Nel 1905 è nominato senatore del regno. Alla vigilia del primo conflitto mondiale non si limita a perorare l’intervento bellico ma vi partecipa in prima persona: volontario all’età di 55 anni chiede ed ottiene di poter essere arruolato e avvia progetti legati alle rilevazioni fototelemetriche e al calcolo balistico per pezzi di artiglieria imbarcati sui dirigibili. Compie lui stesso numerose ricognizioni a bordo di dirigibili per sperimentare le innovazioni via via ideate. Ma soprattutto sia prima che subito dopo la guerra, utilizza il suo immenso prestigio scientifico e i suoi contatti internazionali per creare anche nel nostro paese istituzioni già esistenti all’Estero. Nascono così Il Comitato tecnico scientifico in seno alla Società italiana per il progresso delle Scienze e l’Ufficio Invenzioni e Ricerche che pochi anni dopo si trasformerà nel Consiglio Nazionale delle Ricerche. Ufficialmente il Cnr viene istituito nel 1924 e Volterra, già e presidente dell'Accademia Nazionale dei Lincei (1923-26) e del Comitato internazionale dei pesi e delle misure, è eletto presidente.

Anche se vi era stata negli anni immediatamente precedenti una forte polemica con Benedetto Croce, nel 1925 è tra i firmatari del Manifesto Croce, e aderisce all‘Unione nazionale delle forze liberali e democratiche promossa da Giovanni Amendola; da quel momento si schiererà sempre con il gruppo dei senatori che sostengono l’opposizione.
Nel 1926 iniziano le pressioni perché si dimetta da Presidente dell’Accademia dei Lincei, ma il sostegno ricevuto da parte dei soci lo spinge a farlo solo il 5 maggio dello stesso anno “giunto a termine il triennio della sua presidenza”. E da quel momento il regime preferisce agire con più cautela. La sua emarginazione a causa delle sue posizioni politiche si consuma lentamente: per il Cnr si attende la scadenza come presidente e immediatamente si procede a una radicale riforma che sottrae l’Istituto all’Accademia dei Lincei e lo lega con la presidenza di Marconi all’Accademia d’Italia .

Si possono leggere i primi problemi di Volterra con la giustizia in una nota del 1928 della questura di Roma indirizzata al Ministero dell’Interno. In merito alla concessione del passaporto per recarsi all’estero si scrive: “Medesimo, come è noto, è un oppositore liberale e, per ultimo, ha votato contro la legge sul gran Consiglio fascista. Quest’Ufficio, tuttavia, non avrebbe motivi specifici per negargli la chiesta concessione”.
Nel 1931 è tra i dodici professori universitari che rifiutano di giurare fedeltà al regime. Tra questi solo altri tre sono ebrei: Giorgio Errera, Fabio Luzzatto, Giorgio Levi Della Vida. La lettera di richiesta di giuramento è firmata da Pietro de Francisci, quale rettore della Regia Università di Roma. La risposta è misurata e dignitosa: “Illustrissimo Signor Rettore, sono note le mie idee politiche per quanto esse risultino esclusivamente dalla mia condotta nell'ambito parlamentare, la quale è tuttavia insindacabile in forza dell'Art. 51 dello Statuto fondamentale del Regno. La S. V. comprenderà quindi come io non possa in coscienza aderire all'invito da Lei rivoltomi con lettera relativa al giuramento del professori”.
Dal primo gennaio del 1932 viene dispensato dal servizio.

Nel 1934 l’estensione della richiesta di giuramento ai membri delle Accademie comporta l’espulsione dai Lincei, che negli anni seguenti respingerà al mittente la posta diretta a Volterra con la dicitura “destinatario sconosciuto”.
Nel 1936, grazie a padre Gemelli è nominato membro della Pontificia Accademia delle Scienze “come riconoscimento dei di Lei alti servigi resi alla scienza che Ella coltiva”.
Dopo la promulgazione delle leggi razziali del ‘38, prosegue la cacciata dalle istituzioni scientifiche. Così gli scrive il Regio Istuto Lombardo di Scienze e Lettere nel dicembre dello stesso anno: ”…a datare dal 16 ottobre u.s. avete cessato di far parte, quale Socio Corrispondente di questo Reale Istituto, in quanto Voi appartenete a razza non ariana”.

Malgrado il progressivo isolamento in patria Volterra proseguirà l’attività scientifica per tutta la vita, restando in contatto con i colleghi stranieri.
La morte, avvenuta l’11 ottobre 1940, completamente ignorata dalla stampa italiana, viene così segnalata in un fonogramma proveniente dalla Questura di Roma e diretto al Ministero degli Interni “Stamane alle ore 4,30 nella sua abitazione in Via in Lucina n. 17 è deceduto il Senatore Volterra Vito fu Abramo di razza ebraica”.

Nelle memorie redatte dalla nuora al termine della guerra e delle persecuzioni si legge invece: “Mi rivedo nell’ottobre del ’40 in un cimitero di campagna, dove abbiamo accompagnato mio suocero, che ci ha lasciato per sempre nel periodo più tragico, quando nemmeno uno spiraglio di luce poteva far pensare che fosse possibile il ritorno alla libertà. Egli non è vissuto tanto da assistere almeno al crollo delle dittature! Egli, che alla libertà ha tutto sacrificato, dalla carriera universitaria alla partecipazione alla vita politica, piuttosto che giurar fedeltà a un regime che egli avversava e deprecava con tutte le sue forze, ci ha lasciato senza aver rivisto il momento che ha tanto agognato in tutti questi anni ! …. Quando giungerà il momento del ritorno alla libertà, non potremo goderlo pienamente, giacché egli che più di tutti lo avrebbe meritato e più avrebbe desiderato assistervi, non sarà con noi a godere la gioia di quell’istante”.

Link:

Dalla rivista online ReS un dossier dedicato alla vita, alla ricerca e alla personalità di Vito Volterra.

 





 

 

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