243 - 27.12.03


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Ni, il colore tra i ghiacci

Mauro Buonocore


Assomiglia proprio alla sua Islanda, il diciassettenne Ni, protagonista di Ni Albini, opera prima del trentenne Dagur Kali.
Come i paesaggi ghiacciati del suo paese bianco, l'albino Ni; come la sua Islanda che se ne sta lass in mezzo ai mari del Nord, Ni sembra galleggiare nel mare della piccola umanit del piccolo villaggio dove abita e vive. Non sta a casa, gira in continuazione, oppure se ne sta nella sua capanna, una scatola che ha il sapore di un rifugio.
Non adatto all'immobilit che lo costringe ai banchi di scuola; non adatto a concentrarsi sulle parole degli insegnanti o sui libri per imparare le lezioni: Ni si sveglia quando ne ha voglia, si fa vedere a scuola solo ogni tanto e dedica la maggior parte del suo tempo a vagare per il villaggio, con quell'aria tutta sua, stralunata, curiosa, un adolescente che va in giro alla scoperta del mondo.

E il mondo prende le tinte dei personaggi che si affacciano al suo sguardo e colorano l'esistenza di Ni con la loro variet cromatica: un padre alcolizzato fanatico di Elvis, una nonna permalosa, un indovino che profetizza sciagure e il sogno di una donna che ha il volto di Iris. Solitario e malinconico lo sguardo di Ni si accende di una luce nuova di fronte a questa ragazza che, venuta a vivere nel villaggio dalla citt (una Reykjavik presunta, mai pronunciata, e probabilmente idealizzata), l'unica a considerare il ragazzo senza prenderlo per lo scemo del villaggio, ma apprezzando la singolarit del suo sguardo, del suo mondo.

La storia di Ni l'albino, una favola nella quale il giovane regista Dagur Kali riesce a mescolare commedia, tragedia e l'angoscia di un'et di mezzo come l'adolescenza, in cui lo sguardo sulle cose del mondo si riempie di domande e si carica di speranze. Seguendo la lezione di Jim Jarmush e di Aki Kaurismaki, Dagur Kali riesce a dipingere nella figura di Noi un personaggio ricco di colori in un mondo ghiacciato.

 


 

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