"Riconoscere
l'ebreo che è in noi ci risparmia la vergogna
di odiarlo". Questa frase compare sulla fascetta
che avvolge il libro di Moni Ovadia "Vai da te
stesso" (Einaudi Stile Libero). Ed è il
punto di partenza per parlare della nuova ondata di
antisemitismo in Europa con una delle teste parlanti
(dopo aver pensato) più celebri della comunità
ebraica italiana. Moni Ovadia, bulgaro di nascita
e italiano per passione, si sente cittadino del mondo.
Il suo lavoro di umorista, di autore, regista e performer
teatrale, di scrittore, di musicista, di attore si
affianca a quello di opinionista - per l'Unità,
ad esempio - sui più svariati argomenti, spesso
sul tema dell'ebraismo nel mondo occidentale. Un mondo
che, dice Ovadia, deve venire a patti con le proprie
radici profonde.
"L'antisemitismo è la piaga aperta di
una civiltà che non ha fatto i conti con le
proprie origini, una civiltà che fa per certi
versi la carina e per altri è fatta di quelle
che Jean-Claude Milner ha definito Les penchants
criminels de l'Europe démocratique (le
inclinazioni criminali dell'Europa democratica, ndr)
- quel mantenere dietro una facciata di struttura
democratica vecchie pulsioni criminali e intolleranze.
"Sull'antisemitismo
la civiltà occidentale sta facendo bancarotta
fraudolenta. Per spiegarmi meglio, mi servirò
di alcune parole del Papa e di una dichiarazione del
sinodo dei vescovi cattolici tedeschi. Il Papa ha
provato a venire a patti con le radici ebraiche dell'Occidente,
entro i limiti consentiti dalla curia di Roma, dichiarando
nell'Enciclica Nostra Aetate che porta il suo augusto
imprimatur: "Gesù è ebreo e lo
è per sempre". La seconda dichiarazione
solenne sull'argomento da parte del sommo pontefice
è quella del 1995: "Auschwitz è
il Golgota del 2000". Il Golgota, lo ricordiamo,
è l'apoteosi del travaglio cristico prima della
resurrezione
"Ora, facciamo ponte far le due dichiarazioni:
2000 anni fa sulla croce salì un giovanotto
che per i cristiani è il messia, che forse
era un ribelle, forse un profeta, in ogni caso un
ebreo diventato simbolo della cultura dell'Occidente.
2000 anni dopo, secondo le parole del Papa, sulla
croce di Auschwitz è salito tutto il popolo
ebraico col suo milione di bambini. Ci sono saliti
gli zingari, gli omosessuali, i comunisti e i socialisti,
i democratici, i testimoni di Geova, i menomati -
quelli che oggi chiamiamo con understatement 'portatori
di handicap' -, i criminali comuni e anche i cristiani,
che però ci sono saliti come oppositori, non
come cristiani.
"I cristiani in quanto tali stavano dalla parte
dei carnefici, e questo non lo dico io, questa è
una dichiarazione solenne del sinodo dei vescovi cattolici
tedeschi, che dice: 'I cattolici tedeschi nel corso
dello sterminio furono nel migliore dei casi indifferenti,
più spesso complici'. Punto. Bisogna fare i
conti con questo, con il perché sulla croce
non c'erano i cristiani ma gli ebrei."
Oggi però a parlare di antisemitismo
non sono solo gli ebrei.
"Bisogna avere il coraggio di parlarne per l'Europa,
mica per gli ebrei. Noi ebrei abbiamo i nostri problemi,
ma sono altrove. Abbiamo il problema di ritornare
continuamente in Egitto facendo finta di non accorgercene.
Ma i tedeschi - e devo riconoscere alla Repubblica
Federale Tedesca di avere fatto un grande cammino
in questo senso - si sono posti la vera, profonda
domanda, che non è 'Perché abbiamo fatto
questo agli ebrei?', ma 'Perché abbiamo fatto
questo a noi stessi? Come abbiamo potuto permettere
alla nazione tedesca - non parlo di popolo, parlo
di nazione, e con nazione intendo strutture amministrative,
democratiche e poltiche - di diventare una nazione
di carnefici? Perché abbiamo calpestato la
nostra umanità e l'abbiamo infangata e ridotta
all'orrore?'.
"Quando gli uomini capiranno che riconoscere
i propri errori è la cosa migliore che uno
può fare per se stesso?"
Molti, nel contesto delle ricerche e dei sondaggi
recentemente effettuati, hanno messo il nuovo antisemitismo
in relazione con la situazione in Medioriente.
