Berlino.
Negli anni Trenta Roma e Berlino, complice una comunione
d'intenti e d'ideologie, formavano un solido asse
basato sull'amicizia e sulla stima reciproca dei propri
leader. Mussolini aveva indicato la strada ad Hitler,
tanto che quest'ultimo era costretto ad ammettere
che "forse la camicia bruna non sarebbe mai nata,
se non vi fosse mai stata la camicia nera". Il regime
nazista volle celebrare la terribile amicizia attraverso
la costruzione dell'Ambasciata italiana, la quale,
come fu scritto, sarebbe dovuta essere la più
bella di Berlino. Tuttavia la Germania non nascondeva
una certa diffidenza verso l'alleato, e Hitler stesso
rimpianse di essersi affidato ad un popolo tanto debole
ed infido. Mutatis mutandis, nelle ultime due
settimane è riapparso nel mondo tedesco quel
misto di apprezzamento e diffidenza che già
contraddistingueva i rapporti italo-tedeschi cinquanta
anni fa.
Ricostruiamo le ultime due settimane. La riapertura
della vecchia Ambasciata è stata l'occasione
per saggiare lo stato dei rapporti tra i due paesi.
I due Presidenti, Ciampi e Rau, hanno consolidato
un'intesa già ampiamente testimoniata dalla
celebre visita compiuta lo scorso anno dal Presidente
tedesco a Marzabotto, un'intesa che non è solo
"diplomazia" e che fa parlare i due ad una sola voce
su temi come l'Europa ed il Medio Oriente. Il rapporto
tra i due esecutivi è invece molto teso. Sono
lontani i tempi in cui De Gasperi e Adenauer lavoravano
di comune accordo alla costruzione dell'Europa. Oggi
la diffidenza è totale, e la stampa tedesca
è all'avanguardia negli attacchi europei a
Silvio Berlusconi, il "Padrino", secondo la dura copertina
di Der Spiegel.
La Spd aveva annunciato battaglia, e battaglia è
stata già il primo giorno dell'insediamento
della presidenza italiana, con la nota dura polemica
tra il socialdemocratico Martin Schulz e il presidente
Berlusconi. La stampa ha parlato di "tumulto" e "clamore"
per l'infelice accostamento tra Schulz ed il "kapò"
nazista. La Frankfurter Allgemene Zeitung,
tanto per citare un quotidiano conservatore, ha ripreso
le parole dello spagnolo Baron, che aveva augurato
una "bella figura" alla presidenza italiana. "Keine",
cioè nessuna, "Bella Figura", ha scritto la
Faz, mentre i telegiornali non solo hanno dato molto
risalto alla notizia, ma hanno anche voluto ascoltare,
non a caso, le reazioni di Cohn-Bendit e di Hans-Goert
Poettering.
Il primo era stato sbandierato dalla stampa italiana
come esempio di politico di sinistra senza pregiudizi
verso Berlusconi. Il secondo è uomo della Cdu
e addirittura capogruppo del Ppe, e solo due giorni
prima aveva ammonito i critici del premier italiano
a non portare polemiche italiane sul palcoscenico
europeo. Ebbene entrambi hanno censurato duramente
l'intervento di Berlusconi, ed il loro volto tradiva
una delusione mista a disprezzo.
C'è
certo un pregiudizio anti-italiano che accomuna la
classe dirigente tedesca, francese ed inglese. E'
un sentimento trasversale, che è motivato anche
dalla storica inaffidabilità bellica dell'Italia,
dalla riottosità del popolo italiano alla legge
e dalla fastidiosa esperienza delle Cancellerie occidentali
che, dal dopoguerra, non si sono mai trovati davanti
gli stessi omologhi italiani per più di due-tre
anni. Questo sentimento persiste, ed è certo
legato ad un senso di superiorità nei confronti
della nostra democrazia. Ma quello che ci interessa
capire è: a chi è diretto questo anti-italianismo?
Un po' è rivolto al popolo e un po' ai politici
in generale, tanto che ha trovato motivo d'essere
anche durante i quattro governi dell'Ulivo. Ma la
situazione oggi è radicalmente mutata. Il popolo
italiano è ancora visto con sospetto, ma stavolta
soprattutto in quanto elettore di Berlusconi. Non
è assolutamente una questione di colore politico:
Bush e Blair, Chirac e Schroeder rappresentano solide
alleanze trasversali, e per rimanere alla Germania
va ricordato che il socialdemocratico Schoreder va
più d'accordo oggi con i francesi che ai tempi
di Jospin. Non è nemmeno un fatto di alleanze
internazionali, perchˇ fu il filoamericano Aznar a
promuovere la lettera di solidarietà agli Stati
Uniti in risposta all'iniziativa franco-tedesca, ma
nessuno Spiegel d'Europa dedicherebbe al leader
spagnolo una copertina sprezzante come quella che
il settimanale tedesco ha regalato al Presidente del
Consiglio italiano.
