Caffe' Europa  
 

 



Subject: i big players di internet (corsera, 990111*)

R. S.

 

 

 


Mary Meeker e' una trentottenne dal sorriso affabile che contraddice quotidianamente il suo cognome (in inglese vuol dire "piu' mite"). Quando certe azioni nel settore delle nuove tecnologie sembravano aver toccato gia' le loro quotazioni massime lei diceva, incurante, "Comprate!". Molti le davano dell'irresponsabile, ma quei pochi che avevano l'incoscienza di ascoltarla generalmente facevano ancora un sacco di soldi. E Mary, analista alla Morgan Stanley, si e' conquistata la fama di piu' perspicace interprete dell'andamento del mercato erratico di Internet e dintorni. Un mercato che ha confermato alcuni protagonisti della scena pre-Web, laureandone di nuovi che non esistevano affatto soltanto sino a due o tre anni fa.
Tra i vincenti di lungo corso, opportunamente riconvertiti alla religione di Internet, spicca Microsoft. Nonostante l'alea del processo in corso, la compagnia ha dalla sua anni consecutivi di crescita impetuosa. Qualora l'esito giudiziario dovesse mettersi al peggio per l'azienda di Redmond e cio' avesse un effetto sensibilmente negativo sul valore del titolo - alcuni cinici osservatori suggeriscono - potrebbe essere il momento buono per comprare un po' di azioni dal momento che la robustezza del numero uno del software nel mondo non e' in discussione.
Se Microsoft produce i sistemi operativi e i browser che permettono ai Pc di navigare (oltre a controllare un numero sempre piu' rilevante di servizi online: HotMail, WebTv, Expedia, Carpoint, etc) Cisco e' l'azienda che si occupa della parte "idraulica" di Internet. Suo e' infatti l'85% dei router che smistano le informazioni digitali che nella rete circolano. Governando un'azienda ignota al grande pubblico l'amministratore delegato John Chambers l'ha portata a triplicare il fatturato dal '95 a oggi, nello stesso tempo raddoppiando gli utili. Con sempre piu' compagnie telefoniche che sembrano voler entrare nella partita della telefonia via voce, le competenze di Cisco nel trasportare dati e voce saranno pagate a peso d'oro.
Da un accordo siglato il 24 novembre scorso e' nato un colosso che potrebbe radicalmente ridisegnare gli equilibri del business online per gli anni a venire. America Online, primo online service al mondo con oltre 14 milioni di utenti, ha staccato un assegno da 4,2 miliardi di dollari per comprarsi Netscape che si divide con Internet Explorer della Microsoft il mercato dei browser. Non solo: questo nuovo conglomerato ha fatto un accordo con Sun Microsystem, che produce workstation, potenti computer tra cui i grandi server Unix che fanno girare molti siti su Internet e ha inventato il rivoluzionario linguaggio di programmazione Java. I tre partner vogliono offrire il prodotto piu' ambito: un pacchetto "chiavi in mano" a tutti quelli (e sono tanti: un mercato che varra' 35 miliardi di dollari entro il 2002, stando agli esperti di Forrester Research) che intendono mettere su un negozio virtuale nella grande arena del commercio elettronico. La complementarieta' dei soggetti non potrebbe essere migliore: alle macchine (i server) ci pensa Sun, il software per costruire i siti e' made in Netscape e il "terreno" dove costruire il negozio (con una connessione rapida e tutte le procedure di sicurezza a garanzia dei consumatori) e' quello - trafficatissimo percio' prezioso - provvisto da Aol.
Il caso che racchiude emblematicamente tutti i paradossi della nuova Webonomics e' pero' Amazon.com. Prima incongruita': l'azienda vende online libri, quando molti piccati professionisti dell'Apocalisse erano pronti a giurare che Internet avrebbe distrutto la lettura. Seconda incongruita': Amazon.com e' stata, nel '98, la prima tra le imprese legate al business online quanto a crescita di fatturato, con uno strabiliante 443,8% e, ciononostante, non ha ancora registrato alcun utile. Fondata nel giugno del '95 a Seattle dal trentaquattrenne Jeff Bezos, ex broker di Wall Street, e quotata in borsa nel maggio '97 ha visto le sue azioni schizzare dai 18 dollari iniziali sino arrivare, per Befana, a quota 137,6. Oltre ai libri scontati, Amazon ha iniziato a vendere anche Cd e video e punta a diventare una destinazione obbligata per il commercio elettronico.
Altro caso di scuola ed esempio fisso dei miracoli dell'economia digitale e' Yahoo! che segue Amazon.com nella graduatoria della crescita del fatturato ma la precede nella generosita' nei confronti degli azionisti: chi ha investito nel titolo agli inizi dell'anno scorso alla fine di settembre si e' visto ricompensato da una performance mozzafiato del 416,7%. Nel 1993 lo studente informatico Jerry Yang, con il coetaneo David Filo, trascorre le notti nel dormitorio di Stanford a compilare una lista dei siti preferiti. Oggi il loro catalogo e' il piu' visitato del Web (circa 30 milioni di persone ogni mese) e il ventinovenne Yang vale 905 milioni di dollari. Tra le altre singolarita' che distinguono Yahoo! c'e' anche quella di essere una delle poche imprese Internet-centriche gia' redditizie, non piu' in rosso. E mentre prosegue con successo la localizzazione del marchio (Yahoo! Italia, Spagna, etc) da quest'estate la compagnia ha iniziato a sviluppare "comunita' virtuali" incentrate sui diversi interessi dei propri visitatori, andando cosi' a pestare i piedi a Geocities, leader di questo settore in continua espansione.
"Quello dei fornitori di accesso alla rete e' e sara' un mercato molto grosso ma solo i grandi vinceranno, quelli che sapranno aggiungere alla connessione anche contenuti o servizi, come ad esempio la possibilita' di costruire proprie pagine Web" prevede per il "Corriere" Anne Marie Roussell, analista parigina del Gartner Group. "Per quanto riguarda i content provider ottimamente piazzati sono Aol e, in Europa, la tedesca Bertelsmann e la francese Havas: i contenuti dovranno sempre piu' essere localizzati. Per quanto riguarda il commercio elettronico, tassazione e legislazione, diverse tra Stati Uniti e Europa, sono le principali incognite". Nell'attesa che si sciolgano, gli investitori americani non attenuano il loro ottimismo e continuano a puntare sulle azioni tecnologiche.

