236 - 20.09.03


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La verità malgrado tutto

Donald Davidson con Giancarlo Marchetti


Sabato 30 agosto ² morto Donald Davidson. Nato nel 1917, ² stato uno dei pið importanti filosofi del XX secolo. Allievo di Whitehead e Quine, ha dato contributi importanti alla teoria della scienza, del significato e della veritö. Per ricordarlo pubblichiamo parti di un'intervista autobiografica uscita sul numero 76 della rivista Reset.

Potremmo cominciare con una domanda sulla sua formazione intellettuale. Professor Davidson, che cosa l'ha convinta a studiare la filosofia?

Ž difficile dirlo. Mi pare di aver sempre apprezzato la discussione e il dibattito, ma penso che sia stato il mio interesse per la letteratura a portarmi a leggere per la prima volta la filosofia quando avevo pið o meno quattordici anni. Ovviamente ho letto molte cose di Nietzsche e un po' di Platone, semplicemente quello che riuscivo a trovare. Non appena giunto al college cominciai a seguire i corsi di filosofia, bench³ non fosse questo il mio campo privilegiato, che era la letteratura. Prima di tutto quella inglese, che poi divenne a poco a poco letteratura comparata e storia delle idee. Ho anche studiato il greco antico fin dall'inizio al college. Non posso proprio dire se vi fu qualcosa che fece la differenza. Semplicemente cominciai a interessarmi sempre pið alla filosofia. Ma non decisi di diventare un filosofo fino a quando non presi il diploma di laurea. Non avevo alcun progetto. Per una specie di coincidenza fui invitato a ritornare ad Harvard per specializzarmi nello studio dei classici e della filosofia.

Com'era l'atmosfera filosofica ad Harvard durante gli anni della sua formazione?

Ad Harvard c'erano molte persone nel dipartimento di filosofia che erano molto conosciute non solo come filosofi ma come personalitö pubbliche. Solo per nominarne tre: Ralph Perry in filosofia morale, C.I. Lewis e William Ernest Hocking. Quando io cominciai ad Harvard Whitehead insegnava ancora e l'ultimo anno in cui insegn÷ fu il 1936-37, cio² il mio secondo anno di universitö. Seguii ciascuno dei due corsi che tenne e rimasi suo amico per molti anni dopo il suo ritiro. Egli ha avuto una grande influenza su di me. Fu questo il mio background. A partire dal momento in cui divenni senior, e certamente dopo la laurea, il positivismo logico cominci÷ ad avere degli estimatori anche negli Stati Uniti, in gran parte perch³ molti di quelli che fuggivano dalla Germania vennero qui. Quine svolse un ruolo decisivo invitando molti di questi personaggi a venire e tenere delle lezioni; mi ricordo in particolare di Carnap e Tarski. Questo cambi÷ notevolmente l'atmosfera. Anzi, dovrei dire che per quanto mi riguarda la cambi÷ profondamente, perch³ divenni sempre pið interessato alla filosofia analitica.

Quali sono le figure che hanno maggiormente influenzato il suo lavoro (a parte Quine ovviamente)?

Dopo la laurea e per un gran numero di anni non sentivo di avere degli interessi esclusivi in qualche settore della filosofia. Trovavo tutto affascinante. Ho dovuto insegnare quasi tutto: l'etica, l'epistemologia, la filosofia antica e la moderna, Platone e Hume, l'estetica e la filosofia del linguaggio. Non so se qualcuno di questi abbia influito pið di altri. Ovviamente quando finalmente cominciai a leggere Quine, come molti altri in quel periodo, fui travolto dalla passione. Fui anche influenzato da Carnap, Goodman, Russell e Frege. Pið tardi mi avvicinai agli studi di Tarski sulla veritö e da allora ho continuato a pensare che il suo sia l'unico approccio veramente chiaro alla semantica. Come tutti gli altri, fui certamente influenzato da Wittgenstein, bench³ non sia facile dire dove l'influsso si lasci osservare. Se dovessi continuare in questo elenco l'allungherei troppo, quindi lascio perdere.

