Karl
Schwarzenberg, figura politica influente della nuova
Europa allargata, che avrà il baricentro un
po’ più a Est, è un intellettuale
mitteleuropeo, nato a Praga, e divide la sua vita
tra la città di origine e Vienna; è
stato consigliere di Vaclav Havel; pubblica il settimanale
di cultura “Respekt”. Lo abbiamo intervistato
sulla Costituzione europea e la disputa sui “valori”.
La Costituzione europea sarà probabilmente
approvata nei prossimi mesi. Qual è la sua
opinione circa il tema del richiamo a valori culturali
o religiosi che alcuni vorrebbero inserire più
esplicitamente nel preambolo?
Non credo che esistano valori definibili
come specificamente europei, mentre esistono certamente
valori reali, universali. Sono piuttosto la cultura,
le tradizioni, ed i modelli di comportamento a definire
l’Europa, e tutto ciò di cui l’Europa
può essere fiera. L’insieme di regole
e di comportamenti si sono sviluppati proprio nei
periodi di mezzo, di tregua, tra le sanguinose guerre
civili e le rivoluzioni, e sono nati dal riconoscere
che il rispetto per le concezioni e i valori altrui
è una questione di sopravvivenza. La grande
conquista europea è stata la capacità
di chiamarsi letteralmente a raccolta e di darsi un
insieme di regole - in base al quale non solo convivere
ma sopratutto vivere insieme - in un continente
con una pluralità di religioni, lingue e nazioni
senza precedenza. Cosi ritroviamo già tutte
le strutture dei valori nelle importanti regole belliche.
Seguiva l’elaborazione del diritto internazionale,
dello ius gentium. Con la pace di Westfalia,
si trovò un accordo nel senso di un rispetto
reciproco. Oggi il cliché dei valori rischia
di gettare a mare le regole apprese con tanta fatica,
e di riportarci indietro, ad un’epoca di ideologie.
Dunque, coscienza delle tradizioni culturali
invece che fissazione di valori?
La nostra tradizione culturale si fonda davvero
su quattro colline: il Sinai e il Golgota da un lato,
e l’Acropoli e il Campidoglio dall’altro.
E’ a partire da queste fonti primarie, e dopo
naturalmente anche da altre, che oggi possiamo sviluppare
una coscienza ed un pensiero europeo. Le fondamenta
comuni del pensiero europeo sono state anche influenzate
dall’Islam, dai valori della Riforma e della
Controriforma, ed infine dagli ideali dell’Illuminismo,
della Rivoluzione Francese, per arrivare fino alle
grandi ideologie del XX secolo. E anche se tutto questo
fa parte delle basi stesse del nostro comune pensiero
europeo, ciò non significa più, e da
tempo, che esista quella categoria di specifici valori
comuni europei alla quale oggi si fa tanto volentieri
riferimento. Io sono figlio del XX secolo, e se penso
alla prima e alla seconda guerra mondiale, all’evoluzione
della guerra civile spagnola o alla guerra civile
nella ex-Jugoslavia, ai campi di concentramento di
Auschwitz, mi chiedo chi può dirmi in buona
coscienza che questi “valori europei”
possano effettivamente essere proposti come modello
per una futura Costituzione. Credo si tratti di parole
vuote, e anche molto irrealistiche.
La
ricerca di valori è dunque una falsa partenza?
Sì, io la penso così. E’
un tentativo, copiato all’America, di esprimersi
in maniera politically correct.
Ma naturalmente questa ricerca di valori viene in
parte anche utilizzata come una copertura, allo scopo
di riuscire ad inserire nella futura costituzione
europea dei contenuti politici molto mirati, che possono
essere ricondotti a chiarissimi interessi politici.
La discussione sugli interessi appartiene naturalmente
alla natura della politica, ed è anche importante
che i diversi gruppi di interesse siano rappresentati
ufficialmente. Però, la discussione politica
dovrebbe essere più onesta. Molto più
ragionevole sarebbe una Costituzione molto breve,
non caricata da un eccesso di valori. Invece di voler
ad ogni costo mantenere fissi in eterno gli attuali
bisogni e conquiste, dovremmo fare della costituzione
ciò che essa dovrebbe essere in base alla propria
natura: un insieme di regole di base per la discussione
politica. Vale a dire, chiare, semplici linee-guida,
che sia davvero possibile seguire, senza troppe concezioni
sociali, o confessionali, o politiche, che hanno poi
come conseguenza il fatto di essere troppo vincolate
ai tempi, e troppo rigide. Il risultato è che
questo genere di costituzione deve poi essere continuamente
rielaborato, perdendo così di credibilità.
In America la costituzione si fonda su poche e semplici
regole, ed è questo che l’ha tutelata.
La questione religiosa nella costituzione
europea ha portato a grosse discussioni.
La formula sopra citata delle quattro colline corrisponde
senza dubbio alla verità storica, e rende inutile
una discussione sulla tradizione spirituale. Se dovessi
scegliere una definizione che, di nuovo, corrispondesse
ad un solo gruppo e che fosse una tipica questione
di opinione, si finirebbe subito per inficiare il
dibattito sulla costituzione. Ma deve essere chiaro
che, naturalmente, tutto il pensiero europeo è
permeato dal confronto con la chiesa, e ciò
vale allo stesso modo per la Riforma così come
per il marxismo, che sarebbe impensabile senza le
basi giudaico-cristiane.
Quali tradizioni culturali e quali regole
di comportamento caratterizzano l’Europa?
Le tradizioni culturali che si sono sviluppate
in Europa comprendono naturalmente gli ambiti più
vari. Ad esse appartiene soprattutto la centralità
dell’uomo, l’umanesimo, e la concezione
che tutti gli esseri umani sono fratelli e godono
degli stessi diritti. Altre idee di fondo, come l’uguaglianza
di fronte alla legge o il concetto del diritto dei
popoli, si sono sviluppate in Europa in epoca moderna,
ad esempio il riconoscimento dell’uguaglianza
dei diritti di tutti gli Stati, e l’idea stessa
della libertà della scienza, in senso moderno;
tutte queste tradizioni culturali sono state sviluppate
in Europa, ed è evidente che esse non possono
essere accettate subito e necessariamente da altre
culture.
Poco tempo fa, la Repubblica Cèca, in un referendum,
si è espressa in favore della propria entrata
nella UE. Cosa significa questo per un paese che ha
recuperato la propria indipendenza solo dieci anni
fa?
Ovviamente per molti è un problema,
e lo dicono chiaramente. D’altro canto c’è
però il dato di fatto che questo paese si sente
ormai come una componente naturale dell’Europa.
Alla maggior parte dei cèchi risulta molto
lontana la concezione – di casa in Francia e
in Germania – di uno Stato federato, comune,
che ‘cresce insieme’. La loro idea di
un’Europa comune si avvicina piuttosto a quella
della Gran Bretagna, o a quella di alcuni paesi scandinavi.
Si dovrebbe riuscire a non rendere Bruxelles troppo
potente e, in conclusione, rimanere indipendenti.
(traduzione dal tedesco di Laura Bocci)
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