Alessandro Marzo Magno
Il Leone di Lissa
Il Saggiatore, 224 pagine, 15 euro
Leggere e viaggiare: non sono in fondo la stessa cosa?
Ecco allora il mio consiglio natalizio: un comodo
tour per la Dalmazia.
Un lungo viaggio da Cres sino a Korcula - ovvero da
Cherso sino a Curzola - sulle orme di quello narrato
in Viaggio in Dalmazia da Alberto
Fortis, abate illuminista originario di Padova che,
nel 1774, annotò i ricordi delle sue molte
esplorazioni nei 'domini da mar' della Serenissima.
Oltre duecento anni dopo, un altro veneto, Alessandro
Marzo Magno, questa volta un vero veneziano (anche
se da molti anni costretto ad abitare a Milano per
lavoro - è il responsabile della sezione esteri
del Diario - e a passare tutti i suoi week end a Trieste
dove raggiunge ogni venerdì sera la sua famiglia),
ripercorre con Il Leone di Lissa
(Il Saggiatore) lo stesso itinerario attraverso alcune
città e le principali isole che compongono
la Dalmazia (1.185 di cui, oggi, ne sono abitate soltanto
66) per raccontarci e descriverci le genti, i luoghi
e la storia di una regione europea così vicina
ma così sconosciuta.
"Fascismo:20 anni. Comunismo:45 anni. Nazionalismo:10
anni. Il totale fa circa l'aspettativa di vita media
di un europeo d'oggi", racconta Marzo Magno,
"In questo periodo gli eventi politici hanno
reso l'Adriatico un mare sempre più largo e
l'incomprensione tra le due sponde sempre più
profonda. La Dalmazia faceva parte a pieno titolo
di un mondo mediterraneo in cui il mare univa, più
che dividere, e in cui gli abitanti delle isole e
delle città costiere si sapevano esprimere
in due lingue".
"Gli
esodi del dopoguerra, poi il conflitto dei Balcani
hanno reso più distanti le sponde. La nostra
perdita di memoria ha fatto il resto", commenta
nella prefazione al libro un altro giornalista esperto
di Europa dell'Est, Paolo Rumiz, inviato di Repubblica:
"Dalmazia. L'altra costa. Lo stesso mare. Il
mare dell'Intimità. Nitida. Vicinissima. Nelle
belle giornate di bora talvolta la vediamo. Da Ancona,
Lignano o dalle Tremiti. Eppure non ne sappiamo niente.
La invadiamo ogni estate, in barca o via terra. Ma
resta una Terra Incognita, più che al tempo
della Grande Venezia o dell'Austria-Ungheria".
Di Cres l'autore sottolinea il giallo del lago di
Vrana, un mistero rimasto irrisolto come ai tempi
dell'abate Fortis. Il lago è bellissimo: una
macchia di blu intensissimo in mezzo al verde che
degrada sino alle sue rive. Le sue acque trasparentissime
e pulitissime alimentano l'acquedotto di tutta l'isola.
Ma nessuno ha ancora capito da dove arrivi tutta questa
quantità di acqua perché a Cherso non
scorre neanche un piccolo ruscello e la raccolta di
pioggia o apporti di acqua sotterranea non possono
giustificare le dimensioni del lago.
A Veglia (in croato Krk, la sola isola dalmata collegata
alla terraferma da un ponte), invece, Marzo Magno
ci racconta di Tonìn Luzina, l'unico ex panettiere
al mondo che, sotto la sua cucina, protetto da una
stuoia, possiede "un autentico mosaico romano
in bianco e nero che raffigura due delfini e un tritone".
Ma proprio qui è stata anche ritrovata "quanto
di più croato si possa trovare in Croazia":
la Bascanska Ploca, la Pietra di Baska, la più
antica lapide in glacolitico, il primo alfabeto slavo
conosciuto, elaborato, sembra, da Cirillo e Metodio,
gli stessi monaci bizantini che dettero vita all'alfabeto
cirillico.
Ma la Dalmazia è anche natura: dura, bellissima,
selvaggia, sassosa, arsa dal sole e profumata dal
mare e dalla salvia: "Pago è quanto di
più simile alla penisola arabica si possa trovare
nell'Adriatico", assicura l'autore: "Al
mattino presto, con il sole basso, i rilievi brulli
che sovrastano il mare si tingono di rosa, come nel
Sinai. Quando il sole si alza, diventano ocra e il
paesaggio assume tutte le caratteristiche di quello
semidesertico. (...) Per trovare un po' di alberi
bisogna andare negli uliveti attorno a Lun, altrimenti
ci si deve accontentare di ginepri, cardi, timo e
salvia. Tanta, tantissima salvia: così tanta
da profumare l'aria, da tingere intere porzioni della
superficie rocciosa e accidentata di Pago di quel
verde tra il grigio e il blu tipico di questa pianta,
da dare al latte delle pecore un aroma tutto particolare
che rende l'assaggio del formaggio di Pago un'esperienza
mistica".
E la Dalmazia è anche la sua gente: uomini
e donne spesso biondi, "alti, slanciati, piuttosto
belli. Sono allegri e cordiali, amano il canto (gli
struggenti canti dalmati) e il buon vino. E' gente
di mare, quindi abituata a contatti con il mondo (..)"
Il link al libro:
www.saggiatore.it
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