Terry Dear, Martin Brown,
L’immonda storia del mondo,
Salani editore, 2003, pp. 95, euro 14.
Da parecchio tempo ormai, il Natale non è più
una festa buonista, ma unicamente molto consumista.
Non sarà comunque inutile, credo, consigliare
come lettura delle feste un libro che è l’antitesi
del buonismo, e che – soprendente! – si
trova nelle librerie nel settore riservato ai bambini
e ai ragazzi. Utile anche consigliarlo qui, in una
rivista che si occupa di temi europei, perché
di Europa parla molto. Il libro, scritto da due inglesi,
si chiama L’immonda storia del mondo,
e racconta – con feroce ironia camuffata da
beffarda ingenuità – tutte le violenze
perpetrate nella storia, attraverso fumetti, giochi,
e quiz.
Apre il libro la figura di Giorgino il Genio, ovvero
Georg Friedrich Hegel, che con sguardo rassegnato
pronuncia la frase “Noi non impariamo niente
dalla storia”. Hegel ricompare alla fine del
libro, e – sornione – dice “Ve l’avevo
detto! Non impariamo nulla dalla storia”. Però
gli autori, in un finale un po’ meno cattivo
e più pedagogico del resto del testo, ribadiscono
che, d’altra parte: “noi pessimi umani
possiamo imparare qualcosa dalla brutta storia!
Prendete i romani. Crocifiggevano, gladiatorizzavano
e circhizzavano la gente. Ma oggi non si fa più.
E sapete perché? Perché sui romani è
stata scritta un sacco di brutta storia. La gente
era scioccata. E tanti altri nella storia
ci hanno scioccati, dai villosi vichinghi che facevano
a pezzi i monaci indifesi, ai nauseanti nazisti che
hanno mandato al macello milioni di persone innocenti
perché erano della razza sbagliata. Quando
i popoli imparano dalla brutta storia, allora
le cose cambiano DAVVERO”.
Un po’ riconfortati da queste parole, guardiamo
quali sono i capitoli del testo più interessanti,
ammesso che si posa usare questo aggettivo.
Stasera cinema, Il Gladiatore
Sorvoliamo
sul capitolo Crudeli cacciatori, di cui segnaliamo
il simpatico diario scolpito nella pietra di un bambino,
datato Croazia, 70.000 ac. (scusandone l’anacronismo
circa l’uso della scrittura): «Caro diario.
Oggi avevamo fame. Abbiamo ucciso alcuni della tribù
e li abbiamo cucinati. Mi è paciuto spaccare
le ossa per succhiare il midollo. Al mio papà
piace di più il cervello. Erano buoni, ma mi
mancheranno gli amici arrostititi, i compagni cucinati
e i parenti precotti».
Dopo il capitolo Ciniche città, in
cui si narra della costruzione dei primi agglomerati
urbani («perfetti per farsi rubare il borsellino
e finire morti ammazzati», commentano gli autori,
notando come le cose non siano cambiate poi radicalmente),
si passa a quello sugli egizi (Terribili tombe),
nel quale troverete un gioco che invita a indovinare
se alcune abitudini molto bizzarre siano veramente
esistite o meno (si scopre ad esempio che è
falso che in India, durante il Medioevo, quando nasceva
un bambino alla madre venivano tagliate due dita della
mano. Infatti, era piuttosto la zia più anziana
del bambino che doveva andare al tempio per adempiere
a questo appassionante rito).
Attraversando rapidamente L’orribile oriente,
dove si trova però un test per scoprire la
propria attitudine alla tirannia, si arriva alla Rivoltante
Roma, dove un manifesto pubblicizza un «bello
spettacolo sanguigno per tutta la famiglia»,
e dove si ricorda però che la lotta tra animali
e tra animali e uomini non è stata una prerogativa
dei romani: la nazista Ilse Koch si divertiva a chiudere
un prigioniero al giorno in una gabbia con un orso
e un’aquila, tanto per fare un esempio.