"La situazione nel Mediterraneo e l'ondata di
antisemitismo sono due problemi diversi. Anzi, quella
del conflitto in Medioriente è una vile, miserabile
e volgare scusa, e glielo dice uno che di Sharon pensa
tutto il peggio possibile, e che per i suoi articoli
ha ricevuto mail da ebrei molto viscerali di questo
tono: 'Sei come Eichmann, sei un kapò, un nemico
del popolo ebraico'. Non sono uno che risparmia le
critiche all'attuale governo di Israele e ancora meno
gliene risparmiano molti israeliani che vanno giù
pesantissimi, non ultimo Ami Ayalon, ex direttore
dei servizi segreti dell'esercito - lo Shin Beth -
che ha dichiarato in un'intervista all'Unità:
'Sharon ci porta alla catastrofe'. Anche il rabbino
capo della comunità ebraica inglese (Jonathan
Sacks, ndr) ha detto cose durissime contro l'occupazione
dei territori.
"Ma osservo che la Siria occupa militarmente
il Libano con 40.000 uomini in armi e non c'è
una riga di protesta sui giornali. Non una manifestazione,
non un'iniziativa dell'ONU degna di questo nome. Silenzio
di tomba. La Cina occupa il Tibet da cinquant'anni,
ha arrecato alla popolazione tibetana sofferenze inenarrabili,
eppure non si sono viste sui muri delle Chinatown
del mondo le scritte: 'Morte ai cinesi'."
Perché quest'ondata di antisemitismo
arriva proprio adesso?
"Perché c'è il travaglio dell'Unità
Europea, perché ci sono le spinte di paura,
perché tutti stanno diventando ebrei e ne sono
spaventati.
Cosa vuol dire "diventare ebrei"?
"Viviamo in un mondo globalizzato. Gli ebrei
hanno precorso i tempi, hanno dato una lezione di
come si vive a cavallo dei confini. Del resto, la
tenda di Abramo era aperta sui quattro lati per accogliere
i viandanti. E' stato sterminato il popolo degli ebrei
dell'Est che seppe essere un popolo senza burocrazia,
senza bandiere, senza confini, senza eserciti e senza
il coltello in tasca. Troppo, per questo mondo schifoso.
E gli ebrei, presi dallo choc di questa lezione, sono
diventati come gli altri: menano le mani. Gli ebrei
che picchiano duro - e non sono tutti - hanno accolto
la lezione dell'Occidente, sono diventati nazionalisti.
Che cosa c'è di tanto scandaloso? Non era questo
che l'Occidente voleva da loro?
"Gli uomini che credono nell'umanità,
nell'uguaglianza, nella giustizia, e io sono uno di
quelli, criticano Sharon, ma certo gli europei farebbero
bene a stare zitti. La responsabilità del pateracchio
mediorientale non è del colonialismo. E i paesi
arabi con la loro fratellanza non fanno altro che
fottere i palestinesi. Israeliani e palestinesi hanno
per le mani un conflitto territoriale nazionale nel
quale non c'entra niente la religione, perché
ci sono milioni di palestinesi in Israele con passaporto
israeliano, e nessuno si alza alla mattina per deportarli
nei lager.
"Guardi, io ho firmato il documento contro il
muro, ho sostenuto la pace di Ginevra con tutto il
mio cuore: pace fatta veramente da palestinesi e israeliani.
E' stata fatta, basta applicarla."
Secondo la documentazione raccolta, ad esempio
dall'Eumc, la nuova ondata di antisemitismo proviene
anche da sinistra.
"Certi - e sottolineo certi - intellettuali
della sinistra paragonano Jenin ad Auschwiz, e anche
queste iperboli che ti fanno andare a casa con la
sensazione di stare dalla parte dei buoni fottono
i palestinesi. Non c'è dubbio che ci sia un
dramma in atto, ma va contestualizzato, spiegato,
verificato. Ci sono cose da condannare, ma in modo
preciso, altrimenti si danno armi meravigliose in
mano a Sharon, che può dire: 'Vedete? Ci odiano
mica perché occupiamo i territori.' Michele
Serra chiama la sinistra antisemita "la sinistra
scema". Invece, soprattutto ora, bisogna essere
intelligenti, non stupidi.
"Le generalizzazioni non servono. Noi parliamo
dell'amministrazione Bush come degli americani. Forse
che Jimmy Carter, che era contrario alla guerra in
Irak, non era americano? Molti chiamano la guerra
in Irak "la guerra degli ebrei" perché
Paul Wolfovitz è vice segretario alla Difesa.
Sarebbe come chiamarla "la guerra dei neri"
perché ci sono Colin Powell e Condoleeza Rice.
