246 - 07.02.04


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La paura di riconoscerci ebrei
Moni Ovadia con Paola Casella


"Riconoscere l'ebreo che è in noi ci risparmia la vergogna di odiarlo". Questa frase compare sulla fascetta che avvolge il libro di Moni Ovadia "Vai da te stesso" (Einaudi Stile Libero). Ed è il punto di partenza per parlare della nuova ondata di antisemitismo in Europa con una delle teste parlanti (dopo aver pensato) più celebri della comunità ebraica italiana. Moni Ovadia, bulgaro di nascita e italiano per passione, si sente cittadino del mondo. Il suo lavoro di umorista, di autore, regista e performer teatrale, di scrittore, di musicista, di attore si affianca a quello di opinionista - per l'Unità, ad esempio - sui più svariati argomenti, spesso sul tema dell'ebraismo nel mondo occidentale. Un mondo che, dice Ovadia, deve venire a patti con le proprie radici profonde.

"L'antisemitismo è la piaga aperta di una civiltà che non ha fatto i conti con le proprie origini, una civiltà che fa per certi versi la carina e per altri è fatta di quelle che Jean-Claude Milner ha definito Les penchants criminels de l'Europe démocratique (le inclinazioni criminali dell'Europa democratica, ndr) - quel mantenere dietro una facciata di struttura democratica vecchie pulsioni criminali e intolleranze.

"Sull'antisemitismo la civiltà occidentale sta facendo bancarotta fraudolenta. Per spiegarmi meglio, mi servirò di alcune parole del Papa e di una dichiarazione del sinodo dei vescovi cattolici tedeschi. Il Papa ha provato a venire a patti con le radici ebraiche dell'Occidente, entro i limiti consentiti dalla curia di Roma, dichiarando nell'Enciclica Nostra Aetate che porta il suo augusto imprimatur: "Gesù è ebreo e lo è per sempre". La seconda dichiarazione solenne sull'argomento da parte del sommo pontefice è quella del 1995: "Auschwitz è il Golgota del 2000". Il Golgota, lo ricordiamo, è l'apoteosi del travaglio cristico prima della resurrezione

"Ora, facciamo ponte far le due dichiarazioni: 2000 anni fa sulla croce salì un giovanotto che per i cristiani è il messia, che forse era un ribelle, forse un profeta, in ogni caso un ebreo diventato simbolo della cultura dell'Occidente. 2000 anni dopo, secondo le parole del Papa, sulla croce di Auschwitz è salito tutto il popolo ebraico col suo milione di bambini. Ci sono saliti gli zingari, gli omosessuali, i comunisti e i socialisti, i democratici, i testimoni di Geova, i menomati - quelli che oggi chiamiamo con understatement 'portatori di handicap' -, i criminali comuni e anche i cristiani, che però ci sono saliti come oppositori, non come cristiani.

"I cristiani in quanto tali stavano dalla parte dei carnefici, e questo non lo dico io, questa è una dichiarazione solenne del sinodo dei vescovi cattolici tedeschi, che dice: 'I cattolici tedeschi nel corso dello sterminio furono nel migliore dei casi indifferenti, più spesso complici'. Punto. Bisogna fare i conti con questo, con il perché sulla croce non c'erano i cristiani ma gli ebrei."

Oggi però a parlare di antisemitismo non sono solo gli ebrei.

"Bisogna avere il coraggio di parlarne per l'Europa, mica per gli ebrei. Noi ebrei abbiamo i nostri problemi, ma sono altrove. Abbiamo il problema di ritornare continuamente in Egitto facendo finta di non accorgercene. Ma i tedeschi - e devo riconoscere alla Repubblica Federale Tedesca di avere fatto un grande cammino in questo senso - si sono posti la vera, profonda domanda, che non è 'Perché abbiamo fatto questo agli ebrei?', ma 'Perché abbiamo fatto questo a noi stessi? Come abbiamo potuto permettere alla nazione tedesca - non parlo di popolo, parlo di nazione, e con nazione intendo strutture amministrative, democratiche e poltiche - di diventare una nazione di carnefici? Perché abbiamo calpestato la nostra umanità e l'abbiamo infangata e ridotta all'orrore?'.

"Quando gli uomini capiranno che riconoscere i propri errori è la cosa migliore che uno può fare per se stesso?"

Molti, nel contesto delle ricerche e dei sondaggi recentemente effettuati, hanno messo il nuovo antisemitismo in relazione con la situazione in Medioriente.

