Subject: l'economia dell'attenzione
e i banner (corsera, 990301*)
R.
S.
"Prendi l'home-page
e scappa", si potrebbe dire. Se, una volta messo piede sull'uscio di un
sito, non vede subito qualcosa che calamita la sua attenzione, il navigatore
a spasso per la rete non ci pensa un amen a cambiare strada. Un'ormai classico
studio dell'Universita' del Minnesota ha messo per scritto questa stressante
verita': se un sito non cattura l'attenzione del visitatore entro i
primi otto secondi, il suo dito clicchera' altrove. E anche nei casi
in cui tale aggancio si verifichi, la permanenza nell'ambiente elettronico
non durera', in media, piu' di sette minuti. La sfida degli editori online,
dei cosiddetti content provider, e' quindi duplice: presentare i contenuti
in una maniera accattivante, tale da calamitare immediatamente la curiosita'
del lettore-navigatore e inventarsi strategie per far si' che, una volta
entrato, il lettore resti il piu' a lungo possibile. Non si tratta di un'aspirazione
futile: se gira in lungo e in largo l'ambiente telematico, se legge molte
pagine diverse, partecipa alle discussioni online, il visitatore vedra'
tanti banner, i cartelloni pubblicitari che campeggiano su ogni pagina,
e il messaggio che gli inserzionisti hanno cercato di veicolare si stampera',
impercettibilmente ma saldamente, sui suoi neuroni.
Qualche tempo fa il
"New York Times" sbandierava nella sua edizione cartacea un primato di
quella elettronica: "Da noi i navigatori si fermano in media 27 minuti".
Il prestigioso quotidiano americano non usa "effetti speciali" e fa affidamento
sulla ricchezza della sua offerta per tenere incollati a lungo i visitatori.
Ma nel mercato del Web non c'e' moneta piu' preziosa dell'attenzione e
c'e' chi e' disposto a tutto per creare assuefazione nel proprio pubblico.
Anche a pagare. Da due anni a questa parte, infatti, e' arrivata Cybergold.
Il suo sito e' una grande vetrina di ditte che vogliono pubblicizzare i
propri prodotti. Ciascuna remunera in maniera diversa - generalmente intorno
a un dollaro - l'attenzione del potenziale cliente che, per guadagnare
la ricompensa (che va ad alimentare un conto virtuale da utilizzare per
acquisti online), non ha che da cliccare. Generalmente prima di passare
all'incasso si deve rispondere a un questionario, fornendo un profilo personale
con eta', professione e cosi' via. In questo modo l'inserzionista sara'
sicuro che il suo messaggio sara' arrivato a destinazione e avra' appreso
notizie importanti sul conto del potenziale cliente. A oggi un milione
e duecentomila persone avrebbero aderito all'iniziativa. Sistema analogo
e' quello della californiana Intellipost, che propone due formule
diverse: BonusMail, nella quale gli internauti accettano di ricevere e-mail
contenenti pubblicita' e MyPoints in cui l'utente si dirigera' verso destinazioni
online che danno buoni sconto. "Una buona parte dell'economia di Internet
- garantisce Nat Godhaber, fondatore di Cybergold - funzionera' presto
secondo questo modello: siamo veramente entrati nell'eta' dell'attenzione".
I segni di questa
transizione si intravedevano da tempo. Pionieri erano stati HotMail e i
suoi cloni, che regalano caselle di posta elettronica per poi rivendere
a caro prezzo gli spazi pubblicitari per i banner che gli utenti, controllando
la mail, vedranno; Geocities, che da' via spazio su Web per poi piazzarvi
la pubblicita' e Juno, che dava accesso a Internet a chi era disposto a
sorbirsi un certo numero di spot. In quest'ultima direzione oggi ha investito
Netfraternity che replica, anche in Italia, il precedente americano. Se
si accetta di ricevere sul proprio schermo - dopo aver installato un software
specifico - una certa quantita' di spot, la compagnia provvedera' a un
rimborso parziale della bolletta telefonica. I "netfratelli", nel mondo,
sono gia' 5 milioni.
In rete
Juno www.juno.com
Hotmail www.hotmail.com
Geocities www.geocities.com
Cybergold www.cybergold.com
Intellipost www.intellipost.com
Netfraternity www.netfraternity.net
--I banner
In tv non si puo' fare
diversamente: lo spot e' servito insieme al programma, nel bel mezzo.delle
scene piu' intriganti. In rete no: si e' costretti a vedere il banner ma
per conoscerne il contenuto bisogna cliccarci sopra. La scommessa dei nuovi
pubblicitari e' proprio questa: spingere chi potrebbe non farlo a cliccare.
"Yahoo!
- ci spiega il direttore generale per l'Italia Alessandro Pegoraro - ha
messo giu' alcune regole pratiche per creare banner di successo
tra cui: Invita esplicitamente i tuoi utenti a cliccare sui banner (in
termini di clicktrough - la percentuale di utenti che cliccano - la differenza
puo' arrivare al 100%); Crea un senso di urgenza e\o bisogno nel cliccare
il banner (ad es. manca una settimana, e' l'ultimo giorno per...); Usa
le animazioni (la differenza tra un banner animato puo' arrivare fino al
90%; combinare animazione e il "clicca qui" puo' farti vincere il jackpot:
+ 176%); Definisci chiaramente i benefici che l'utente avra' se clicca
il tuo banner".
Ma l'inserzionista
deve decidere a cosa punta maggiormente con la campagna online: al clickthrough
- l'interazione con l'utente - o al branding, ovvero a far circolare il
marchio presso il piu' alto numero di cybernauti. "La maggior parte degli
utenti dovrebbe pretendere la doppia funzione - e' l'opinione di Andrea
Cugnasca, direttore di Active Advertising
- sapendo pero' che il banner che espone immediatamente il marchio puo'
frenare gravemente l'interazione. Per incuriosire bisogna nasconderlo o
camuffarlo, magari presentandolo in movimento". Una loro campagna particolarmente
efficace (su una media di clikthrough sull'1-3%, ha totalizzato il 7,14%).e'
stata realizzata per Procter & Gamble. Sulla destra del banner c'era
la testa di un cane mentre sulla sinistra una finestrella con un finto
menu a tendina. il visitatore faceva per scegliere tra le opzioni della
tendina ma a quel punto era troppo tardi... e si ritrovava direttamente
nel sito pubblicizzato.
Quella di simulare
funzioni html dentro i banner e' uno degli ultimi e piu' diffusi trucchi
adottati sui siti americani, conferma al "Corriere" il direttore artistico
di Icom Gianluca Neri. Molto importante per
lui e' anche la tecnica di realizzazione: "Un banner di successo deve essere
leggerissimo, un capolavoro di miniaturizzazione. Le concessionarie piu'
esigenti non li accettano se pesano piu' di 8K perche' se pesassero di
piu' verrebbero scaricati dopo il resto della pagina e nessuno li noterebbe".
Ma l'ultima frontiera e' quella dei banner interattivi, quelli che si aggiornano
a seconda del contenuto delle pagine che li ospitano. Chi li ha implementati
con successo sono i motori di ricerca e i siti tipo Amazon: voi cercate
un libro su "shakespeare" e il banner interattivo di un giornale online
cambia e vi da' la notizia sull'ultima rivisitazione cinematografica del
grande autore inglese. |