243 - 27.12.03


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Una potenza da condividere

Mauro Buonocore


La cultura o la politica? Dove risiedono l’energia e la storia, la tradizone e la forza che possono coniugare le innumerevoli diversità che si intrecciano e si distinguono attraverso il vasto territorio che va sotto il nome di Europa?
La cultura è l’unico spazio entro la quale le differenze si compongono in una armonia di ricchezze, questa la risposta di Giorgio Pressburger durante un incontro dal titolo “Pensieri locali, orizzonte europeo: il contributo delle letterature regionali alla formazione di un’identità comune europea”.

Ormai sembra chiaro: la dimensione europea è entrata nel parlare, nell’agire e nel pensare comune. Le riunioni della Conferenza Intergovernativa e i problemi connessi alla Costituzione dell’Unione tengono banco sulle pagine di quotidiani e settimanali. La politica internazionale, afflitta dai venti di guerra che soffiano soprattutto in Medio Oriente, vede i paesi europei recitare un ruolo da protagonisti non solo come singoli stati, ma anche nella definizione di quella che sarà la struttura della difesa e dell’esercito dell’Ue. E non c’è manifestazione culturale che non ponga la dimensione continentale come elemento di discussione, fattore di incontro, possibilità di rintracciare una comune identità tra popoli e tradizioni.
Festival cinematografici, premi letterari, mostre d’arte non mancano di dedicare, tra le pagine dei loro programmi, almeno una sezione che veda evidenziata nel titolo la parola “Europa” o l’aggettivo “europeo” declinato nelle forme e nei generi che meglio si adattano all’occasione e che meglio riescono a rendere conto di almeno una delle tante implicazioni che la realizzazione dell’Unione sviluppa negli infiniti ambiti di quanto va sotto il nome di cultura.

Non ha fatto eccezione Più libri più liberi, la Fiera nazionale della piccola e media editoria che si è svolta al Palazzo dei Congressi di Roma tra il 4 e l’8 dicembre.
Nel labirinto di libri, copertine e cataloghi, abbiamo incontrato le parole di Giorgio Pressburger che, con Lucio Lami (presidente del Pen Club - Italia), Nicole Janigro (esperta di letterature di area balcanica) e lo scrittore basco Bernardo Atxaga, raccontava libri e scrittori della sua Ungheria per arrivare a spiegare come le identità locali costituiscano la ricchezza e la risorsa del respiro europeo.

Venuto in Italia dalla sua Ungheria nel ’56, per anni direttore dell’Istituto Italiano di Cultura di Budapest, Pressburger ha sottolineato che la grande qualità dell’Europa è la varietà. La ricchezza di diversità, le tante lingue, le infinite letterature locali che per secoli hanno raccontato gli angoli più remoti del vecchio continente, sono frammenti di un patrimonio collettivo che scrittori e lettori hanno da sempre messo in comune per la narrazione del mondo e per la comprensione della realtà. Esempio lampante ne sia l’Ungheria, proprio la sua Ungheria, che ha saputo mantenere viva grazie alla letteratura una lingua difficile e rara, un idioma molto diverso da quelli dei popoli che la circondano, ma che ha saputo comporre con la sua lingua libri preziosi per i suoi connazionali, ma anche opere che hanno saputo volare oltre i confini statali per arrivare alla comprensione di lettori di tutto il mondo che ne hanno riconosciuto il valore, così come attesta il successo internazionale degli scrittori ungheresi sancito pubblicamente dal Nobel per la letteratura riconosciuto a Imre Kertész.


Presentata come collezione di diversità, come unione di tante culture locali, l’Europa si presenta come un infinito bacino di idee, un enorme contenitore di sguardi sul mondo, come il luogo dello scambio di visioni e di rappresentazioni del reale. Ecco l’Europa che unisce, ecco l’Europa che raccoglie il particolare nella comune identità della tradizione, ecco l’Europa della cultura, ecco l’Europa della varietà che non divide ma si compone nel respiro delle arti e del pensiero.
Visto così, allora, il Vecchio continente sfugge alle beghe della politica, alle divisioni ideologiche e a ogni tipo di definizione che lo voglia in contrapposizione con qualcosa di altro, primi fra tutti gli Stati Uniti. Vista con gli occhi della cultura, ha concluso Giorgio Pressburger, “l’Europa ci appare davvero come una superpotenza, una forza che però non genera guerre né odii, non produce violenze ma scambi, intrecci: una superpotenza che non si fa combattere, ma che è tutta da condividere”.


 


 

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