237 - 04.10.03


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"La scrittura è un sopracosmo"

Marcello Fois con Paola Casella


Fra le iniziative più seguite all'ultima edizione del Festivaletteratura di Mantova c'è Scritture Giovani, un progetto nato lo scorso anno con il sostegno del Programma Cultura 2000 dell’Unione Europea: cinque nuovi autori di cinque diverse espressioni linguistiche - inglese, italiano, norvegese, tedesco e gallese - coadiuvati da sei autori affermati hanno letto in pubblico racconti appositamente scritti in occasione del festival su un tema concordato.

Quest'anno il tema era "Borders", cioè confini, nell'accezione più vasta del termine. Gli esordienti selezionati - il sardo Flavio Soriga, il tedesco Tilman Rammstedt, il norvegese Bjarte Breiteig, l'inglese Richard John Evans e la gallese Angharad Price - sono stati presentati da tre autori italiani di successo e accompagnati da tre grandi nomi della letteratura mondiale. Gli "chaperon" stranieri erano l'irlandese Joseph O'Connor, l'ungherese Tibor Fischer, e l'israeliano David Grossman, gli italiani erano Carlo Lucarelli, Lella Costa e Marcello Fois. A Fois, l'autore nuorese di Sempre caro, Ferro Recente e Dura madre, abbiamo chiesto un resoconto della sua esperienza mantovana e una valutazione di ciò che rende la scrittura un veicolo in grado di valicare ogni confine.

"Scritture Giovani è un progetto con un meccanismo un po' particolare", spiega Fois. "Un autore con esperienza editoriale presenta al pubblico due autori esordienti - preferisco questo al termine "giovani" che mi disturba, perché lo si usa come se essere giovani fosse un privilegio invece che una situazione anagrafica: gli scrittori hanno doveri più profondi che quello di essere giovani. L'appuntamento è organizzato in due puntate giornaliere, la prima si svolge nel pomeriggio, quando vengono letti i racconti a tema dei nuovi autori, e la sera, quando si apre una discussione più approfondita alla quale partecipa anche l'ospite straniero".

I racconti vengono letti in italiano o in lingua originale?

Questa è una scelta del presentatore: per quanto mi riguarda ho preferito che ogni autore leggesse nella propria lingua, perché mi sembrava importante che si sentissero il ritmo e il suono della sua prosa. Poi l'interprete ha riletto i racconti in italiano per gli spettatori che non avessero capito il testo in originale. Abbiamo iniziato una piccola discussione, il pubblico ha fatto domande, dopodiché ci siamo dati appuntamento alla sera dove si è aperto un dibattito più ampio con i due autori - il tedesco Tilman Rammstead e ilmio conterraneo Flavio Soriga - e con l'ospite straniero, Joseph O' Connor. Il tutto si è svolto su un piano di assoluta parità: eravamo quattro autori che facevano chiacchiere sulla scrittura insieme al pubblico, sempre curioso di sapere come funziona l'"officina", di capire come e dove nasce la scrittura.

Che significato ha per un autore affermato partecipare a un progetto di questo tipo?

Per autori della nostra generazione, è un dovere. Come scrittori, abbiamo sofferto in passato proprio perché dinamiche di questo tipo proprio non esistevano: noi i padri che li siamo dovuti cercare, nessuno è venuto a coccolarci. E questo è un motivo di più per ritenere un'iniziativa di questo tipo veramente straordinaria. A giudicare dal gradimento e dalla sorpresa degli autori stranieri che hanno partecipato al progetto, direi che anche loro hanno dovuto affrontare difficoltà analoghe in patria. Certo, bisogna accostarsi a Scritture Giovani con un determinato atteggiamento: invece di dire "ecco a voi due esordienti" bisogna dire "ecco a voi due scrittori agli esordi".
Credo che nell'ambito di Scritture Giovani sia avvenuto laboratoriamente quello che dovrebbe avvenire tendenzialmente nell'ambito editoriale. Con mia grande sorpresa invece la cosa fa storcere il naso a qualcuno dei miei colleghi: evidentemente non è facile liberarsi dal timore della concorrenza. Ci vuole una dose di presunzione che ad alcuni manca.

Non di umiltà?