Perch³ pensa che il concetto di veritö debba essere riabilitato?

Perch³ ² sotto un attacco generalizzato, da parte di chiunque. Brandom sarebbe un buon esempio. Ž uno di quelli che pensano che la nozione di veritö sia in realtö molto poco importante. Da questo punto di vista, egli ² ci÷ che si chiama un deflazionista. Il deflazionismo di un tipo o di un altro ² popolare non soltanto fra i filosofi odierni, ma anche fra i teorici della letteratura e i critici, i sociologi, gli storici e molti altri. Sostengono che non c'² una cosa come la veritö: ci÷ che chiamiamo veritö ² solo una costruzione sociale. Mi dispiace ma Rorty ha giocato un ruolo importante nell'incoraggiare molte persone nelle scienze sociali e nella critica letteraria a pensare che la nozione di veritö oggettiva sia un mito. Ha detto che la veritö ² ci÷ che la maggioranza delle persone in un dato momento accettano: ha anche citato James con approvazione per aver detto che la veritö ² ci÷ che ² bene credere. Queste sono concezioni contro cui dovremmo batterci. Secondo me, la nozione di veritö ² un concetto essenziale per comprendere le persone; non potremmo avere nemmeno una credenza se non avessimo il concetto di veritö. Ecco perch³ penso che la veritö debba essere riabilitata.

Qual ² il futuro della filosofia analitica?

Dipende da cosa intendiamo con filosofia analitica. Rorty, nel suo La filosofia e lo specchio della natura, riteneva che filosofia analitica significasse innanzitutto qualcosa come l'epistemologia dei positivisti logici. Questa linea di ricerca in teoria della conoscenza ² morta e molte delle altre concezioni dei positivisti non attraggono pið la maggior parte di noi. Ma se con filosofia analitica intendiamo semplicemente una devozione per la chiarezza e l'argomentazione, allora mi sembra che possiamo solo sperare che continui per sempre. Penso che Socrate, Tommaso d'Aquino, Cartesio, Leibniz, Kant, Hume, G. E. Moore, Carnap e perfino la maggior parte dei filosofi prima del XIX secolo e dopo siano stati dei filosofi analitici.

Perch³ Socrate?

Quello che voleva era capire bene le cose. Non si fermava alle opinioni interessanti. Voleva vedere come quelle opinioni potessero stare assieme ad altre opinioni che la gente aveva. Era interessato a trarre le conseguenze derivanti dal credere questo o quello. Questa ² filosofia analitica.

Quali aree della cultura possono trarre profitto dal contributo della filosofia analitica?

Nel senso ampio che do al termine filosofia analitica, non c'² nessun campo della cultura che non possa avvantaggiarsi del suo atteggiamento aperto e problematico. Se dovessi dire quali delle aree che confinano con la filosofia sembrano oggi particolarmente mature per il lavoro filosofico, direi che la psicologia ² una di queste. Non ² propriamente un ambito problematico, ma un insieme di diverse cose che la gente fa. Una gran parte delle cose su cui lavorano gli psicologi sono talmente prossime ad avere un diretto interesse filosofico che questo ne fa delle ottime aree di interazione se non di collaborazione. Le scienze sociali e la linguistica sono altre aree in cui si ² registrata una grande interazione, un'interazione che potrebbe crescere ulteriormente. Lo stesso vale per la teoria della letteratura.

Per Socrate fare filosofia ² vivere; per Nietzsche ² un'attivitö monacale. Che cos'² per lei la filosofia?

Per me fare filosofia significa cercare di conservare una mente aperta.

Quali aspetti della ricerca psicanalitica possono trovare un collegamento vitale con le questioni filosofiche - e con quali?

La teoria psicanalitica ², fra le altre cose, una teoria su come funziona la mente. Come tale, non ha bisogno di venire collegata con la filosofia: ² giö filosofia, filosofia della mente. Un'area particolarmente interessante riguarda la natura di varie forme di irrazionalitö, un argomento che ha interessato i filosofi almeno a partire da Platone.

Quali sono le qualitö di un buon filosofo? Quali sono i filosofi passati e presenti che ammira maggiormente?