box - La scena italiana

Quello del business di Internet, in Italia, e' un club sempre piu' affollato. La maggior parte degli iscritti pero' e' fatta di soggetti piccoli, nella tradizione imprenditoriale nostrana. Due grossi player sono invece Matrix e Telecom Italia Network, la prima impegnata sui contenuti, la seconda sulla connettivita'. "L'Italia non ha la cultura delle start-up - esordisce Carlo Gualandri, co-fondatore della societa' milanese che produce Virgilio, il popolare elenco, possiede una concessionaria pubblicitaria specializzata e produce siti per grossi clienti - : il nostro e' un sistema economico e complessivo con differenze enormi da quello americano. Amazon.com, per dire, non potrebbe essere nata qui. Non perche' si tratti di un'idea geniale irreplicabile ma piuttosto perche' e' l'ultimo gradino di una scala cui hanno collaborato molti attori. Un'infrastruttura efficientissima cui l'America ha lavorato negli ultimi 20 anni, in primo luogo. Da noi, come e' noto, le poste non funzionano, la gente non e' abituata ad aver fiducia nelle vendite per corrispondenza, i corrieri privati sono troppo cari, e poi i sistemi di distribuzione dei libri (e delle altre merci) sono troppo ingessati, in mano a pochi grossi gestori che rendono impossibile comprare a prezzi scontati o in maniera e quantita' flessibili". Il rapido successo di Matrix non basta a smentire il giudizio complessivo: "Se ci misuriamo su scala italiana stiamo andando molto bene. I nostri 8 miliardi di fatturato di quest'anno sono poco rilevanti ma quello che conta davvero e' che siamo passati dai 5 dipendenti originari della fine del 1995 ai circa 60 attuali e prevediamo di crescere di altri 20-30 nel 1999. Per parlare del prodotto, poi, Virgilio ha un'audience cresciuta dalle 100 mila pagine al giorno dell'inizio del '98 alle 600 mila della fine". Lo sforzo economico per un'idea cresciuta troppo in fretta richiede ormai nuovi capitali e apporti esterni: "Da adesso in avanti avremo altri soci. Stimiamo di dover spendere ancora 10 miliardi prima di essere profittevoli, circostanza che potrebbe avverarsi gia' nel 2001, e quindi e' necessario dividere l'impegno".
Previsione di redditivita' analoga - "tra 1 o 2 anni, ma un'azienda e' solida quando si autofinanzia, al di la' dei tecnicismi contabili" - e' quella che fa Andrea Granelli, amministratore di Telecom Italia Network, il numero uno dei service provider nazionali. "La nostra missione e' portare la gente online, offrendo strumenti semplici, robusti e a basso prezzo. Abbiamo festeggiato pochi giorni fa i 400 mila abbonati: un ottimo risultato considerando la scarsa penetrazione dei Pc nel nostro paese". Ma come si puo' motivare qualcuno ad andare online? "Fornendo valore aggiunto. Credo soprattutto alle potenzialita' delle comunita' virtuali, dove la gente si raccoglie sulla base di interessi comuni. Stiamo lanciando strumenti ad hoc come il C6, un'applicazione che consente a chi si collega di sapere se un suo amico e' collegato nello stesso momento e soprattutto. Amplieremo l'offerta di pagine personali per gli utenti, abbiamo firmato un importante accordo con il motore di ricerca Excite, penseremo, infine, a servizi di telefonia via Internet".


Copyright © Riccardo Stagliano' 1999

 

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