Il
Premio Strega Europeo è nato quest'anno, in
occasione del Semestre di presidenza italiana dell'Unione
Europea, sotto l'egida del Ministero degli Affari
Esteri e della città di Roma. Una sfida accolta
con entusiasmo dalla Fondazione Maria e Goffredo Bellonci
che cura l'organizzazione del Premio Strega, e che
in quattro e quattr'otto ha dovuto sottoporre al vaglio
di una giuria d'eccezione, composta da un gruppo di
scrittori italiani che si sono aggiudicati il premio
in passato, i lavori di sette fra i più interessanti
scrittori europei contemporanei, dallo spagnolo Bernardo
Atxaga all'irlandese John Banville, dal francese Franz-Olivier
Giesbert all'olandese Harry Mulisch , per cui già
si parla di premio Nobel.
Anna Maria Rimoaldi, direttrice della Fondazione Bellonci,
ci racconta il tour de force del primo premio italiano
dedicato alla letteratura europea.
Come è nata l'idea del Premio Strega Europeo?
Tutto è partito da una richiesta del Ministero
degli Esteri: una volta tanto un funzionario si è
fatto promotore di una bellissima iniziativa in occasione
del Semestre italiano all'Unione - un omaggio della
letteratura italiana alla letteratura europea. Veltroni
ha accolto con gioia questa iniziativa: del resto
proprio a Roma è stato firmato il Trattato
del '57, che fondava il primo nucleo dell'Unione europea.
Come si sono svolte le selezioni dei concorrenti
al premio?
Innanzitutto bisogna precisare che il Ministero degli
Esteri ci ha contattato solo una decina di giorni
prima della consegna del premio, quindi uno dei principali
criteri di selezione è stato la disponibilità
degli autori a partecipare alla cerimonia di premiazione:
si sa che per gli autori stranieri le apparizioni
vengono stabilite con molto anticipo, anche di mesi.
Così ci siamo rivolti a quelli fra i grossi
editori, che già lavorano con noi tutto l'anno,
che stampano libri europei e abbiamo chiesto loro
di contattare i loro migliori scrittori per verificare
che potessero venire alla premiazione. Non abbiamo
imposto agli editori un limite numerico, e la loro
selezione è stata di sette candidati. Le case
editrici hanno pagato il soggiorno degli autori a
Roma, mentre il Ministero ha pensato al biglietto
d'aereo.
E per quanto riguarda la composizione della giuria?
A votare dovevano essere venti premi Strega, ma purtroppo
sono stati solo 19, visto che Giuseppe Pontiggia è
venuto a mancare proprio in questi ultimi giorni.
Si è trattato di Alessandro Barbero, Alberto
Bevilacqua, Ferdinando Camon, Manlio Cancogni, Pietro
Citati, Vincenzo Consolo, Umberto Eco, Ernesto Ferrero,
Raffaele La Capria, Giorgio Montefoschi, Claudio Magris,
Dacia Maraini, Margaret Mazzantini, Stanislao Nievo,
Michele Prisco, Carlo Sgorlon, Enzo Siciliano, Domenico
Starnone e Sebastiano Vassalli. L'unica nostra indicazione
era quella di tenere in particolare considerazione
gli autori dei paesi in procinto di entrare a far
parte della UE. Credo che sulla scelta del vincitore,
il cittadino italiano di origine bosniaca Predrag
Matvejevic', abbia pesato molto il suo impegno europeo.
Come è stata accolta dal pubblico del Premio
Strega questa novità "europea"?
Con un entusiasmo che ha superato le nostre aspettative:
all'ultimo minuto, abbiamo dovuto operare una selezione
per decidere chi potesse entrare nella sala dove si
è svolta la cerimonia. La cultura italiana
ha molto il senso dell'unità europea, del resto
è un concetto che risale a Mazzini e al Risorgimento.
Come mai in Italia non si è pensato prima
a un premio di questo genere?
Per la verità ci sono stati dei tentativi in
passato, ma sono sempre falliti, e comunque parliamo
di tanti anni fa, quando il libro straniero in Italia
non aveva grande successo, e gli unici non-italiani
che vendevano da noi erano gli americani. Dopo la
cerimonia di consegna del Premio Strega Europeo gli
editori presenti mi dicevano invece che ormai si sta
verificando un'inversione di tendenza rispetto al
passato: gli autori europei in Italia vanno meglio
degli americani, cominciano a trattare temi che interessano
i nostri lettori e a costruirsi un loro pubblico.
Pensate di riproporre il premio il prossimo anno?
Non credo. Preferirei che venisse invece istituito
un premio europeo che coinvolgesse tutti i paesi dell'Unione
e soprattutto gli istituti di cultura italiana presso
ciascun paese. Si potrebbero ipotizzare tante giurie
di 50 persone ciascuna, composte, come quella del
premio Strega, da rappresentanti del mondo culturale
più vario, dal musicista al pittore allo scrittore
al professore universitario al critico al giornalista.
Alle giurie si farebbe leggere il gruppo di libri
candidati dai singoli paesi - uno per nazionalità
- tradotti nella lingua di ciascuna giuria: anche
solo a livello di lettura, sarebbe un risultato enorme,
un bel tentativo di divulgazione culturale. Il premio
potrebbe essere assegnato ogni anno in una città
europea diversa - Roma, Londra, Parigi, Bruxelles.
E si potrebbe trasmettere la cerimonia in Eurovisione.
Che cosa, secondo lei, può favorire la nascita
di un'identità europea?
La risposta, dal mio punto di vista, è scontata:
la cultura. Antonio Maccanico, il presidente della
Fondazione Bellonci, ha detto nel corso della premiazione
che a unire l'Europa viene prima la cultura, poi la
politica o l'economia.
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