La
vita di un tassista, a volte, può scorrere
su strade davvero pericolose. Rajai è un giovane
autista di minibus, uno come tanti, potremmo dire,
con l’unica differenza di essere palestinese,
e di percorrere ogni giorno la tratta Gerusalemme-Ramallah,
per 3 shekel a corsa, lungo i viottoli di montagna
di un territorio tra i più martoriati del mondo,
col rischio costante di imbattersi in posti di blocco
a ‘sorpresa’.
Ogni giorno Rajai gioca a scacchi con la morte, inizia
la sua partita la mattina, quando sale sul suo bus,
quando si chiude dietro la porta di casa senza sapere
se mai la riaprirà. Ad un certo punto la luce
si accende, Rajai scompare e il sipario si abbassa.
Era solo un film.
O quasi: perché quel film ci racconta una storia
e una vita vere. Ford Transit, di Hany Abu-Assad,
è un documentario, uno dei tanti che saranno
presentati a Firenze dal 29 novembre al 4 dicembre
nel corso della 44esima edizione del Festival dei
Popoli. Cinque sale per più di cinquanta titoli
che arrivano da ogni parte del mondo (Argentina, Birmania,
Cile, Cina, Georgia, Israele, Yemen e così
via).
La rassegna si articola in diverse sezioni: il Concorso
Internazionale e Italiano, le due Sezioni Tematiche
"Madame l’Eau - Storie d’Acqua"
e “Fotografia, cinema, video”, le selezioni
Il Presente Documentato, della quale fa parte il film
di Abu-Assad, Filmare la Musica, Filmare il Teatro,
Cinema & Arte, e infine Benvenuti in Europa, dedicata
ai paesi dell’Est, in occasione del loro prossimo
ingresso nell’Unione. Quest’anno, Benvenuti
in Europa concentra le sue attenzioni sulla Polonia.
Tanti paesi, tante donne, uomini bambini, ognuno con
una storia da raccontare, dalla guerra, che in Erkennen
und Verfolgen (Guerra a distanza) di Harun Farocki,
si trasforma in un macabro videogioco, all’evolversi
del movimento dei girotondi, raccontato da Wolfgang
Achtner nel suo La Primavera dei Movimenti,
(è interessante nel film la presenza di Nanni
Moretti che, in una lunga intervista in esclusiva,
spiega i motivi della sua presa di posizione in politica);
dall’acqua come in Madame l’Eau
(La Signora Acqua) di Jean Rouch o A Guerra de
Água (La guerra dell'acqua) di Licínio
Azevedo, e ancora il consumismo, in Surplus: Terrorized
into Being Consumers, l’abusivismo edilizio,
in L’Esplosione, senza dimenticare
la sezione dedicata all’arte.
A questo proposito ci saranno due momenti davvero
interessanti: lunedì 1 dicembre alle 17.30
all'interno della sezione pratense del festival, “Filmare
il teatro”, la proiezione di Lolita-sceneggiatura
di Ariella Beddini, nella sala grande del Teatro Metastasio.
La regista, specializzata in documentari di spettacolo,
si è assunta il compito di "documentare"
la riduzione teatrale del capolavoro di Nabokov, che
ha la regia del maestro del teatro italiano Luca Ronconi.
Martedì 2 dicembre al Cinema Alfieri Atelier,
alle 19.30 verrà invece proiettato il film
sulla vita personale e professionale di Robert Capa,
dal titolo Robert Capa in Love and War (Robert
Capa in amore e in guerra) di Anne Makepeace.
Presidente della giuria del Concorso Internazionale
del Festival è il regista Emanuele Crialese,
noto in Europa e negli Stati Uniti per Respiro, che
insieme a un prestigioso gruppo di colleghi - il regista
polacco Krzysztof Lang, la sceneggiatrice francese
Marie-Pierre Duhamel e il giornalista siriano Salah
Sermini - dovrà premiare il migliore fra i
15 documentari selezionati, che comprendono i lavori
di maestri come il danese Jørgen Leth e preziose
testimonianze storiche come The Revolution Will
Not Be Televised, resoconto del tentativo di
colpo di stato in Venezuela teso a rovesciare il governo
di Hugo Chavez, raccontato in tempo reale.
La giuria nazionale, della quale fanno parte Sergio
Frosali, storico e critico cinematografico, Giovanni
Maria Rossi, Presidente della Cooperativa L’Atelier
e Pietro Clemente, docente di Antropologia Culturale
dell’Università di Firenze, sceglierà
invece il Miglior documentario Italiano, fra i lavori
di firme prestigiose come Gianni Celati e Giovanni
Piperno.
L'“evento speciale” della rassegna, ci
aspetta domenica 30 alle ore 15 all’Auditorium
Stensen, con De fem benspaend (Le cinque
condizioni) di Jørgen Leth e Lars von Trier,
già apparso in concorso a Venezia: si tratta
del remake di un documentario che Leth aveva realizzato
nel 1967, The Perfect Human, sulle
azioni quotidiane di un uomo.
Non potevano mancare le testimonianze sulla guerra
in Irak: da Baghdad on/off del regista iracheno
Saad Salman, ad Al-Jazeera Exclusive (Esclusiva
Al-Jazeera) di Ben Anthony fino a Camera Gun
(Francia-USA, 2003) di Lech Kowalski. Storie che vorremmo
continuare a conoscere sempre e solo attraverso un
vetro e che purtroppo a volte, con la forza di un
ciclone, senza preavviso ci crollano addosso, quasi
a ricordarci che tutto questo non è un film,
che le lacrime non sono artificiali, il sangue non
è sintetico e le bombe esplodono sul serio.
Per informazioni:
FESTIVAL DEI POPOLI
tel. 0039 055 244778 - Fax 0039 055 241364
Email: fespopol@dada.it
www.festivaldeipopoli.org
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