L'articolo
che segue ² apparso sul quotidiano la Repubblica
del 10 ottobre 2003.
Neil Postman se ne ² andato, a 72 anni, in un ospedale
di Queens poche ore prima che Arnold Schwarzenegger
celebrasse il suo trionfo a Los Angeles. L'incredibile
ironia delle date sta nel fatto che le due notizie
sono finite insieme sui giornali americani di ieri.
Chissö quanti nel mondo (Postman ² tradotto quasi
ovunque) avranno pensato di chiedere un suo commento,
a diciotto anni dalla prima comparsa di quel suo famoso
Divertirsi da morire, che fu ispirato dalla
elezione, per due volte consecutive, di un attore
alla Casa Bianca. Ž vero che per vincere non basta
lo star system e ci vuole anche un programma
politico, ma non si sfugge al fatto che Ronny, come
Arny, era un figlio di Hollywood, prodotto West Coast
della imperiale industria del divertimento. Postman,
invece, sociologo, pedagogista, mediologo allievo
di McLuhan, era un tipico figlio della costa atlantica,
tutta la sua vita intorno a Washington Square, New
York University, dove ha insegnato dal 1959, dirigendo
un Istituto di comunicazione e il progetto "Ecologia
dei media".
Quando il suo libro uscÒ in Europa la prima volta,
la mentalitö "del cucð", come la chiamava lui, non
aveva ancora scavato le teste, dalle nostre parti,
come aveva fatto negli States. Le figure di punta
qui erano gente come Kohl, la Thatcher, Mitterrand,
Spadolini, tutti leader di grandi qualitö politiche,
ma improponibili per ruoli di rilievo in un telefilm.
Gente che si affidava alle parole pið che allo show,
esponenti di quella che Postman chiam÷ typographic
mind, mentalitö tipografica, qualcosa cui dobbiamo
la moderna democrazia moderna, e con lei la cultura
del "discorso pubblico", della conversazione informata,
del confronto di argomenti che sottopone gli interessi
e le preferenze al giudizio (per quanto possibile)
razionale.
Nel
suo libro Postman si appassionava nel racconto della
cultura dei pellegrini che sbarcavano nelle colonie
del New England nel Seicento, catalogava i libri di
cui avevano piene le stive, e insisteva sulle qualitö
letterarie dei presidenti americani pre-televisivi,
soffermandosi su quel William H. Taft, repubblicano,
coltissimo, eletto nel 1909, ma cosÒ grasso che oggi
sarebbe scartato al primo caucus da qualunque
partito. Solo vent'anni pið tardi, l'Europa, arata
da due decenni di talk-shows, ² pienamente
in condizione di capire che cosa voleva dire il sociologo
newyorchese quando spiegava che "il medium ² la metafora"
e che, se la nostra mente funziona per metafore, vuol
dire che ² condizionata dalle tecnologie della comunicazione:
pið potente di tutte la tv che invade l'intera vita
sociale attraverso il suo punto di forza, il divertimento.
Delle due profezie gettate sul secolo da Huxley e
Orwell, quella del Brave New World e quella
di 1984 Postman riteneva oggi decisamente pið
pungente quella del primo: non un potere che opprime
popolazioni prigioniere, ma folle, audiences, che
lietamente si sottopongono all'ingegneria cerebrale
e che si nutrono di quel soma che regala un
eterno sorriso. Quel che faceva scattare la critica
di Postman non era il divertimento in s³ ma il suo
mescolarsi all'informazione e alla politica. Lo mandava
in bestia lo stile spettacolare dei telegiornali,
il fatto che le notizie avessero una colonna sonora,
uno stile cinematografico e che i giornalisti si preoccupassero
soprattutto del parrucchiere: talking hairdos,
diceva, pettinature parlanti. Unica contromisura:
concentrare le energie della civiltö sulla scuola.
Da qui la sua vasta produzione di ricerche sull'infanzia,
tradotte anche da noi, e ben note agli insegnanti.
Quanto alla svolta delle nuove tecnologie, aspetta
e spera. La vecchia tv, diceva, continua a essere
vincente, anche in America.
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