"La situazione nel Mediterraneo e l'ondata di antisemitismo sono due problemi diversi. Anzi, quella del conflitto in Medioriente è una vile, miserabile e volgare scusa, e glielo dice uno che di Sharon pensa tutto il peggio possibile, e che per i suoi articoli ha ricevuto mail da ebrei molto viscerali di questo tono: 'Sei come Eichmann, sei un kapò, un nemico del popolo ebraico'. Non sono uno che risparmia le critiche all'attuale governo di Israele e ancora meno gliene risparmiano molti israeliani che vanno giù pesantissimi, non ultimo Ami Ayalon, ex direttore dei servizi segreti dell'esercito - lo Shin Beth - che ha dichiarato in un'intervista all'Unità: 'Sharon ci porta alla catastrofe'. Anche il rabbino capo della comunità ebraica inglese (Jonathan Sacks, ndr) ha detto cose durissime contro l'occupazione dei territori.

"Ma osservo che la Siria occupa militarmente il Libano con 40.000 uomini in armi e non c'è una riga di protesta sui giornali. Non una manifestazione, non un'iniziativa dell'ONU degna di questo nome. Silenzio di tomba. La Cina occupa il Tibet da cinquant'anni, ha arrecato alla popolazione tibetana sofferenze inenarrabili, eppure non si sono viste sui muri delle Chinatown del mondo le scritte: 'Morte ai cinesi'."

Perché quest'ondata di antisemitismo arriva proprio adesso?

"Perché c'è il travaglio dell'Unità Europea, perché ci sono le spinte di paura, perché tutti stanno diventando ebrei e ne sono spaventati.

Cosa vuol dire "diventare ebrei"?

"Viviamo in un mondo globalizzato. Gli ebrei hanno precorso i tempi, hanno dato una lezione di come si vive a cavallo dei confini. Del resto, la tenda di Abramo era aperta sui quattro lati per accogliere i viandanti. E' stato sterminato il popolo degli ebrei dell'Est che seppe essere un popolo senza burocrazia, senza bandiere, senza confini, senza eserciti e senza il coltello in tasca. Troppo, per questo mondo schifoso. E gli ebrei, presi dallo choc di questa lezione, sono diventati come gli altri: menano le mani. Gli ebrei che picchiano duro - e non sono tutti - hanno accolto la lezione dell'Occidente, sono diventati nazionalisti. Che cosa c'è di tanto scandaloso? Non era questo che l'Occidente voleva da loro?

"Gli uomini che credono nell'umanità, nell'uguaglianza, nella giustizia, e io sono uno di quelli, criticano Sharon, ma certo gli europei farebbero bene a stare zitti. La responsabilità del pateracchio mediorientale non è del colonialismo. E i paesi arabi con la loro fratellanza non fanno altro che fottere i palestinesi. Israeliani e palestinesi hanno per le mani un conflitto territoriale nazionale nel quale non c'entra niente la religione, perché ci sono milioni di palestinesi in Israele con passaporto israeliano, e nessuno si alza alla mattina per deportarli nei lager.

"Guardi, io ho firmato il documento contro il muro, ho sostenuto la pace di Ginevra con tutto il mio cuore: pace fatta veramente da palestinesi e israeliani. E' stata fatta, basta applicarla."

Secondo la documentazione raccolta, ad esempio dall'Eumc, la nuova ondata di antisemitismo proviene anche da sinistra.

"Certi - e sottolineo certi - intellettuali della sinistra paragonano Jenin ad Auschwiz, e anche queste iperboli che ti fanno andare a casa con la sensazione di stare dalla parte dei buoni fottono i palestinesi. Non c'è dubbio che ci sia un dramma in atto, ma va contestualizzato, spiegato, verificato. Ci sono cose da condannare, ma in modo preciso, altrimenti si danno armi meravigliose in mano a Sharon, che può dire: 'Vedete? Ci odiano mica perché occupiamo i territori.' Michele Serra chiama la sinistra antisemita "la sinistra scema". Invece, soprattutto ora, bisogna essere intelligenti, non stupidi.

"Le generalizzazioni non servono. Noi parliamo dell'amministrazione Bush come degli americani. Forse che Jimmy Carter, che era contrario alla guerra in Irak, non era americano? Molti chiamano la guerra in Irak "la guerra degli ebrei" perché Paul Wolfovitz è vice segretario alla Difesa. Sarebbe come chiamarla "la guerra dei neri" perché ci sono Colin Powell e Condoleeza Rice. Basta fare cinque nomi: Noam Chomsky, Jeremy Rifkin, Susan Sontag, Naomi Klein, Gore Vidal. Sono i più duri critici e avversari della politica dell'amministrazione Bush. E sono cinque ebrei."

