Il
Natale è da sempre la festa dei bambini, si
sa. I più piccoli sono in tutto il mondo i
protagonisti – nonché vittime –
degli ultimi giorni dell’anno. Chi di voi ricorda
con imbarazzo le terribili cene della Vigilia di tanti
anni fa, quando era costretto dai genitori a declamare
in piedi vicino all’albero (vestito in modo
improbabile, tanto che risultava difficile distinguere
l’essere umano dall’abete addobbato) assurde
poesiole sulla neve e le renne di fronte a un sorridente
parentado che non aspettava altro che l’esibizione
finisse per sedersi a tavola? Chi si sarà riconosciuto
in simili situazioni può smettere di lamentarsi.
In molti paesi d’Europa, le tradizioni tipiche
di questa festività costringono i membri della
famiglia a performance forse ancora più accapponanti.
In Bulgaria, per esempio, il rito della Sooroovachka
impone ai più giovani di “percuotere”
tutti i propri parenti con un bastone ricavato da
spighe di granturco decorate di palline per augurare
loro ricchezza, salute e felicità e perché
ogni loro desiderio si realizzi nell’anno venturo.
Non solo: ogni fortunata vittima deve regalare dei
soldi al bambino per comprare la buona sorte. È
inoltre tradizione mangiare un pane fatto in casa
in cui al momento dell’impasto è stata
nascosta una moneta. All’inizio della cena,
il più anziano ne offre una fetta a ogni invitato.
Chi trova il pezzo con il soldino, se non muore soffocato
per averlo accidentalmente ingerito, ha davanti a
sé un anno di favolosi successi. Non si sparecchia
fino alla mattina dopo, per assicurarsi che nella
casa regni sempre l’abbondanza.
In
Polonia, la vigilia di Natale è chiamata Festa
dell’Astro: finché in cielo non compare
la prima stella non si può iniziare a mangiare.
Il tavolo è tassativamente coperto da una tovaglia
bianca sotto la quale viene posto del fieno, ed è
molto diffusa l’usanza di lasciare un posto
libero per i cari scomparsi, così che possano
simbolicamente riunirsi ai parenti nei festeggiamenti.
La cena è praticamente una lotta per la sopravvivenza:
ogni istante può portare con sé la condanna
definitiva. Intorno al tavolo dev’essere assolutamente
seduto un numero pari di invitati, o qualcuno di loro
morirà l’anno seguente. La Vigilia è
una ricorrenza di famiglia, per cui porta sfortuna
cenare con gente che non ne fa parte. Il numero delle
portate dev’essere dispari (preferibilmente
nove o undici), altrimenti dimenticatevi soldi e gravidanze
per il futuro. Come ciliegina sulla torta, una volta
finito di mangiare, i commensali devono rimanere tutti
seduti a tavola e alzarsi all’unisono a un segnale
del padrone di casa. Il malcapitato che bruci gli
altri sul tempo anche di una frazione di secondo,
morirà entro il Natale successivo.
Più disteso, invece, il Natale della Finlandia,
patria riconosciuta di Babbo Natale che, secondo la
tradizione, risiederebbe all’interno di una
montagna lappone chiamata Korvatunturi (la leggenda
più suggestiva dota la cima di tre orecchie
che permettono di ricevere forti e chiare le richieste
dei bambini di tutto il mondo). I piccoli finlandesi,
in qualità di connazionali di una tale celebrità,
meritano un trattamento di favore. La sera di Natale,
mentre tutti gli altri bambini del mondo aspettano
i regali addormentati nei loro lettini, il simpatico
vecchietto li va a trovare direttamente a casa prima
di cena (chiaramente si tratta di una controfigura,
via quella smorfia di invidia dalle vostre facce!).
Chiede loro se sono stati bravi – domanda non
particolarmente intelligente. Chi mai risponderebbe
“No, sono stato un disastro!” con il pacchetto
già in mano? – e, mentre i suoi assistenti
distribuiscono i doni, racconta i particolari del
suo viaggio dalla Lapponia. Per ringraziarlo si canta
una canzoncina, e poi via verso le altre case sparse
per il mondo.
In
Svezia è particolarmente sentita, quasi più
del Natale, la festa di Santa Lucia. In questa occasione
la figlia maggiore della famiglia indossa una tunica
bianca con cintura rossa e porta (coraggiosamente!)
sulla testa una corona con delle candele accese. Per
la notte di Natale, tocca soffrire un po’ anche
ai più piccoli: le mamme riempiono le loro
culle di paglia per farli dormire come Gesù.