Basta fare cinque nomi: Noam Chomsky, Jeremy Rifkin,
Susan Sontag, Naomi Klein, Gore Vidal. Sono i più
duri critici e avversari della politica dell'amministrazione
Bush. E sono cinque ebrei."
Può citarmi qualche altro pregiudizio
contro gli ebrei legato al conflitto attuale?
"Ho sentito dire da gente di sinistra che non
c'erano ebrei nelle Twin Towers - e ce n'erano 410,
più del 10% La gente che dice queste cose,
una volta che scopre che non sono vere, non si vergogna.
Dice solo: si vede che non era vero. Eppure un'affermazione
come "Non c'erano ebrei nelle Twin Towers"
sa già di sterminio, come la frase "Le
donne non possono guidare gli aeroplani" sa già
di stupro.
"Io non sono per il politically correct, che
è un forma di censura e di castrazione, però
bisogna stare attenti a quello che si dice. Un'altra
famosa boiata è quella sul superpotere della
lobby ebraica. Il lobbismo negli Stati Uniti è
ufficiale: ci sono lobby irlandesi, italiane, nere
o la potentissima lobby degli esuli cubani. Di quelle
non si parla quasi mai, ma la lobby ebraica, nell'opinione
di molti, è di gran lunga la più potente
e la più ricca. Vogliamo davvero fare due conti
su quali sono le più grandi ricchezze? Secondo
voi, chi ha più soldi, gli ebrei o gli arabi
col petrolio? Tant'è vero che gli americani
cicaleggiano con l'Arabia Saudita che pure è
il paese che sostiene i gruppi estremisti come Hamas.
"Tutti conoscono il nome del servizio segreto
israeliano, il Mossad, ma chi conosce il nome del
servizio segreto siriano o saudita? E non faranno
anche loro le loro maialate, visto che i servizi segreti
sono tutti composti da delinquenti con la patente
di esserlo?"
Perché l'antisemitismo attecchisce
così facilmente?
"L'antisemitismo è un male oscuro che
riguarda l'Europa. Se parli male degli ebrei qualcuno
ti crede. Se dici qualcosa di oscuro e di onnipotente
sull'ebreo ti danno retta. L'uomo più ricco
d'Italia - il Presidente del Consiglio - è
brianzolo. Se fosse ebreo, vi immaginate cosa sentiremmo
dire? I leghisti, che sono pappa e ciccia con Berlusconi,
hanno piantato un casino indecoroso degno della peggior
propaganda di rozzezza giudeofobo antisemita perché
Mieli, quando fu proposto per la direzione della Rai,
ha chiesto un appannaggio all'altezza del suo essere
un uomo importante nella stampa.
"Adesso Solgenytzin dice che la rivoluzione
del comunismo l'hanno fatta gli ebrei, e in effetti
c'è della verità in questo: il comitato
centrale di Lenin era composto in gran parte da ebrei,
la stessa madre di Lenin era ebrea. Ma guarda caso
quegli ebrei sono poi stati le vittime di Stalin,
un signore che aveva studiato dai monaci - e non per
questo direi che il comunismo è responsabilità
della Chiesa ortodossa. Non c'è dubbio che
c'è una linea ebraica nella rivoluzione, ma
come poteva non essere? Gli ebrei erano i paria, lo
zar ne aveva sterminati a centinaia di migliaia, li
aveva discriminati e vessati, massacrati nei pogrom.
Come potevano non aderire a una rivoluzione che prometteva
l'uguaglianza?
"L'ebraismo, in sè, è rivoluzionario,
perché chi ha inventato la rivoluzione dal
basso? Mosè, l'uomo che libera gli schiavi
per liberare tutta l'umanità. E Abramo non
è forse l'uomo che spezza gli idoli, che sono
lo strumento culturale del tiranno? L'ebraismo è
antidolatria quindi antitirannia. L'antisemitismo
è tipico dei sistemi tirannici. Nelle democrazie
mature è un cascame."
Sono da ricercarsi qui le radici dell'antisemitismo?
"Proprio in questo. Hitler sognava di essere
il nuovo faraone, di avere diritto di vita e di morte,
e nei lager realizzò che per distruggere l'etnia
ebraica bisognava essere il dio degli ebrei: a sinistra
la morte, a destra la vita. 'Io sono il tuo dio; io,
il faraone che tu hai mandato a carte quarantotto,
sono tornato'.
"L'ebraismo fonda il radicale umanesimo. Il
Dio dell'ebraismo non si vede, non puoi dire Got
mit uns, perché il Dio dell'ebraismo è
il Dio di tutti. Abramo è l'uomo che litiga
con Dio: i suoi discendenti potevano forse piegare
le ginocchia davanti a un imbianchino con un taglio
di capelli ridicolo?