Può citarmi qualche altro pregiudizio contro gli ebrei legato al conflitto attuale?

"Ho sentito dire da gente di sinistra che non c'erano ebrei nelle Twin Towers - e ce n'erano 410, più del 10% La gente che dice queste cose, una volta che scopre che non sono vere, non si vergogna. Dice solo: si vede che non era vero. Eppure un'affermazione come "Non c'erano ebrei nelle Twin Towers" sa già di sterminio, come la frase "Le donne non possono guidare gli aeroplani" sa già di stupro.

"Io non sono per il politically correct, che è un forma di censura e di castrazione, però bisogna stare attenti a quello che si dice. Un'altra famosa boiata è quella sul superpotere della lobby ebraica. Il lobbismo negli Stati Uniti è ufficiale: ci sono lobby irlandesi, italiane, nere o la potentissima lobby degli esuli cubani. Di quelle non si parla quasi mai, ma la lobby ebraica, nell'opinione di molti, è di gran lunga la più potente e la più ricca. Vogliamo davvero fare due conti su quali sono le più grandi ricchezze? Secondo voi, chi ha più soldi, gli ebrei o gli arabi col petrolio? Tant'è vero che gli americani cicaleggiano con l'Arabia Saudita che pure è il paese che sostiene i gruppi estremisti come Hamas.

"Tutti conoscono il nome del servizio segreto israeliano, il Mossad, ma chi conosce il nome del servizio segreto siriano o saudita? E non faranno anche loro le loro maialate, visto che i servizi segreti sono tutti composti da delinquenti con la patente di esserlo?"

Perché l'antisemitismo attecchisce così facilmente?

"L'antisemitismo è un male oscuro che riguarda l'Europa. Se parli male degli ebrei qualcuno ti crede. Se dici qualcosa di oscuro e di onnipotente sull'ebreo ti danno retta. L'uomo più ricco d'Italia - il Presidente del Consiglio - è brianzolo. Se fosse ebreo, vi immaginate cosa sentiremmo dire? I leghisti, che sono pappa e ciccia con Berlusconi, hanno piantato un casino indecoroso degno della peggior propaganda di rozzezza giudeofobo antisemita perché Mieli, quando fu proposto per la direzione della Rai, ha chiesto un appannaggio all'altezza del suo essere un uomo importante nella stampa.

"Adesso Solgenytzin dice che la rivoluzione del comunismo l'hanno fatta gli ebrei, e in effetti c'è della verità in questo: il comitato centrale di Lenin era composto in gran parte da ebrei, la stessa madre di Lenin era ebrea. Ma guarda caso quegli ebrei sono poi stati le vittime di Stalin, un signore che aveva studiato dai monaci - e non per questo direi che il comunismo è responsabilità della Chiesa ortodossa. Non c'è dubbio che c'è una linea ebraica nella rivoluzione, ma come poteva non essere? Gli ebrei erano i paria, lo zar ne aveva sterminati a centinaia di migliaia, li aveva discriminati e vessati, massacrati nei pogrom. Come potevano non aderire a una rivoluzione che prometteva l'uguaglianza?

"L'ebraismo, in sè, è rivoluzionario, perché chi ha inventato la rivoluzione dal basso? Mosè, l'uomo che libera gli schiavi per liberare tutta l'umanità. E Abramo non è forse l'uomo che spezza gli idoli, che sono lo strumento culturale del tiranno? L'ebraismo è antidolatria quindi antitirannia. L'antisemitismo è tipico dei sistemi tirannici. Nelle democrazie mature è un cascame."

Sono da ricercarsi qui le radici dell'antisemitismo?

"Proprio in questo. Hitler sognava di essere il nuovo faraone, di avere diritto di vita e di morte, e nei lager realizzò che per distruggere l'etnia ebraica bisognava essere il dio degli ebrei: a sinistra la morte, a destra la vita. 'Io sono il tuo dio; io, il faraone che tu hai mandato a carte quarantotto, sono tornato'.

"L'ebraismo fonda il radicale umanesimo. Il Dio dell'ebraismo non si vede, non puoi dire Got mit uns, perché il Dio dell'ebraismo è il Dio di tutti. Abramo è l'uomo che litiga con Dio: i suoi discendenti potevano forse piegare le ginocchia davanti a un imbianchino con un taglio di capelli ridicolo?

