243 - 27.12.03


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Islanda: innocenza e isolamento.

Dagur Kari con Paola Casella


Nói Albinói è un diciassettenne albino che sogna di fuggire dal suo villaggio sperduto fra le nevi islandesi, popolazione 957 anime, opportunità meno 0. Nói Albinói è il primo lungometraggio di Dagur Kari, trentenne nato e cresciuto a Reykjavík e musicista del gruppo Slowblow, che ha composto ed eseguito la colonna sonora del film. Nói Albinói è, soprattutto, un piccolo "caso" cinematografico: presentato in sordina al Festival di Rotterdam, dove ha vinto il Premio del pubblico, è stato acquistato dai distributori di tutta Europa e ha partecipato ai più importanti festival internazionali, ricevendo riconoscimenti importanti e i favori di critica e pubblico. Ed è il candidato islandese agli Oscar per il Miglior film straniero.

Forse conta anche il fatto che l'Islanda, cinematograficamente parlando, è ancora un paese sconosciuto, il più esotico e selvaggio della civilissima Europa, e suscita la curiosità verso un mondo inesplorato. "L'industria del cinema islandese - se di industria possiamo parlare - è nata solo nel 1979", dice Kari, tanto timido e cortese quanto determinato. "Da noi si producono tre o quattro film all'anno, e se ti siedi in un bar di Reykjavík, ora di sera vedi passare tutto il gotha del cinema locale".

Ci faccia qualche nome.

E' facile, perché ce ne sono solo due che hanno superato i confini nazionali: Fridrik Thor Fridriksson, il regista del recente Niceland e di Children of Nature, che fu candidato all'Oscar per Miglior film straniero, e Baltasar Kormákur, l'attore che ha diretto il successo di box office 101 Reykjavík. Io mi sono innamorato del cinema partecipando da spettatore a un festival in Islanda quando ero ancora un ragazzino. A quel tempo non sapevo se da grande avrei fatto il musicista o lo scrittore. Il cinema mi ha dato l'opportunità di combinare le due cose.

Ma per diventare regista ha dovuto uscire dall'Islanda.

Infatti. Solo da poco sono nate in Islanda le scuole di cinema: dunque, appena finito il liceo, ho dovuto trasferirmi a Copenhagen e frequentare la Scuola danese. E' stata un'occasione per uscire da casa, ma ho sempre saputo che il mio primo film sarebbe stato ambientato in Islanda. Lì c'erano i miei demoni da esorcizzare.

Come le è venuto in mente il personaggio di Nòi?

Pensavo a Nòi da almeno dieci anni, era un personaggio che avevo inventato quando ero ancora al liceo e che, nella mia immaginazione, era destinato a diventare un anti-eroe dei fumetti. Inoltre uno dei miei compagni di scuola era Tómas Lemarquis, che è albino, e che voleva fare l'attore: perfetto per interpretare Nòi nel mio film. Di lui mi colpiva la bianchezza in un posto già così bianco come l'Islanda. Per me quel bianco ha cominciato a significare l'innocenza e l'isolamento del mio paese.

E' molto legato all'Islanda?

Sono un po' come Nòi, mi sembra di non appartenere a nessun posto, anche se so bene che le mie radici sono a Reykjavík. Per il resto, non provo un forte senso di appartenenza nazionale: infatti il mio prossimo film sarà girato e prodotto in Danimarca, quello successivo chissà dove. Ma continuerò a descrivermi come un regista islandese.

Le sue sensibilità registiche appaiono vicine al cinema scandinavo.

Il senso dell'umorismo è simile, assomiglia soprattutto a quello finlandese. Ma non riesco a pensare in termini di affinità e differenze: ogni regista pensa di creare un mondo suo, che certamente risente dell'influenza di ciò che ha visto al cinema in passato, ma vuole affermarsi in modo autonomo. Io lavoro partendo da piccole idee e cerco di tradurle in immagini, senza preoccuparmi di inserirle in un contesto più ampio. Del resto non saprei nemmeno dire in che cosa consista un film islandese o un film scandinavo. So solo che ci sono film che funzionano e altri no. Vorrei che i miei appartenessero alla prima categoria.

Lo stato islandese aiuta il cinema nazionale?

Sì, esiste un Fondo cinematografico che finanzia i film di registi locali per il 30-40%. Il resto però bisogna trovarselo da soli: per mettere insieme il cast di Nòi, ad esempio, ho reclutato tutti i miei amici, mia nonna, il mio insegnante di francese del liceo e il postino del quartiere. Quanto alla preparazione, i corsi di cinema offerti dallo stato sono piuttosto approssimativi, durano al massimo un paio d'anni e funzionano più come un'infarinatura che come una preparazione accademica vera e propria.

E' favorevole all'Europa unita?

No, perché mi sembra stia rendendo i singoli paesi tutti uguali, e che l'euro li abbia resi inavvicinabili dal punto di vista economico. Ogni capitale europea sta diventando identica alle altre, hanno perso la loro identità, per trasformarsi in un unico costoso sushi bar. Anche il mio film parla di come persino i sogni si siano globalizzati: uguali per tutti, come obblighi, doveri e motivi di rispetto.

I link:

Sito dell'Icelandic Film Fund
(in inglese)

Associazione amici dell'Islanda


Best of Iceland
(in inglese)

 


 

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