Non si può essere umili quando si fa questo mestiere: si deve tendere a cambiare l'universo, non si può entrare in punta di piedi, ma mirare a sfondare il portone. I casi sono due: o resti a guardare mentre le nuove leve danno le spallate o li aiuti, se ti sembra che abbiano il timbro adatto.

Scritture giovani riceve il sostegno del Programma Cultura dell'Unione: al di là della partecipazione di autori "comunitari", qual è la dimensione europea dell'iniziativa?

L'abbiamo messa molto in evidenza, partendo dall'idea che questa performance fosse un esperimento di comunicazione alta e altra. La mia prima domanda agli autori esordienti è stata quella di commentare l'osservazione di Borges che dice: a furia di raccontare il cortile di casa propria si rischia di diventare scrittori universali. Abbiamo sviscerato questo tema e ne è nato un dibattito molto interessante sul rapporto geografico delle culture. Ognuno ha detto la sua molto allegramente. Non si è sentito alcuno scarto fra l'attenzione dedicata agli autori già affermati e quella dedicata agli esordienti.

Quali sono i temi emersi da questa discussione?

L'idea che il modo migliore per essere europei sia quello di guadagnare tutto senza perdere niente, per esempio guadagnare lingue piuttosto che rinunciare a una lingua per un'altra, sovrapporre lingue madri a lingue sorelle e cugine, aumentare la gamma della comunicazione piuttosto che restringerla. Bisogna entrare in Europa con la propria specificità, il proprio stile, la propria lingua, nell'indirizzo comunicativo, non certo in quello egoista.

Che cosa accomuna gli scrittori europei della nuova generazione?

Un pregio e un difetto: il pregio è che hanno una visione della scrittura non compromessa. Al contrario di quello che si pensa, cioè che i giovani nati a pane e televisione forniscano necessariamente scritti paratelevisivi o parapubblicitari, è invece evidente nei loro lavori una ricerca continua del proprio posto. Il loro difetto è una specie di riluttanza a considerare il positivo della tradizione: sono tutti convinti di essere nati in un campo che nessuno ha coltivato. Sono presuntuosi, nel senso negativo questa volta, perché si ritengono nati ieri.
Credo però che sia un problema legato a questioni anagrafiche. Non vorrei parlare in termini gentoriali, ma secondo me è una fase in cui hanno bisogno di cercare la propria specificità assoluta e credono di non avere debiti. Poi uno cresce e capisce che i debiti invece ce li ha, e grazie a questo diventa maturo e raggiunge uno stile.

Che cosa conta, nel panorama della letteratura europea?

Credo che conti essere scrittori onesti, con un progetto da portare avanti rispettando il proprio mestiere. I miei romanzi sono stati tradotti in 23 paesi, e per me questo è ancora un motivo di sorpresa: l'unica strategia che ho è quella di essere felice di quello che scrivo, e forse questa felicità si sente. La gara è quella di riuscire a diventare personalmente comunicativi, e comunicare a vari livelli: dentro la scrittura ci devono essere odori, sentimenti tattili, cose che sono supralinguistiche. I sentimenti dell'umanità sono un odore fragrante, un calore dell'anima, il freddo d'inverno e il caldo d'estate, la disperazione della solitudine. Il testo è un veicolo, dentro ci devono essere passeggeri che possono scendere dappertutto ed essere riconoscibili da chiunque. Spesso la storia di un libro non conta, conta la sua musica interna, e quando scriviamo dobbiamo trovare questo ritmo interiore, perché è un battito universale: non appartiene a noi, ma al mondo.

Allora non ha senso parlare di scrittura europea.

Ha più senso parlare di scrittura del mondo. La letteratura è una specie di sopracosmo, come la doppia carena delle navi. Ci sono autori vicinissimi a noi che nonostante abitino altre latitudini, comunicano ciò che noi non riusciamo ad esprimere. Ogni scrittore deve chiedersi, che respiro, che anima c'è in quello che scrivo, che ritmo gli do? Bisogna entrare molto dentro di sé per capire perché Dottor Jekill e Mr. Hyde sembra scritto ieri. Se un autore riesce a risponde a questa domanda e poi cerca di fare altrettanto, si pone umilmente per rendere presuntuosamente.


Il link:

Il sito del Festivaletteratura di Mantova
www.festivaletteratura.it



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