"Altro che nasi e soldi: l'ebreo è l'antagonista di ogni forma di tirannia. 'Come un cancro l'antisemitismo crebbe nella testa di Stalin', diceva Krusciov, riferendosi alla famosa campagna contro il cosmopolitismo e il sionismo. Una politica egemonica contro una politica internazionalista, secondo cui l'ebreo diventa nemico.

"Quasi tutti i rivoluzionari ebrei sono finiti nei gulag e il 18 agosto 1952 l'intera intellighentia ebraica è stata fucilata. E naturalmente chi era il nemico dei nemici? L'internazionalista Trotsky, col suo concetto di rivoluzione permanente. Naturalmente, come tutti i faraoni, Stalin si è tenuto accanto qualche ebreo come Kaganovic, per garantire che la liquidazione della componente ebraica venisse effettuata sotto il controllo di un ebreo.

"E' una vecchia storia, molto dolorosa, ma bisogna avere il coraggio di andarci dentro fino in fondo. E' l'unico modo. Io ci ho provato nel mio librino, Vai a te stesso, ma costa caro.

E' vero che l'antisemitismo è spesso accompagnato dalla misoginia?

"Non spesso: sempre. Machismo e antisemitismo hanno la stessa radice, perché l'ebreo, come la donna, non promette un mondo fatto di forza, supremazia, violenza, guerra, caccia. L'ebreo promette lo studio, cioè l'interiorità. Il paradiso ebraico è l'integrità dello studio della Torah e un comportamento etico nella vita. Così come la donna promette l'affettività. E infatti lo studio è affettività. Se uno ha dei dubbi (su questo stretto legame, ndr) si legga l'istruttivo Sesso e carattere di Otto Weininger, un ebreo che odiava gli ebrei, e paragonava l'ebreo alla donna per la sua "incapacità costitutiva di costruire nazioni". Weininger si suicidò perché probabilmente oltre ad essere ebreo era un omosessuale latente, possedeva un forte coté femminile, e odiava entrambe le cose, premuto dalla pressione razzista esterna che aveva interiorizzato.

In calce alla Mozione sull'antisemitismo promulgata dal Senato è indicato il proposito di stilare un dizionario dell'antisemitismo. Che valutazione da all'iniziativa?

"Informare è sempre una cosa buona, ma per evitare le derive antisemite bisogna costruire una società diversa, profondamente democratica, in cui venga riconosciuta la centralità dell'essere umano. Una società vera, non come questa caricatura. Non si può essere carini con gli ebrei e odiare gli zingari, ad esempio, o gli arabi. Non credo alle operazioni di maquillage di certa destra. Con questo non voglio dire che Fini non abbia nel corso del tempo capito che certi atteggiamenti erano completamente deliranti. Mi sembra che, insieme all'aspetto politico-tattico-strategico, ci sia (nel suo viaggio di riconciliazione in Israele, ndr) anche un'autentica convinzione. Me lo auguro di cuore, perché una delle ambizioni dell'umorismo ebraico è che si possa un giorno ridere degli ebrei come si ride dei genovesi e degli scozzesi."

Oltre a questo, che si può fare?

"Bisogna lavorare sui giovani, sui ragazzi ma soprattutto sui bambini, fin da piccoli. Chi è andato a indagare da che famiglie venivano coloro che hanno salvato gli ebrei, o i partigiani o gli zingari, ha scoperto che venivano tutti da educazioni alla solidarietà, all'accoglienza del prossimo, indipendentemente dal fatto che fossero famiglie comuniste o cristiane, laiche o protestanti. Madre Teresa di Calcutta e Adolf Hitler hanno lo stesso DNA, è l'educazione che fa la differenza. La volontà di educare alla mansuetudine, alla gentilezza, all'attenzione per le soffrenze di tutto ciò che è vivente, gli uomini come gli animali e le piante.

"Questa educazione parte da molto piccoli e non è una trasmissione tecnica di informazioni ma la formazione dell'essere umano. Uomini nasciamo tutti gratis, ma diventare veri esseri umani, capaci di riconoscere se stessi negli altri, è il capolavoro di un'intera vita. La propria libertà si specchia negli occhi della libertà dell'altro. E' il senso del comandamento "ama il prossimo tuo come te stesso". Emmanuel Levinas ne da una traduzione radicale, dicendo che il verbo essere al presente indicativo non esiste nella lingua santa, e dunque legge la frase così: "Ama il prossimo tuo: è come te stesso".

 



 



 

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