Furio
Cerutti, Enno Rudolph (a cura di), Un’anima
per l’Europa. Lessico di un’identità
politica, Edizioni ETS, pp. 274, Euro 16
“Dare un’anima all’Europa significa
far emergere in un continuo dibattito pubblico i valori,
i principi giuridici e i fini politici che meglio
esprimono le ragioni per le quali stiamo costruendo
una nuova entità politica”. Con questa
frase, colta dal capitolo introduttivo di Un’anima
per l’Europa. Lessico di un’identità
politica, Furio Cerutti, che con Enno Rudolph
ha curato il volume, apre la lettura a un elemento
essenziale della costruzione dell’Unione europea.
Idea cardine del libro è che la realizzazione
di un’entità politica passa necessariamente
per la via dell’identità. Ogni governo
democratico non può dirsi tale, sostengono
gli autori, finché i cittadini non sono in
grado di guardare a se stessi come a individui che
fanno parte di una collettività, di un insieme
di cittadini rappresentati da quel governo. Non si
può parlare, insomma, di Ue finché gli
europei non sono in grado di guardare a problemi politici,
sociali, economici, finanziari con gli occhi consapevoli
di cittadini dell’Unione.
Il libro si presenta come una raccolta di saggi che
indicano un percorso verso l’identità,
o meglio, che lavorano alla ricerca di strumenti che
possano aiutare a costruirla. Per costruire si parte
dalle fondamenta, e anche il lavoro degli autori segue
la stessa strada, iniziando a fornire ai lettori il
lessico, la terminologia e i concetti base sui quali
poggiare il progetto dell’identità europea.
I capitoli, firmati da specialisti di materie giuridiche,
politiche, economiche e storiche di respiro europeo,
passano in rassegna i termini che ci aiutano a capire
che cosa voglia dire sentirsi cittadini dell’Europa.
Dalle strutture burocratiche alle questioni della
cittadinanza, dalla giustizia alla politica estera
fino a un excursus storico dei tentativi di costruire
una coscienza europea, il percorso continua fino alle
ultime pagine del volume, dove è ospitato un
utilissimo glossario che raccoglie i termini tecnici
e i nomi delle maggiori istituzioni dell’Unione.
Segnata la strada, però, questa si presenta
irta di ostacoli che mettono in pericolo il cammino
della comprensione. Quando si parla di identità,
di sentimento comune di una collettività, è
facile scivolare nei terreni dei nazionalismi, dei
particolarismi, delle identità che si fanno
sinonimi di contrapposizione e di ostilità,
oppure di apologie e trionfalistici entusiasmi per
l’Europa e gli europei. Ma questo non è
certo il caso del libro che abbiamo sotto gli occhi.
Sin dalle prime pagine Cerutti è molto chiaro
nel tracciare una separazione netta ed essenziale
tra due tipi diversi di identità. Da una parte
c’è l’identità culturale,
quella fatta di tradizioni e di storia, quella della
lingua nazionale; un’identità di questo
tipo non potrà mai riguardare l’Ue, perché
L’Europa “non si avvia ad essere un
melting pot di culture”, non ci sarà
mai unificazione culturale e linguistica. L’identità
di cui ha bisogno l’Unione è di tipo
più leggero (soft, dice Cerutti),
strettamente politico, un’identità che
riguarda la dimensione del policy-making,
della scelta di decisioni che risolvano problemi che
siano avvertiti, dalle istituzioni e dai cittadini,
come questioni autenticamente europee, che si possano
trattare solo nell’ambito dell’Ue.
Non c’è Europa senza un’anima,
dunque, senza un opinione pubblica che affermi le
idee di persone che si esprimono in quanto cittadini
dell’Unione. Non c’è identità
politica senza la realizzazione di un demos,
di una coscienza collettiva che sappia creare una
“conversazione degli europei tra loro”.
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