Sandro
Gozi, Il governo dell’Europa, Il
Mulino, pp.223, Euro11,36
“L’Europa è una delle storie di
successo del nostro tempo” ha detto Romano Prodi.
Certamente gli Stati europei stanno realizzando un’impresa
storica, costruendo un’integrazione politica
senza precedenti, in continuo sviluppo e basata su
un sistema del tutto originale e insolito rispetto
alla tradizione occidentale. L’importanza dell’Unione
Europea è da individuare anche nella possibilità
che il Vecchio Continente si è dato di tornare
protagonista negli affari mondiali presentandosi come
un unico corpo istituzionale e politico al tavolo
di chi decide la guerra o la pace.
Gozi descrive in questo libro le principali caratteristiche
del modello politico europeo, corredando la trattazione
degli organismi fondanti dell’UE con quella
dei più recenti sviluppi istituzionali. L’Unione,
che vive in questo momento una fase molto delicata
della sua storia, stretta fra la necessità
di riformare singole istituzioni e quella di dare
un nuovo volto all’intero sistema, è
analizzata tenendo conto dei principali problemi attuali:
l’introduzione dell’euro, l’allargamento
dei confini a Sud e ad Est con la prospettiva di una
difficile integrazione di nuovi paesi e società,
la recente crisi istituzionale nata dalle dimissioni
collettive della Commissione Europea.
Ma che cos’è l’Unione europea?
Come interagiscono le sue istituzioni, di cosa si
occupa, come sono ripartite le funzioni legislative
e esecutive nel sistema comunitario?
L’UE
non è uno Stato e come tale non si basa sulla
tradizionale separazione dei poteri, e questa assenza
determina in sede europea l’inesistenza di qualsiasi
distinzione fra legge e regolamento. La distribuzione
dei poteri segue uno schema triangolare nel quale
il Consiglio, in cui sono rappresentati i Governi
degli Stati membri, il Parlamento e la Commissione
interagiscono sulle realtà per le quali sono
chiamati ad esprimersi; si assiste di fatto ad una
commistione di poteri.
Al triangolo iniziale si sono aggiunte progressivamente
nuove forme di cooperazione e istituzioni: la Banca
Centrale Europea che gestisce la politica monetaria
in modo indipendente; la cooperazione del Parlamento
europeo con i parlamenti nazionali (COSAC, Confederazione
delle Commissioni per gli Affari Esteri) che rende
effettivo il processo di democratizzazione inizialmente
solo indiretto e formale; il Comitato delle regioni,
sensibile alle istanze di tutte le rappresentanze
delle diverse regioni degli Stati membri; la cooperazione
di Politica Estera e di Sicurezza Comune (PESC) che
mira a creare una mentalità europea anche su
punti tradizionalmente legati al concetto di sovranità
statale come il sistema penale.
Il governo della moneta viene esercitato in base ad
un modello integrato, gli altri aspetti invece sono
ancora fortemente influenzati da classici elementi
intergovernativi, anche se la speranza è che
si sviluppino in modo originale, nella linea di tutta
l’Unione. Gozi parla evidentemente del Trattato
che ha sancito la struttura a “pilastri”
dell’UE: il Trattato di Maastricht riflette
i due metodi che sono da sempre alla base della struttura
comunitaria: l’integrazione comunitaria e la
cooperazione intergovernativa. Dove non arrivano le
strutture pensate per funzionare a nome di tutti i
Paesi membri ci sono commissioni che si occupano di
mettere a confronto i rappresentanti dei diversi Stati
sui temi più importanti.
L’entrata in vigore di un altro trattato fondamentale,
quello di Amsterdam, ha contribuito a rendere più
“costituzionale” e democratica l’UE,
attraverso il rafforzamento e l’estensione dei
poteri del Parlamento Europeo.
La dettagliata e completa analisi di Gozi si conclude
con il tema più scottante: il futuro dell’Unione
Europea, la sua estensione, le nuove esigenze e le
nuove competenze che dovrà acquisire. L’autore
aderisce alla tesi di coloro che si augurano un’Europa
costituita da un “nucleo duro” composto
dagli Stati fondatori che si occuperanno di sviluppare
ulteriormente le attuali forme di coordinamento e
cooperazione. Attorno a questo nucleo più integrato
si collocheranno quegli Stati che non si ritengono
ancora pronti per un’integrazione completa a
causa delle loro condizioni politiche e monetarie.
Occorre soprattutto che l’Unione, allargandosi,
maturi anche una propria identità politica
e approfondisca un sistema di valori alla luce dei
quali valutare se e come continuare.
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