Fortunatamente non esiste una risposta alla prima domanda. Penso che ci siano infiniti modi di fare della buona filosofia e io sono veramente favorevole a ciascuno di questi. Lasciamo che diano i loro frutti. Non cercherei di scegliere. I due filosofi che ammiro di pið sono Aristotele e Kant, perch³ ci hanno dato molto lavoro da fare.

Secondo lei quali sono le opere filosofiche fondamentali del ventesimo secolo?

Penso che i due libri fondamentali del '900 siano i Principia Mathematica di Russell e Whitehead e le Ricerche filosofiche di Wittgenstein.

Se dovesse tracciare una genealogia della filosofia americana contemporanea dove si collocherebbe?

Ecco un suggerimento. Si parte con i neokantiani: ² qui che prese avvio Dewey. Dewey influenz÷ C.I. Lewis, il quale diede all'epistemologia una svolta pragmatista. L'epistemologia di Quine ² molto simile a quella di Lewis. Certo, bisogna eliminare i sense data, ma Quine ha un sostituto per i sense data, vale a dire il significato stimolo. Bisogna anche eliminare la distinzione analitico-sintetico. Con questi cambiamenti l'epistemologia di Lewis e quella di Quine sono molto simili. Ora, sono queste tre le radici del ramoscello che rappresento. La mia epistemologia si differenzia da quella di Quine per il fatto che io non ho alcun sostituto per i sense data, e dunque, diversamente da Quine, non sono un empirista. Quine alla fine ha abbandonato l'idea di significato stimolo in filosofia del linguaggio, ma ² rimasto un empirista in epistemologia. C'² un altro aspetto nella mia concezione che pone l'accento sul carattere sociale del significato e del pensiero. Questa ² un'idea che percorre i pragmatisti ed ² particolarmente forte in Mead e in Wittgenstein. Veda lei se le riesce di farla entrare nell'albero.

Quali valori e quali idee filosofiche vorrebbe che venissero alla ribalta nel ventunesimo secolo?

Penso che vedremo sempre pið filosofi con una preparazione approfondita in qualche altra disciplina. Ogni sorta di discipline: psicologia, psicoanalisi, sociologia, fisica, genetica, linguistica. Non abbiamo abbastanza filosofi della fisica che conoscano davvero la fisica. E questo sta certamente diventando un campo assolutamente affascinante. Se ci spostiamo sull'estetica, abbiamo bisogno di competenze profonde nei vari campi: pittura, musica, cinema, teatro, danza. Un altra questione che guadagnerö in definizione ² la natura del pensiero pre-proposizionale o di quello non proposizionale, il pensiero animale. Questo pensiero non ² proposizionale ma pu÷ essere complicato e sofisticato. Non ² che siano mancati i contatti con la filosofia, ma mi sembra che fino ad ora quei contatti non abbiano portato lontano e penso che lo faranno. Ž un campo enorme - e ho il sospetto che a ci÷ si colleghino molti dei problemi che sorgono in connessione con le scienze dello sviluppo. Ma queste sono solo considerazioni personali.

Quali questioni pensa che siano definitivamente obsolete e che non meritino di essere portate avanti nel prossimo secolo?

Una questione che penso che dovrebbe essere [data per] morta ² il vecchio scetticismo riguardo a ci÷ che i sensi ci dicono del mondo. Se questo ² un non-problema, possiamo tirare una riga su gran parte dell'epistemologia che ² stata fatta negli ultimi secoli, perch³ era stata in buona parte progettata per rispondere a quel tipo di scetticismo. Questa osservazione riflette un mio pregiudizio. Ma sono felice che n³ io n³ nessun altro sia nella posizione di legiferare su come in futuro debba svilupparsi la filosofia.

Qual ² il suo rapporto con la religione? Quale religione pensa che si avvicini maggiormente alla veritö?
Nessuna. Per quanto mi riguarda sono ateo e lo sono sempre stato. Molte delle affermazioni della religione sono buoni candidati per proposizioni che non hanno un valore di veritö.

(traduzione di Sergio Levi)


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