Nel capitolo sui Bestiali Barbari ci si delizia
con le pratiche di quelli che, non a caso, hanno poi
fatto sì che il loro nome designasse gli atti
più inumani (segnaliamo ad esempio il «puré
di monaci»). Nello stesso capitolo, troviamo
una intelligente presa in giro delle regole di guerra,
mano mano modificate nel corso della storia. In una
vignetta un soldato dice sorridendo all’altro:
«Dopo di te, vecchio mio», e l’altro,
spara, ringraziando l’altro per la cortesia.
Come se la guerra possa essere regolata dal bon
ton!
In Cattivi Cavalieri, Raymond D’Aguiliers,
di ritorno dalla crociata del 1090, racconta in intervista
della rivista «Cavaliere Oggi» le sue
prodi imprese, mentre in Terrificanti Torture
si racconta della migliore tecnica, utilizzata
da Chiesa e Stato, per far finalmente sputare il rospo
a chi ha pensava di tenersi tutto per sé.
Al capitolo Supersacrifici, dove vengono
descritti i riti compiuti in Sudamerica prima dell’arrivo
degli europei, fanno da controcanto i capitoli Eccessivi
Esploratori (su Cortès e dintorni), e
quello Crudi Criminali, dove si parla dei
pirati e delle loro allegre scorribande e della deportazione
di schiavi dall’Africa («Immaginate di
giocare nei campi con le vostre sorelline. All’improvviso
appaiono degli sconosciuti, vi braccano e vi gettano
in catene in una scura, sporca, fetida nave affollata
fino all’inverosimile»).
Finalmente ai giorni nostri
Eccoci all’800, il secolo degli operai delle
fabbriche (e non che quelli delle campagne se la passassero
meglio, specificano gli autori). Spazzacamini morti
per malattie ai polmoni, donne e bambini al lavoro
nelle miniere. Per fortuna che una legge del 1844
stabilì che i bambini tra gli otto e i tredici
anni non potessero lavorare più di sei ore
e mezza al giorno! A pag. 78, una ricetta, eventualmente
da provare, descrive il pasto domenicale dell’operaio
inglese inizi ottocento: mezza testa di manzo spellata
e bollita. Sempre nello stesso capitolo, si può
giocare al gioco da tavola Slum Street, dove
si avanza rispondendo correttamente alle domande.
Ad esempio, arrivati alla casa di Isabelle Wilson,
bisogna indovinare in quanti letti dorme una famiglia
di nove persone. La risposta corretta è due,
anche se si ricorda che di figli la famiglia Wilson
ne aveva avuti ben più di sette, solo che tutti
erano morti fin da piccoli. E così via fino
al traguardo.
Infine, arriviamo al Novecento. Nel capitolo Grevi
guerre, il paragrafo «Come ti addestro
il pupo» ricorda le tecniche per tramutare un
ragazzo in un diligente nazista. E, parlando dello
sterminio degli ebrei, si ricorda come d’altra
parte, i massacri degli ebrei non sono certo una caratteristica
tipica del Novecento. I cristiani, ricordano gli autori,
usavano ammazzare gli ebrei ben mille anni prima di
Hitler, con la scusa che gli ebrei avevano ucciso
Gesù. Ma Gesù non era ebreo?
Correda il libro una tabellone finale con su disegnati
tutti i Malvagi Maligni della storia, «cinquanta
brutti ceffi» tipi non piacevoli da incontrare.
Tra di essi, tanto per citare i più europei,
Dracone, il legislatore greco del VII secolo che faceva
giustiziare le persone per il minimo crimine, Alessandro
Magno, Attila, Basilio Bulgaroctono, imperatore bizantino
che accecò 14.00 prigionieri di guerra, Tomas
de Torquemada, Robespierre, e la mitica coppia Hitler
e Stalin. Il secondo, concludono gli autori, sebbene
sia stato uno dei più grandi assassini della
storia, vinse la seconda guerra mondiale «e
il mondo chiuse un occhio».
Che un libro per bambini valga più di mille
dibattiti storiografici?
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