C’erano
una volta il cattolicesimo sociale del partito popolare
europeo e l’“economia sociale di mercato”
della Cdu di Konrad Adenauer e del suo ministro dell’Economia
Ludwig Erhard. Se oggi il Ppe è altra cosa
da quello delle origini, lo è anche per la
trasformazione del suo storico membro tedesco, che
pare stia allevando giovani leve sempre più
incuranti del senso di solidarietà che animava
quegli illustri esempi del dopoguerra.
Philipp Missfelder è il presidente della “Junge
Union”, ovvero dei giovani della Cdu tedesca.
E’ un rampante esternatore di ventitré
anni che negli ultimi mesi ha fatto più volte
parlare di sé. Prima per un’iniziativa
di sostegno alla guerra di Bush in Iraq (cui erano
invece contrari autorevoli leader del suo partito,
come lo stesso ex candidato Cancelliere Edmund Stoiber).
Poi, soprattutto, con un’intervista che ha rilasciato
in agosto al quotidiano berlinese Tagesspiegel e che
è stata ampiamente ripresa dai media tedeschi.
Missfelder ha detto che sarebbe ora che gli ottantacinquenni
comincino a pagarsi da soli le dentiere e le anche
artificiali, visto che “ai vecchi tempi la gente
andava in giro con le grucce”, e ha criticato
i politici che, in ogni partito, hanno “tradito”
il principio di solidarietà tra generazioni,
perché il sistema sociale tedesco favorisce
gli anziani a spese dei giovani. Rispondendo alla
Bild-Zeitung, Missfelder ha poi aggiunto: “Tutto
ciò che esula da un trattamento normale deve
essere tolto dal catalogo dell’assicurazione
sanitaria per i pensionati ed essere finanziato privatamente”.
Le
dichiarazioni del leader della JU hanno trovato scarso
consenso anche all’interno del suo stesso partito,
e hanno ovviamente provocato la reazione indignata
del Ministro della Famiglia, la socialdemocratica
Renate Schmidt, che ha parlato di “polemica
inumana”, “per nulla scusabile, anzi resa
ancora più grave dalla giovane età di
Missfelder”.
Anche Business Week è rimasto sorpreso
dal tono del giovane cristiano-democratico, e ne ha
preso spunto per fare un discorso piuttosto preoccupato
sulle prospettive della Germania e dell’Europa
in generale, nel caso in cui nel vecchio continente
non si mettesse mano ad una seria riforma del sistema
sociale. “Missfelder può essere stato
politically incorrect – ha scritto il settimanale
– ma ha toccato un punto importante”.
Anche in Germania, infatti, le difficoltà economiche
stanno rendendo sempre meno un tabù il tema
della riforma del Welfare, tanto che il governo Schroeder
propone di incrementare da 65 a 67 anni l’età
legale di pensionamento.
“C’è un sentimento crescente di
incomprensione e persino rabbia nei confronti degli
anziani”, dice un giovane manager intervistato
da Business Week. Si teme che, anche a causa
del basso indice di natalità, il generoso trattamento
ricevuto dagli anziani di oggi renderà insostenibile
in futuro non solo il sistema pensionistico, ma anche
quello sanitario. Se oggi in Germania ci sono quattro
persone in età lavorativa per ogni anziano
che abbia almeno 65 anni, entro il 2040 il rapporto
sarà di due a uno. “Entro il 2050 –
sintetizza il settimanale newyorkese – la Germania
sarà un ghetto geriatrico impoverito”.
Intanto i giovani dei due principali partiti tedeschi
sono su posizioni diametralmente opposte. Gli “Juso”,
i giovani socialisti della Spd, concordano con le
critiche che i sindacati muovono, da sinistra, al
governo. I giovani della Cdu guardano invece al modello
americano, all’idea cioè che si dovrà
pagare per ottenere la propria pensione. Il rischio
paventato da tutti è quello che si arrivi,
come si dice anche nel dibattito italiano, ad uno
“scontro tra generazioni”, che sembrerebbe
annunciato dai risultati di un sondaggio condotto
ad aprile in Germania, secondo il quale il 62% dei
giovani sotto i 25 anni vede come “conflittuale”
il rapporto con la generazione più anziana.
Se ci sarà conflitto tra le generazioni, sarà
certo merito anche della “sensibilità”
sociale di Philipp Missfelder, giovane stella della
politica tedesca che si gode l’attesa fama procuratagli
da una stanca giornata di agosto.
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