Se oggi insomma l'Italia è sotto i riflettori
di tutta Europa lo si deve s“, in piccola parte, ad
un certo sotterraneo e generico antiitalianismo, ma
in gran parte all'uomo Silvio Berlusconi e al suo
duplice "peccato originale", un conflitto d'interessi
che lo rende di una iperpotenza sconosciuta alle democrazie
occidentali e un italianissimo fastidio verso la giustizia
e verso lo Stato. La stampa tedesca ed europea in
generale ha ripreso ad attaccarlo sull'onda dell'approvazione
del "Lodo Schifani", e Giuliano Amato sperava probabilmente
di evitare tutto ciò quando chiedeva che fosse
Gianfranco Fini, in quanto membro del Presidium giscardiano,
a presiedere il semestre italiano. Certo anche in
quel caso Der Spiegel si sarebbe inventato
una copertina immaginifica, alludendo al fascismo
e riproponendo dunque in altra salsa quel pregiudizio
anti-italiano. Ma sarebbe stato un comportamento manifestamente
scorretto e c'è da credere che gli altri organi
d'informazione europei non avrebbero alimentato la
polemica. Nessuna polemica infine avremmo avuto se
il centrodestra si fosse affidato a uomini come Fazio
o Casini, che ci si augura ben presto possano insidiare
la leadership berlusconiana.
I giornali tedeschi non hanno riservato al popolo
italiano il trattamento che, ad esempio, tanta stampa
americana ha riservato pochi mesi fa ai francesi,
apostrofati con epiteti offensivi e volgari. La Frankfurter,
quotidiano conservatore, si è concentrata sulla
questione giustizia, riportando prima con rilievo
la notizia della domanda sul "Lodo Schifani" posta
qui a Berlino da una studentessa ad un imbarazzato
Ciampi, e ospitando poi un articolo di Antonio Di
Pietro sui guai giudiziari di Berlusconi. La Sueddeutsche
Zeitung ha titolato, in italiano, "Attenzione,
Europa" e ha criticato non solo la mancata risoluzione
del conflitto d'interessi, ma anche le modalità
"private" con cui il premier italiano gestisce la
politica estera, come quando "invece che nei luoghi
ufficiali, riceve gli altri capi di governo nella
sua sontuosa villa in Sardegna". Die Zeit ha
parlato di "regime" e ha scritto: "Egli ha sfruttato
senza vergogna il suo potere per i suoi interessi
personali". Il settimanale ha invocato una sorta di
ingerenza, perchˇ "ciò che succede in Italia
è politica interna dell'Europa": "Il silenzio
dei governi europei sul caso Berlusconi non è
solo scandaloso. E' miope e pericoloso". "Come vorranno
in futuro gli Europei - ha concluso Die Zeit
- impartire agli altri paesi lezioni di Democrazia,
Libertà e Stato di diritto, se loro tollerano
in silenzio, a casa propria, Berlusconi?".
I giornali italiani che hanno scambiato l'antiberlusconismo
dei giornali europei con un più generico antiitalianismo
lo hanno fatto o per propaganda o per cercare di riportare
la giusta calma in un momento tanto delicato, per
non essere insomma tacciati, come accade spesso, di
"tradimento della patria". Ma nonostante un pregiudizio
di fondo nei nostri confronti persista, l'Italia rimane
a Berlino il paese europeo più amato, come
dimostra il recente successo delle giornate della
cultura italiana, la copertura mediatica della riapertura
dell'Ambasciata, la diffusione della nostra lingua
presso i giovani tedeschi, le vacanze toscane di Schroeder
e Fischer o il profondo rispetto che circonda uno
dei tanti italiani di qualità che ci rappresentano
nel mondo, quel Claudio Abbado che oggi guida la Filarmonica
di Berlino che fu di Herbert von Karajan. Silvio Berlusconi,
durante il semestre europeo, verrà giudicato
dai risultati, come è stato scritto e come
è giusto. Ma resta il fatto che, come scrive
Die Zeit, "i governi europei si vergognano".
La Cdu oggi ad esempio in Germania tace, e non difende
l'autorevole compagno del Ppe. Ci fosse Casini, ci
fosse Fini, il semestre italiano non partirebbe in
salita, il cittadino italiano all'estero non dovrebbe
sorbirsi questo umiliante bombardamento mediatico,
e i tedeschi che abbiamo intervistato qui a Berlino
non ci direbbero, con sincero dispiacere, "Schade,
Italien". "Che peccato, Italia".
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