"Altro che nasi e soldi: l'ebreo è l'antagonista
di ogni forma di tirannia. 'Come un cancro l'antisemitismo
crebbe nella testa di Stalin', diceva Krusciov, riferendosi
alla famosa campagna contro il cosmopolitismo e il
sionismo. Una politica egemonica contro una politica
internazionalista, secondo cui l'ebreo diventa nemico.
"Quasi tutti i rivoluzionari ebrei sono finiti
nei gulag e il 18 agosto 1952 l'intera intellighentia
ebraica è stata fucilata. E naturalmente chi
era il nemico dei nemici? L'internazionalista Trotsky,
col suo concetto di rivoluzione permanente. Naturalmente,
come tutti i faraoni, Stalin si è tenuto accanto
qualche ebreo come Kaganovic, per garantire che la
liquidazione della componente ebraica venisse effettuata
sotto il controllo di un ebreo.
"E' una vecchia storia, molto dolorosa, ma bisogna
avere il coraggio di andarci dentro fino in fondo.
E' l'unico modo. Io ci ho provato nel mio librino,
Vai a te stesso, ma costa caro.
E' vero che l'antisemitismo è spesso
accompagnato dalla misoginia?
"Non spesso: sempre. Machismo e antisemitismo
hanno la stessa radice, perché l'ebreo, come
la donna, non promette un mondo fatto di forza, supremazia,
violenza, guerra, caccia. L'ebreo promette lo studio,
cioè l'interiorità. Il paradiso ebraico
è l'integrità dello studio della Torah
e un comportamento etico nella vita. Così come
la donna promette l'affettività. E infatti
lo studio è affettività. Se uno ha dei
dubbi (su questo stretto legame, ndr) si legga l'istruttivo
Sesso e carattere di Otto Weininger, un ebreo
che odiava gli ebrei, e paragonava l'ebreo alla donna
per la sua "incapacità costitutiva di
costruire nazioni". Weininger si suicidò
perché probabilmente oltre ad essere ebreo
era un omosessuale latente, possedeva un forte coté
femminile, e odiava entrambe le cose, premuto dalla
pressione razzista esterna che aveva interiorizzato.
In calce alla Mozione sull'antisemitismo promulgata
dal Senato è indicato il proposito di stilare
un dizionario dell'antisemitismo. Che valutazione
da all'iniziativa?
"Informare è sempre una cosa buona, ma
per evitare le derive antisemite bisogna costruire
una società diversa, profondamente democratica,
in cui venga riconosciuta la centralità dell'essere
umano. Una società vera, non come questa caricatura.
Non si può essere carini con gli ebrei e odiare
gli zingari, ad esempio, o gli arabi. Non credo alle
operazioni di maquillage di certa destra. Con questo
non voglio dire che Fini non abbia nel corso del tempo
capito che certi atteggiamenti erano completamente
deliranti. Mi sembra che, insieme all'aspetto politico-tattico-strategico,
ci sia (nel suo viaggio di riconciliazione in Israele,
ndr) anche un'autentica convinzione. Me lo auguro
di cuore, perché una delle ambizioni dell'umorismo
ebraico è che si possa un giorno ridere degli
ebrei come si ride dei genovesi e degli scozzesi."
Oltre a questo, che si può fare?
"Bisogna lavorare sui giovani, sui ragazzi ma
soprattutto sui bambini, fin da piccoli. Chi è
andato a indagare da che famiglie venivano coloro
che hanno salvato gli ebrei, o i partigiani o gli
zingari, ha scoperto che venivano tutti da educazioni
alla solidarietà, all'accoglienza del prossimo,
indipendentemente dal fatto che fossero famiglie comuniste
o cristiane, laiche o protestanti. Madre Teresa di
Calcutta e Adolf Hitler hanno lo stesso DNA, è
l'educazione che fa la differenza. La volontà
di educare alla mansuetudine, alla gentilezza, all'attenzione
per le soffrenze di tutto ciò che è
vivente, gli uomini come gli animali e le piante.
"Questa educazione parte da molto piccoli e
non è una trasmissione tecnica di informazioni
ma la formazione dell'essere umano. Uomini nasciamo
tutti gratis, ma diventare veri esseri umani, capaci
di riconoscere se stessi negli altri, è il
capolavoro di un'intera vita. La propria libertà
si specchia negli occhi della libertà dell'altro.
E' il senso del comandamento "ama il prossimo
tuo come te stesso". Emmanuel Levinas ne da una
traduzione radicale, dicendo che il verbo essere al
presente indicativo non esiste nella lingua santa,
e dunque legge la frase così: "Ama il
prossimo tuo: è come te stesso".
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