In Germania le festività natalizie iniziano
l'11 di novembre, giorno di San Martino: i bambini
sfilano per le strade con lanterne costruite da loro,
per illuminare il percorso del Santo. In coincidenza
con l'avvento si costruiscono ghirlande che vengono
arricchite, nelle quattro settimane precedenti il
Natale, da candele (una ogni domenica). In Danimarca,
nel periodo dell’avvento, i bambini si travestono
da folletti per giocare scherzi ai propri familiari.
L’albero viene decorato di bandiere e si beve
un vino speziato di uvetta e mandorle, simbolo di
prosperità. Il dolce tipico è una torta
di riso. Se ne lascia una fetta anche per Julnisse,
un elfo dispettoso che vive nelle canne dei camini
e il cui spirito viene solitamente identificato con
il gatto di casa, per convincerlo a proteggere la
famiglia tutto l’anno.
In Francia, Gesù Bambino nasconde i regali
nelle scarpe dei bambini. Si prepara la galette
des rois (torta dei re), dentro la quale si nasconde
una figurina di gesso verniciato detta la “fava”.
Al momento della distribuzione, il più giovane
deve nascondersi sotto al tavolo e smistare le porzioni
nell’ordine che vuole lui. Le fette vengono
tagliate con la torta coperta da uno strofinaccio
in modo che, se il coltello incontra la fava, chi
taglia non possa sapere in che porzione si trova la
statuetta e quindi barare. La tradizione vuole che
ci sia una porzione in più del numero esatto
degli invitati: è la “porzione del povero”.
Ai nostri giorni nessuno viene più a bussare
alla porta per chiederla, ma in passato succedeva.
Quando tutti hanno la loro fetta si mangia. Chi trova
la fava è il re. Gli si mette sulla testa una
corona di cartone dorato e si beve in suo onore. Il
re sceglie la propria regina e si dà inizio
alle danze. A Londra, a Trafalgar Square, viene allestito
ogni anno un enorme albero di Natale, dono dalla Norvegia.
Durante la seconda guerra mondiale, il re di Norvegia
Haakon, dopo l’occupazione del paese da parte
dei tedeschi, fu esiliato in Inghilterra. Ogni anno,
per tutta la durata dell’esilio, i soldati norvegesi
rischiavano la vita per portargli un abete, in modo
che potesse festeggiare il Natale con un simbolo della
sua amata terra. Da allora, la tradizione è
stata mantenuta in segno di ringraziamento. Ah, i
canti natalizi sono una consuetudine di origine britannica
(adesso finalmente sapete a chi dare la colpa).
In
Spagna, si osserva ogni anno la tradizione delle Hogueras:
sono dei falò allestiti in strada. La gente
ci salta sopra, come protezione simbolica contro le
malattie. A portare i regali sono i Re Magi che visitano
di persona (si fa per dire, come per il Babbo Natale
finlandese) orfanotrofi e ospedali. Un’altra
consuetudine originale, ma stavolta delle Repubblica
Ceca, è quella di tagliare un ramo da un albero
di ciliegio e metterlo nell’acqua, in una stanza
della casa. Se fiorisce prima di Natale è segno
di buona fortuna e vuol dire che l’inverno sarà
breve. Nei villaggi austriaci, nello stesso periodo
si organizza una simpatica "corrida": viene
liberato un maialino e chi lo prende in braccio sarà
fortunato. Il 5 dicembre è il giorno di Krampus,
uno spirito maligno pieno di peli, gli occhi iniettati
di sangue e i denti aguzzi che si aggira scampanando
e trascinando catene per le strade. Adulti e bambini
di Strasburgo lo inseguono e bersagliano di palle
di neve. Brutti momenti per lo sventurato che recita
la parte, ma chi descrive il rito ne parla come di
un evento “goliardico e scherzoso”, che
serve solo a rammentare ai piccoli di essere buoni
(dopo averli fatti sfogare con uno sconosciuto). In
Grecia, ogni giorno da Natale a Capodanno, la casa
viene benedetta con l’acqua santa da un membro
della famiglia per proteggerla dai Killantzaroi, degli
gnometti combina-guai che vivono al centro della Terra
ma si divertono a entrare nelle abitazioni dalle canne
fumarie per far venire il colpo della strega alla
gente, far cagliare il latte e altre amenità
del genere. Per tenerli lontani, in questo periodo
il camino deve restare acceso notte e giorno.
Saranno stravaganti, saranno divertenti, saranno originali,
odiosi o inutili. Ma riti e tradizioni per le feste
natalizie non mancano in nessun angolo del mondo,
e i paesi dell’Unione non fanno eccezione: a
ciascuno il suo.
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